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Recentemente la Fondazione Filippo Turati, realtà che opera da oltre 50 anni nel campo dell’assistenza, della sanità, dell’educazione e della cultura, ha pubblicato il volume "La solitudine del caregiver", che riassume gli atti presentati all’omonimo convegno organizzato lo scorso 21 marzo 2016 a Pistoia grazie alla collaborazione con il nostro Laboratorio e l’Associazione EST.

I contenuti del volume

Nel corso degli ultimi anni, soprattutto a causa della crisi del nostro sistema di welfare, la figura del caregiver (che, letteralmente, è traducibile come “colui che si dà assistenza”) ha assunto sempre più rilevanza. Sono sempre di più infatti le famiglie che sono chiamate a dover fronteggiare in prima persona necessità e bisogni legati alla cura di un proprio caro che, a causa dell’età, è parzialmente o totalmente non autosufficiente. Stime recenti dicono che in Italia sono oltre tre milioni le persone tra i 15 e i 64 anni che si prendono quotidianamente cura di un parante anziano o disabile. Di questi, oltre la metà è costretta a conciliare questo impegno assistenziale con la loro occupazione.

Il volume pubblicato dalla Fondazione Turati intende alimentare il dibattito interno alla figura del caregiver, riprendendo analisi, dati e ricerche realizzate all’interno del contesto italiano. Tra questi è possibile trovare un approfondimento curato dalla direttrice del nostro Laboratorio, Franca Maino, dal titolo “La condizione del caregiver ed il bisogno di nuove politiche e nuovi strumenti”.

Chi sono i caregiver?

Il volume contiene il resoconto di una ricerca realizzata dal IRS, l’Istituto di Ricerca Sociale, che si è proposta di realizzare un “identikit” del caregiver. Secondo i risultati di questa indagine, in Italia questa figura è in oltre il 70% dei casi una donna. L’impegno della cura dei familiari in media dura più di due anni, tempo che alla fine incide sulla tenuta, anche psicologica di chi assiste. Il 40% si sente infatti abbandonato.

Più di otto caregiver su dieci tra quelli intervistati sono familiari (il 60% figli e il 26% coniugi), il restante 20% è composto invece da assistenti private (le cosiddette badanti). Il lavoro richiede un grande impegno di ore: l’85% di chi ha risposto dedica più di 20 ore a settimana a questo impegno; il 43% addirittura 24 ore al giorno.

Infine, è interessante notare la difficoltà che molti dei caregiver intervistati hanno evidenziato nell’interfacciarsi con il sistema di cura pubblica. Secondo la ricerca, infatti, il 40% di chi assiste i propri familiari si sente abbandonato ed ha un rapporto con i servizi pubblici molto distaccato: sarebbe questa la ragione che il più delle volte porterebbe alla rinuncia di un servizio o di una prestazione pubblica a cui si ha diritto.