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La “Nuova Carata Acquisti” è oramai operativa nei dodici comuni italiani oggetto della prima sperimentazione. In questo quadro, particolarmente interessante è l’esperienza del Comune di Torino. Qui la sperimentazione è riuscita a generare dei processi virtuosi. Vediamo nel dettaglio perché.


Le caratteristiche della misura

La Nuova Carta Acquisti (NCA) è stata oggetto di una sperimentazione che ha riguardato dodici comuni con più di 250.000 abitanti (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona) per un investimento complessivo di 50 milioni di euro. La misura ha previsto un mix di interventi attivi e passivi rivolti a famiglie con almeno un minore. L’ottenimento del beneficio economico è stato infatti condizionato alla sottoscrizione, da parte del beneficiario, di un progetto personalizzato di inclusione sociale di competenza comunale. In realtà, secondo quanto previsto dal decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 10 gennaio 2013, la parte attiva della misura ha riguardato solo alcuni dei beneficiari della NCA. Infatti, solo per una quota pari ad almeno la metà e non oltre i due terzi del totale dei nuclei beneficiari, i comuni sono stati chiamati a predisporre il progetto personalizzato.


I limiti della sperimentazione nelle dodici città

Il principale limite della sperimentazione si lega al mancato esaurimento delle risorse economiche disponibili. Infatti, come evidenziato in un recente rapporto curato dal ministero, le amministrazioni comunali hanno impegnato una quota che va dalla metà ai due terzi del totale delle risorse. Nel complesso circa il 30% dei fondi disponibili non sono stati assegnati. In questo quadro, fanno eccezione Torino, Palermo e Catania che hanno impegnato fra il 90 e il 100% dei fondi disponibili. Il mancato esaurimento delle risorse è imputabile a diversi fattori, fra questi due sono particolarmente rilevanti.

Il primo riguarda il basso numero di domande raccolte. Da un lato, un “approccio prudente” ha caratterizzato la raccolta delle domande. Il rischio di ricevere un numero di richieste notevolmente superiore a quelle cui si poteva effettivamente dar risposta ha spinto, ad esempio, alcuni comuni a riservare l’accesso alla misura alle famiglie già in carico presso l’amministrazione. Inoltre, i bandi per l’assegnazione della carta sono stati aperti in estate e non sono state previste risorse per la realizzazione di specifiche campagne di informazione. Come risultato, nella maggior parte dei casi, ai comuni è pervenuto un numero di domande poco superiore a quello cui si poteva dare effettivamente risposta. A questo trend fanno eccezione Torino, Catania e Palermo.

Il secondo elemento che spiega il mancato esaurimento delle risorse si lega alla non idoneità dei richiedenti. Infatti, a seguito delle verifiche effettuate dall’INPS (ex-ante su tutte le domande) più del 50% dei richiedenti non è risultato in possesso di almeno uno dei requisiti richiesti.


L’esperienza di Torino: punti di forza

In un contesto in cui i comuni hanno mostrato una difficoltà nell’attuazione della misura, Torino è un caso virtuoso in cui le domande raccolte sono state il doppio rispetto alle NCA effettivamente erogabili, i fondi sono stati quasi interamente impegnati e i progetti personalizzati sono stati definiti. Due elementi sembrano aver favorito questo esito. Il primo riguarda la presenza di una consolidata rete di attori attivi nel campo dell’inclusione sociale; il secondo si lega all’investimento fatto nella fase di raccolta delle domande.

La rete territoriale
La sperimentazione della NCA ha potuto contare su una rete territoriale consolidata che si è rivelata particolarmente utile nel periodo immediatamente successivo al suo avvio. In questa fase sono infatti stati definiti gli accordi di collaborazione necessari ad assicurare la raccolta delle domande e la definizione dei progetti personalizzati.

In particolare, la collaborazione è stata realizzata attraverso il coinvolgimento degli enti e delle associazioni aderenti al già esistente “tavolo di coordinamento rete contrasto alla povertà” (di cui fanno parte le principali realtà del terzo settore attive nel territorio torinese nell’ambito del contrasto alla povertà, tra le quali l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, Save the Children, Action Aid, Caritas Italiana, Sermig, Società San Vincenzo), nonché le organizzazioni sindacali, le ACLI, e il Dipartimento Cultura, Politiche e Società dell’Università di Torino.

La raccolta delle domande
Per quanto riguarda il periodo di raccolta delle domande, Torino ha esteso questa fase andando oltre i termini previsti dal decreto ministeriale. In particolare, le domande sono state raccolte nel periodo compreso fra il 16 luglio e il 6 settembre del 2013. Questa scelta ha permesso di superare almeno in parte i limiti connessi alla diffusione della misura in pieno periodo estivo.

La collaborazione con le organizzazioni sindacali e le ACLI ha permesso l’attivazione di diciannove punti di accoglienza del cittadino per la presentazione delle domande. La raccolta è stata realizzata anche grazie alla costruzione di un apposito strumento informatico che ha reso possibile l’immediato caricamento della domanda senza necessità di attendere la predisposizione dell’apposito applicativo INPS. In questo modo, presso i punti di accoglienza è stato sempre possibile completare la domanda in presenza dei cittadini. Quest’ultimo elemento ha consentito di raccogliere i dati, che sono stati successivamente trasferiti all’INPS, in modo appropriato e completo.


Il valore aggiunto della sperimentazione

Oltre ad aver fornito risorse economiche utili a combattere la povertà, la NCA ha consentito di intercettare una nuova domanda di protezione sociale. La sperimentazione ha infatti riguardato in misura prevalente nuclei familiari che non beneficiano (e non hanno beneficiato) di altre misure di assistenza economica erogate dal comune.

L’individuazione di questo nuovo target è il risultato del rispetto dei requisiti previsti dal decreto ministeriale. La NCA mirava infatti a intercettare il bisogno di quanti, a causa della disoccupazione o sotto-occupazione, stavano rischiando una condizione di povertà. Per questa ragione, nel decreto, è stato introdotto il requisito del disagio lavorativo (secondo il quale almeno un componente del nucleo familiare deve aver svolto un’attività lavorativa negli ultimi 36 mesi) che ha di fatto escluso i poveri di lungo periodo.

Inoltre, nel caso di Torino particolarmente rilevante è stato anche il requisito relativo al possesso, per i cittadini extracomunitari, del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (permesso di soggiorno a tempo indeterminato).

La necessità di possedere questi due requisiti ha portato alla parziale esclusione dalla sperimentazione di quella popolazione che già beneficia in modo significativo delle misure di assistenza economica previste dal comune.


Domande e beneficiari nel territorio torinese

Considerando la graduatoria definitiva pubblicata il 18 giugno 2014, su 1.948 domande raccolte 951 sono risultate idonee (tabella 1). In linea con quanto previsto dal decreto, gli importi della carta sono stati compresi fra i 231 e i 404 euro, in considerazione del numero di componenti familiari (tabella 2). Nella maggior parte dei casi (678 su 951) le carte sono state attribuite a famiglie con uno o due figli.
 

Tabella 1. Le domande raccolte e la relativa valutazione

Tabella 2. Gli importi mensili assegnabili e il numero delle famiglie


Tabella 3. Carte assegnate e numero di componenti per famiglia

*il richiedente è un parente ma non un genitore

I progetti personalizzati

Come anticipato, una parte dei beneficiari della NCA è stata chiamata a sottoscrivere un progetto personalizzato volto a favorire l’inclusione sociale e lavorativa. Nel Comune di Torino i nuclei coinvolti sono stati 475. I progetti personalizzati sono stati programmati lungo tre differenti ambiti di intervento:

1. Inclusione sociale e lavorativa. All’interno delle attività ormai da tempo progettate in collaborazione con la Compagnia di San Paolo, nel quadro del progetto “Reciproca solidarietà e lavoro accessorio”, una parte dei fondi sono stati riservati ai beneficiari della Nuova Carta Acquisti. In particolare, 256.000 euro sono stati destinati all’avvio di progetti di lavoro accessorio promossi da otto associazioni aderenti al “tavolo di coordinamento rete contrasto alla povertà”. Questo ambito di intervento si rivolge a 128 nuclei familiari individuati considerando i percorsi professionali e lavorativi dei beneficiari. Ciascun progetto di lavoro accessorio ha una durata di sei mesi e un importo lordo pari a 2000 euro.

2. Ambito del supporto alle competenze sociali ed educative. Questi interventi riguardano invece la frequenza scolastica e i comportamenti di prevenzione e cura volti alla tutela della salute. In questo ambito sono stati attivati specifici progetti dedicati all’educazione finanziaria. I cicli di incontri di gruppo e individuali vedono coinvolti 220 nuclei familiari. Inoltre, grazie alla collaborazione con Save the Children, sono state messe a disposizione specifiche “doti educative” finalizzate a sostenere percorsi progettuali rivolti a minori. Tali percorsi prevedono la partecipazione ad attività culturali, sportive ed educative.

3. Rafforzamento dell’occupabilità. Le attività che ricadono in questo ambito riguardano l’accompagnamento alla ricerca del lavoro. In questo quadro, è ad esempio prevista la realizzazione di seminari di gruppo e colloqui individuali volti a: i) rafforzare le competenze e le capacità personali utili all’attivazione dei rapporti con le imprese; ii) ricercare opportunità di lavoro (ad esempio da agenzie lavoro, sportelli informativi o siti specializzati) e promuovere la propria candidatura; iii) rispondere agli annunci di lavoro; iv) partecipare all’iter di selezione e ai colloqui di lavoro.

Alcune considerazioni

A differenza di molti altri comuni oggetto della sperimentazione, nella città di Torino la quasi totalità delle risorse destinate alla NCA sono state impegnate. Il successo del caso torinese si lega alla presenza di una consolidata rete territoriale che già prima dell’avvio della sperimentazione era coinvolta nella programmazione e nell’implementazione degli interventi di lotta alla povertà. La presenza di questa rete si è rivelata fondamentale, in primo luogo, nella fase di raccolta delle domande. In questa fase, il lavoro svolto dagli attori locali ha consentito di coinvolgere famiglie che non erano già in carico all’amministrazione. In secondo luogo, il ruolo della rete è stato centrale nella programmazione dei progetti personalizzati che, per le loro stesse caratteristiche, necessitano della cooperazione fra gli attori territoriali. In questo quadro, la sperimentazione ha offerto due opportunità: 1) di rafforzare ulteriormente la preesistente rete territoriale di lotta alla povertà; 2) di raggiungere un nuovo target di utenza.

*Il presente articolo è stato scritto grazie alle informazioni e alla documentazione raccolta nel corso di una lunga intervista, realizzata il 23 gennaio 2015, con Barbara Graglia (Dirigente in Staff al Vicesindaco, Comune di Torino) e Uberto Moreggia (Dirigente Servizio Prevenzione Fragilità Sociali e Sostegno agli Adulti in Difficoltà Comune di Torino).

 

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