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Grazie a “Al Bando le povertà” di Progetto QuBì, a Milano sono partite 23 “ricette di quartiere” che mirano a contrastare la povertà minorile in varie aree della città. In questo articolo analizziamo la ricetta elaborata dalla rete che si è strutturata nel quartiere di Barona, grazie anche al sostegno dei facilitatori messi a disposizione da Fondazione Cariplo in fase di co-progettazione e alla partecipazione dell’assistente sociale di comunità. L’analisi è stata realizzata sulla base di un’intervista in profondità con Michela Bellodi, referente della rete.


QuBì e "Al Bando la povertà", in breve

Programma QuBì è un’imponente iniziativa di contrasto alla povertà nella città di Milano lanciata da Fondazione Cariplo insieme ad altri importanti partner: Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano e Fondazione Invernizzi. Il programma si concentra in particolare sulla povertà infantile e alimentare e sui nuclei familiari fragili ed esposti a vulnerabilità ed esclusione sociale. Attraverso l’elaborazione di strategie comuni ad attori pubblici e privati, e con l’aiuto di una complessa analisi dei dati, il programma QuBì si propone di mettere le basi per una risposta strutturale alla povertà nel capoluogo meneghino.

Una prima tappa fondamentale di QuBì è stata la call “Al bando le povertà!”, pubblicata nella Primavera 2018, che prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro per l’elaborazione di strategie comuni sviluppate da reti di attori pubblici e privati. La call ha permesso di coinvolgere 557 organizzazioni in 23 reti cittadine, attive in 25 quartieri della città, che hanno proposto "ricette" per intervenire verso i bisogni giudicati prioritari. Delle ricette beneficeranno quasi 60 mila abitanti della città, di cui circa la metà sono bambini e adolescenti. Le azioni sono realizzate in stretta collaborazione con il Comune di Milano che, grazie al progetto QuBì, ha rafforzato il comparto degli assistenti sociali dei servizi territoriali e partecipare attivamente alla messa in opera delle ricette.

Di "Al bando le povertà" abbiamo parlato approfonditamente con Monica Villa, vice-direttrice dell’area “Servizi alla Persona – Welfare di Comunità”, in una lunga intervista che potete leggere qui e qui. Dello stato di avanzamento delle iniziative abbiamo invece parlato in questo approfondimento

 

Le caratteristiche del territorio di Barona

Il quartiere Barona è composto da due NIL (Nuclei di Identità Locale): Barona e San Cristoforo. Qui è nata una rete di cui fanno parte realtà appartenenti ad entrambi i territori, anche se le risorse economiche di "Al Bando le povertà" sono destinate principalmente ad attività progettuali nel NIL Barona, essendo questo il territorio più povero di servizi.

La popolazione residente è pari a 30.650 persone e la ricetta di quartiere mira a raggiungere 2.600 minori (di cui 1.100 nuovi utenti) e 1.070 adulti (di cui 270 nuovi utenti) per un totale di 3.670 persone (di cui 1.370 nuovi utenti) (tabella 1).

Il tessuto sociale di Barona è molto ricco e la rete era in parte strutturata già prima dell’avvio di QuBì. A seguito del lancio di “Al Bando le povertà”, alla fase di progettazione hanno partecipato 27 associazioni, ma la rete si è posta da subito l’obiettivo di allargare la partecipazione a più soggetti (ad esempio scuole e nidi). Così oggi partecipano alla rete 58 organizzazioni del territorio.

 

Tabella 1. Il target di riferimento della ricetta di quartiere

La governance della rete

La Referente della rete è Michela Bellodi della cooperativa sociale “La Cordata” che si occupa prevalentemente di accoglienza, accompagnamento socio-educativo e ospitalità alberghiera.

Il modello di governance definito per la rete prevede un’equipe di progetto che si riunisce trimestralmente ed è composta, oltre che dalla referente di rete e dall’assistente sociale di comunità (sai cos’è?), da un rappresentante di ciascuna delle attività chiave previste dalla ricetta ovvero: a) sette referenti degli spazi polifunzionali (spazi ricreativi attivi nel quartiere); b) un referente per il doposcuola; c) un referente per il contrasto alla povertà alimentare.

Rispetto alle funzioni, lo sforzo dell’equipe di gestione si concentra sullo sviluppo di un’attività di monitoraggio del progetto e sulla realizzazione di una lettura condivisa del fenomeno della povertà, come sottolineato dalla Referente di rete Michela Bellodi:

"l’equipe di gestione ha due obiettivi principali. Il primo riguarda il monitoraggio del progetto, il secondo la lettura della povertà in Barona. Chiaramente prima di QuBì, a livello di quartiere, non c’è mai stata una lettura condivisa perché ognuno era responsabile del suo pezzettino. Quindi l’idea è di condividere il più possibile l’accompagnamento fra gli operatori”.


La ricetta di Barona

Le ricette di quartiere di Barona, a seguito del lavoro di co-progettazione realizzato grazie al sostegno di facilitatori messi a disposizione da Fondazione Cariplo, sono articolate in due quadri logici che tengono conto rispettivamente dei problemi delle famiglie e dei minori presenti nel territorio e di quelli che riguardano il funzionamento della rete. Ciascun quadro logico si articola in “problemi rilevati”, “obiettivi specifici” e “azioni di progetto”.

Oltre a sistematizzare le attività previste dalla ricetta, il lavoro di co-progettazione ha permesso l’avvio di un confronto finalizzato alla ricerca di un linguaggio comune:

Sicuramente un punto di forza è stato l’eterogeneità e la ricchezza dei punti di vista. In Barona c’è stato molto interesse per questo bando, ma c’è stata anche una difficoltà nel trovare un linguaggio comune e, in poco tempo, definire una ricetta che rispondesse agli effettivi bisogni del quartiere. Per rimanere nel budget è stato necessario fare delle scelte e questo nel nostro caso non ha portato a conflitti ingestibili ma si è comunque trattato di un processo lungo e faticoso”.

Delle 27 organizzazioni che hanno presentato la ricetta di quartiere, 12 hanno partecipato alla co-progettazione.


Le azioni messe in campo a favore dei minori e delle loro famiglie

La ricetta elaborata da Barona per rispondere ai bisogni delle famiglie e dei minori prevede tre aree di intervento che riguardano: 1) l’emersione delle famiglie invisibili; 2) il contrasto alla povertà economica e il supporto ai bisogni primari; 3) la povertà educativa.

 
Intercettazione, ascolto e orientamento delle famiglie con minori in stato di povertà invisibili

L’obiettivo di questa azione è quello di intercettare le famiglie con minori sconosciute ai servizi istituzionali e/o alla rete territoriale e mettere in campo attività di accompagnamento. Questo obiettivo è perseguito attraverso la valorizzazione e il potenziamento degli spazi culturali, ricreativi ed educativi presenti nel territorio. Inoltre, nell’ambito di questa azione, si collocano le iniziative finalizzate a dar voce ai bambini e agli abitanti del quartiere sul tema della povertà.

Come emerso nel corso dell’intervista, nell’ambito di questa attività sono in particolare gli “spazi polifunzionali” e le attività ricreative in generale a svolgere un ruolo strategico:

nel progetto abbiamo ampiamente valorizzato gli spazi polifunzionali; questi spazi infatti, offrendo tutta una serie di servizi, attirano le famiglie. Ad esempio uno degli spazi polifunzionali attivi nel quartiere ha un’orchestra di cui fanno parte bimbi che appartengono a nuclei problematici e non. Diciamo quindi che tutte le tipologie di famiglie partecipano alle attività organizzate dai centri polifunzionali anche perché si tratta di attività erogate a costi irrisori e, in alcuni casi, gratuite. In questo modo i bimbi imparano la musica ma allo stesso tempo gli educatori capiscono chi hanno davanti e se si tratta di nuclei che possono accedere ad altri servizi attivi nel quartiere l’educatore è in grado di orientare il nucleo. La scommessa degli spazi polifunzionali è quindi intercettare quelli che Cariplo ha definito i “nuclei invisibili” ovvero quei nuclei che non si rivolgono ai servizi”.

Nello specifico, le attività messe in campo riguardano:

  • La costituzione di un “Osservatorio Popolare”, ovvero una ricerca-intervento che prevede sia attività che mirano a dare voce ai bambini, sia attività finalizzate alla costruzione di un vocabolario comune in tema di povertà minorile. In particolare, sono stati previsti quattro percorsi di consultazione finalizzati all’emersione dei diversi punti di vista e all’individuazione di risposte innovative per il quartiere, con bambini e bambine delle scuole d’infanzia e delle scuole primarie; con ragazze e ragazzi (14-20 anni) e con adulti (genitori e nonni di diverse età). Inoltre, sono in programma due giornate laboratoriali intensive rivolte a tutti i soggetti intercettati nei percorsi di consultazione e finalizzate a sperimentare metodi e tecniche che facilitino il dialogo interculturale e intergenerazionale e centrate sul protagonismo dei bambini.
  • Individuazione, attivazione e messa in rete di “antenne territoriali” non convenzionali (per es. comitati genitori, esercizi commerciali, CAF), affinché possano svolgere una funzione informativa sui servizi offerti dal territorio nei contesti di vita quotidiana.
  • Individuazione, ottimizzazione, potenziamento e messa a sistema degli access point formali e informali del quartiere (per es. centri di ascolto, spazi polifunzionali, scuola di italiano, doposcuola, servizi di contrasto alla povertà alimentare, ecc.) affinché possano informare e orientare i nuclei sull’offerta dei servizi sociali e territoriali pubblici e privati.

Contrasto alla povertà economica e supporto ai bisogni primari

Questa azione ha due obiettivi principali. Il primo riguarda l’aumento del reddito di alcune famiglie e la diminuzione dei costi dei beni primari. Il secondo riguarda invece il potenziamento delle competenze utili a promuovere il protagonismo degli adulti di riferimento e, più in generale, la fuoriuscita dallo stato di povertà.

In particolare, le azioni messe in campo riguardano:

  • La condivisione di criteri per l’invio dei nuclei ai Servizi Sociali. Per promuovere l’accesso alle misure di sostegno al reddito, la rete intende infatti agire non solo mettendo a sistema gli access point di quartiere, ma anche condividendo dei criteri di lettura per l’invio dei nuclei ai Servizi Sociali.
     
  • Orientamento a corsi professionali e potenziamento dell’offerta formativa linguistica per gli adulti di riferimento target Qubì. In particolare, la rete ha investito sul potenziamento dell’offerta di corsi di italiano attraverso l’incremento del numero di volontari e dei materiali dedicati. Il Servizio Sociale rimane invece il riferimento per l’accesso a corsi professionali per adulti.
  • Il mantenimento, l’ottimizzazione e il potenziamento degli interventi di contrasto alla povertà alimentare. Le attività previste in questo ambito sono tre:

– messa in rete dell’offerta esistente (Emporio Solidale, Social Market de Le Vetrine di Ovada, Banco Alimentare distribuito dalle parrocchie e da ASP Terza Età) e condivisione di una strategia di comunicazione e promozione unitaria;
– riorganizzazione di un preesistente Social Market (Le Vetrine di Ovada) aperto solo tre mezze giornate a settimana e grazie a un finanziamento del Comune di Milano in scadenza;
– sperimentazione (per due mesi) di consegna settimanale di cassette di prodotti freschi a 20 famiglie. La sperimentazione è avviata con risorse interne al progetto ed è finalizzata alla creazione di reti che rendano possibile l’autofinanziamento dell’iniziativa (ad esempio, attraverso il meccanismo della cassetta sospesa, l’intercettazione di gruppi di acquisto solidali, il coinvolgimento degli agricoltori e il recupero delle eccedenze alimentari).Inoltre, è stata prevista la possibilità di autoprodurre grazie alla disponibilità di utilizzo, a titolo gratuito, di un terreno messo a disposizione da una cooperativa agricola partner di progetto.

  • L’incremento delle opportunità lavorative basato sulla mappatura delle organizzazioni che operano nel quartiere e possono offrire borse lavoro, tirocini e percorsi di apprendistato.


Contrasto alla povertà educativa, relazionale e culturale dei minori in povertà, grazie all’incremento dell’accessibilità ai servizi e alla realizzazione di servizi innovativi

L’obiettivo di questa azione è quello di ottimizzare, incrementare e integrare l’offerta educativa, sportiva, ricreativa e culturale per i minori in povertà.

Nel corso dell’intervista è emerso che l’attività sulla quale si è concentrato il maggiore investimento riguarda il doposcuola che è stato considerato dalla rete particolarmente importante perché consente di contrastare la dispersione scolastica, di avvicinare nuclei sconosciuti alla rete e di realizzare un raccordo con le scuole. Nello specifico, dopo aver rilevato che l’offerta esistente non riusciva a rispondere alla domanda, la rete si è posta l’obiettivo di mettere a sistema i doposcuola esistenti e di supportarli sui rispettivi bisogni specifici:

“Abbiamo fatto un grosso investimento sul doposcuola dato che, nel quartiere, alcuni doposcuola, pur accogliendo molti bambini, erano a rischio di chiusura per via della mancanza di finanziamenti. Abbiamo molto puntato anche sulla qualità di questi doposcuola promuovendo una connessione con le scuole e prevedendo la presenza di educatori oltre che di volontari. Abbiamo poi individuato una referente di tutti i doposcuola della Barona che tiene la barra sul metodo, su cosa significa fare il doposcuola, sui contatti con le scuole per fare in modo che i doposcuola non siano esclusivamente un supporto allo studio ma siano qualcosa di più. Per noi poi il doposcuola è un luogo privilegiato di aggancio delle famiglie e di socialità. Si tratta di un luogo eterogeneo per definizione, tutti i bambini fanno il doposcuola; è un servizio che risponde pienamente all’ottica QuBì dato che può essere un luogo privilegiato per innescare tutta una serie di relazioni con le famiglie. Un po’ come i centri polifunzionali, l’idea è che il doposcuola costituisce un’antenna sul territorio”.

Le altre azioni messe in campo riguardano:

  • L’ottimizzazione e l’incremento dell’offerta ricreativa e culturale (laboratori, feste, momenti di aggregazione) negli spazi dedicati (parrocchie, spazi associativi, spazi polifunzionali, scuole).
  • La realizzazione di percorsi formativi e di cittadinanza attiva per adolescenti, che consentano lo sviluppo di competenze e il protagonismo dei ragazzi, nonché la valorizzazione delle loro risorse. La rete, in particolare, ha immaginato percorsi co-progettati con i ragazzi. Il focus è sugli adolescenti del quartiere dato che non dispongono di spazi e servizi sufficienti.
  • La creazione (su richiesta di un istituto comprensivo) di uno spazio per ragazzi della scuola secondaria di primo grado a forte rischio di dispersione scolastica, in orario scolastico e incentrato sull’acquisizione di competenze attraverso la pratica e la realizzazione di laboratori esperienziali.
  • La realizzazione di uno spazio di socialità e condivisione per neomamme (con bimbi da 0 a 6 anni) che offra opportunità di scambio e confronto sulla genitorialità e sulla relazione con i propri figli. Questo spazio, oltre a facilitare l’emersione dei bisogni e delle necessità, stimola uno scambio tra pari utile a individuare risposte in una logica di autorganizzazione e supporto reciproco.
  • L’incremento dell’accesso all’offerta sportiva da realizzare attraverso una proposta di quartiere costruita insieme alle associazioni sportive di zona (per es. tariffe calmierate, laboratori nelle scuole, laboratori nelle case popolari, campus estivi) e finalizzata a rendere l’offerta il più inclusiva possibile.
  • La previsione di un budget di comunità per promuovere l’accesso dei minori a servizi esistenti o per realizzare attività e servizi che rispondano a desideri ed esigenze dei minori che oggi non trovano risposta. La destinazione di questo budget sarà decisa a maggioranza dall’equipe e il suo utilizzo è previsto a partire dal sesto mese di progetto.
  • L’attività di comunicazione sulle opportunità per minori in povertà (per es. volantini e campagne sui social media).


Le azioni messe in campo a sostegno della rete

Come anticipato, una serie di azioni sono invece state previste per rafforzare e sostenere l’attività di rete. Le questioni rilevate in questo campo sono quattro e riguardano: l’eterogeneità della rete; la diffusione di un approccio monodimensionale di presa in carico; l’esclusione di alcuni attori chiave; la sostenibilità del progetto.


Eterogeneità della rete

L’eterogeneità di attori che compone la rete di Barona (enti pubblici, cooperative, associazioni, comitati, ecc.) si accompagna spesso a modalità operative differenti in materia di povertà minorile. Questa eterogeneità, insieme alla tendenza a interagire maggiormente con le realtà territoriali che si conoscono meglio per affinità di oggetto di lavoro o vicinanza territoriale, rischia di dar luogo a una collaborazione parziale che mina l’efficacia delle azioni progettuali e lo sviluppo armonico del progetto.

La rete si è allora posta l’obiettivo di promuovere una lettura condivisa della povertà minorile e di sperimentare nuove modalità di lavoro. La soluzione organizzativa scelta riguarda, da un lato, la valorizzazione dell’eterogeneità della rete attraverso una divisione di ruoli e funzioni chiara, condivisa e basata sulle competenze di ciascun membro e, dall’altro, la costruzione di un approccio comune sul tema della povertà minorile.

Gli strumenti adottati riguardano sia l’individuazione di un referente di rete al quale spettano funzioni di coordinamento e di facilitazione delle relazioni fra gli attori; sia la costituzione del già menzionato “Osservatorio popolare”.


Approccio monodimensionale

La rete ha poi rilevato la presenza di risposte perlopiù monodimensionali alla povertà e/o la frammentazione della presa in carico da parte dei diversi soggetti territoriali. L’obiettivo posto è allora quello di passare da un modello classico di presa in carico (gestita da un soggetto/pochi attori) a un accompagnamento che prevede il coinvolgimento di una molteplicità di attori.

Per far fronte a questa problematica, la soluzione organizzativa adottata riguarda la costruzione di strumenti e prassi lavorative che consentano un’effettiva condivisione dei percorsi di accompagnamento, l’ottimizzazione e il potenziamento dell’offerta territoriale e la definizione degli interventi oggi assenti sul territorio.

Gli strumenti messi in campo riguardano:

  • La realizzazione di strumenti, anche informatici, che consentano ai membri della rete di disporre di informazioni aggiornate sui servizi territoriali disponibili.
  • La definizione di criteri condivisi di lettura del bisogno per l’invio ai servizi sociali; l’ideazione, la realizzazione e la diffusione di strumenti per la condivisione delle informazioni sui nuclei.
  • La costituzione di una “Equipe di progetto”, coordinata dall’Assistente Sociale Qubì, che lavori sulla lettura della povertà minorile in Barona e sulla definizione di strumenti e prassi di lavoro utili a promuovere l’accompagnamento condiviso dei nuclei familiari e il monitoraggio dell’efficacia delle azioni progettuali.
  • La costituzione di due gruppi di lavoro dedicati rispettivamente al doposcuola e ai servizi di contrasto alla povertà alimentare.


L’Esclusione di alcuni attori chiave

In fase di co-progettazione è emerso che la rete non includeva tutti gli attori che possono concorrere alla fuoriuscita dalla condizione di povertà. L’obiettivo perseguito è allora quello di ampliarla e renderla il più possibile capillare sia rispetto agli utenti (rafforzando le antenne territoriali e gli access point formali e informali presenti nel quartiere) sia rispetto ai soggetti che possono contribuire ad accrescere il ventaglio di opportunità offerte alle famiglie.

Oltre al già citato rafforzamento delle antenne territoriali non convenzionali e degli access point (formali e informali) presenti nel quartiere, un ulteriore strumento riguarda il coinvolgimento di operatori che erogano servizi al lavoro e la loro attivazione sul target Qubì.


Sostenibilità del progetto

Per favorire la sostenibilità del progetto, la rete si è posta l’obiettivo di:

  1. promuovere la partecipazione attiva di persone che vivono il quartiere e che possono mettere a disposizione le proprie competenze e il proprio tempo;
  2. incoraggiare il coinvolgimento attivo dei beneficiari dei servizi;
  3. realizzare percorsi per lo sviluppo si competenze utili a sostegno del progetto.


L’esperienza di QuBì in Barona: una riflessione conclusiva

Nell’area di Barona l’esperienza di QuBì si è innestata su una rete territoriale già consolidata che, grazie a questo progetto, si è potuta ampliare coinvolgendo nuovi soggetti e mettendo a sistema relazioni in parte già esistenti. Il progetto ha inoltre contribuito a mobilitare l’intero quartiere rispetto alla questione della povertà minorile.

Per certi versi si tratta di un’esperienza completamente nuova dato che partnership così ampie non si hanno e questo anche per ragioni pratiche poiché non è facile mettere d’accordo una molteplicità di soggetti eterogenei (….). È stato molto faticoso ma direi anche utilissimo perché di fatto si è creata una rete davvero ampia ed eterogenea che può offrire molto ai minori in povertà. Inoltre QuBì ha mobilitato e continua a mobilitare l’intero territorio. Sembra che i territori con questo progetto si stiano risvegliando e quindi è interessante perché non si tratta più di un singolo progetto gestito da una cooperativa X ma si tratta del quartiere Barona e di come risponde alla questione della povertà minorile. Che lettura da il quartiere del fenomeno? Che tipo di risposte offre e come è capace di organizzare queste risposte? Direi quindi che si tratta proprio di un livello diverso rispetto ai soliti bandi. C’è un elemento di forte novità”.

In sostanza, il contributo di QuBì al contrasto alla povertà minorile non si limita all’erogazione di servizi aggiuntivi rivolti a questo specifico target ma riguarda soprattutto la creazione di sinergie utili a valorizzare le risorse del territorio e questo con riferimento sia a quelle che già erano dirette al contrasto alla povertà, sia a quelle che sono state attivate proprio grazie al progetto.

*L’intervista con la referente della rete di Barona è stata realizzata a Milano il 29 maggio 2019