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Il San Paolo, un rione a Nord del centro cittadino della città di Bari conosciuto come il quartiere e da sempre raffigurato con il termine stereotipato di periferia, è oggi un quartiere museo. L’area urbana è stata interessata, nel corso dell’ultimo anno, da un intervento di rigenerazione a base culturale, realizzato dall’Associazione Mecenate 90 e finanziato dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia. Si tratta di un progetto di museoformazione urbana finalizzato a trasformare il quartiere in un museo a cielo aperto, entro la cornice di un processo di coinvolgimento e gestione partecipata dei residenti e delle organizzazioni del Terzo Settore del quartiere.

Il San Paolo, una periferia a regola d’arte

La nascita del quartiere San Paolo narra la storia dell’edilizia residenziale pubblica del nostro Paese che, sul finire degli anni Cinquanta, risponde all’esigenza di affrontare la questione dell’emergenza abitativa, istituendo i Comitati di Edilizia Popolare (C.E.P.). A sette km dal centro abitato, il quartiere nasce in una zona non indicata come edificabile nel Piano Regolatore, isolata e caratterizzata da infrastrutture pesanti come l’aeroporto e la ferrovia e dalla presenza della zona industriale. Sotto questo aspetto il San Paolo sembra racchiudere le storie negative che hanno caratterizzato lo sviluppo urbano italiano e che non pochi studi hanno declinato in termini di quartieri dormitorio, quartieri ghetto, quartieri poveri, quartieri popolari, quartieri periferici, quartieri operai, quartieri decentrati, quartieri satellite, quartieri di edilizia pubblica per descrivere zone urbane densamente popolate, senza identità, con pochi servizi, soggette all’abusivismo e a diffusi fenomeni di illegalità e dove sovente si manifestano fenomeni di degrado ambientale, di marginalità, di disagio sociale.

Oggi il quartiere San Paolo è un rione del Municipio 3 istituito nel 2014 assieme ai rioni Stanic del lavoratore (la zona industriale), Marconi, San Girolamo-Fesca. Il quartiere, secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe comunale, conta 31.021 residenti e una rilevante presenza di giovani fino a 18 anni di età, il 18,8% dell’intera popolazione del San Paolo. Nel rione vivono 10.958 famiglie – pari al 7,9% delle famiglie residenti nell’intero territorio comunale – di cui il 30,9% è composto da quattro componenti e oltre.

Davidi Pompili – Matti@ & Manu invisibile – Metamorfosi

Più in generale, le caratteristiche insediative del quartiere San Paolo non si discostano dalle periferie delle grandi e medie città del nostro Paese. Spazi urbani dove si riconosce la sovrapposizione di progetti insediativi che si sono succeduti nel tempo e la suddivisione in zone edilizie riconoscibili, luoghi composti da numerosi elementi che producono aree di emarginazione, aree urbane periferiche non solo geograficamente. Dal punto di vista urbanistico il quartiere è suddiviso in aree differenti. Nell’area dove insiste il nucleo più antico del quartiere sono presenti gli Istituti comprensivi Don Lorenzo Milani, Grimaldi-Lombardi e l’Istituto Alberotanza-Comunità delle Suore Minime della Passione che opera nel quartiere dal 1967; la Fondazione Giovanni Paolo II; le parrocchie S. Paolo e S. Gabriele. Nell’insieme rappresentano per il quartiere presidî di riferimento essenziali, con un’offerta di attività educative basate su un modello inclusivo e aperte al territorio. La seconda area, la cosiddetta Nuova San Paolo, si caratterizza per un complesso edilizio di più recente costruzione e rappresenta l’espansione del quartiere verso la zona aeroportuale. Quest’area è abitata per lo più da giovani coppie e ha una più alta densità di attività commerciali. Infine, una terza area si caratterizza per la compresenza di edifici storici e di condomìni di recentissima costruzione e dove sono insediati i campi sportivi e le palestre comunali.

Rispetto alle opportunità formative di istruzione secondaria superiore, si evidenzia la presenza nel quartiere del solo Istituto Ettore Majorana con due indirizzi: alberghiero e ottico. Un Istituto che punta all’eccellenza grazie alle attività laboratoriali e all’offerta di progetti formativi con proposte di esperienze lavorative all’estero, finalizzate a far acquisire competenze linguistiche e professionali. Tuttavia, in un quartiere popolato da un consistente numero di giovani, l’offerta dei percorsi di istruzione e formazione è piuttosto scarna, generando non di rado situazioni a rischio di dispersione scolastica.

Nel suo complesso, il quartiere San Paolo si presenta come uno spazio urbano dove non esistono luoghi di aggregazione sociale; un luogo carente di eventi, privo di occasioni sociali significative, un contesto che alimenta la sensazione di essere esclusi dalle opportunità di sviluppo e, soprattutto, accresce la preoccupazione per la condizione dei giovani senza alcun retroterra e senza concrete prospettive di futuro. In questo contesto prende forma il progetto di rigenerazione a base culturale realizzato dall’Associazione Mecenate 90 e finanziato dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia, grazie al quale oggi il San Paolo si configura anche come un Quartiere Museo.

QM-Quartiere Museale San Paolo, un progetto di rigenerazione urbana a base culturale

Il progetto QM-Quartiere Museale San Paolo, avviato nel 2021, è stato articolato in tre fasi. In una prima fase è stata realizzata un’indagine quanti-qualitativa per ricostruire il profilo delle caratteristiche sociali, demografiche e culturali del quartiere. Nella seconda fase sono stati realizzati alcuni laboratori di partecipazione in un percorso finalizzato a mettere le basi per costruire una comunità di cura, capace di salvaguardare e valorizzare il museo a cielo aperto. Nella terza e ultima fase sono state realizzate, da importanti artisti nazionali e internazionali dell’arte urbana, dieci opere murali su altrettante palazzine di edilizia pubblica del quartiere grazie alla disponibilità di Arca Puglia Centrale, l’Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare. Un intervento di riqualificazione culturale e sociale di uno spazio urbano, in cui cultura e cura della comunità di riferimento si annodano nella logica di un modello inclusivo in grado di intercettare i nuovi bisogni e potenziare il capitale di fiducia di una comunità fragile.

Quartiere Museo San Paolo

Il percorso laboratoriale

Le attività laboratoriali, distinte tra laboratori con bambini e quelli con adulti, si sono svolte nell’arco di un mese coinvolgendo alcune istituzioni scolastiche del quartiere, i rappresentanti del Municipio 3 e le associazioni locali, al fine di promuovere la cittadinanza attiva dei residenti e costruire un percorso finalizzato alla gestione partecipata della cura e della valorizzazione del quartiere museo. Nell’insieme sono state realizzate attività laboratoriali orientate ad abilitare e generare nella comunità dei residenti una maggiore consapevolezza del processo di trasformazione visiva del quartiere e del percorso (presente e futuro) di partecipazione attiva alla vita culturale e sociale del territorio. L’intervento di riqualificazione degli edifici attraverso la realizzazione di opere di pittura murale, nei fatti, esprime non soltanto una trasformazione visiva dello spazio urbano ma significa dotarlo di nuovi significati, valorizzandolo come bene comune appartenente all’intera comunità locale. In quest’ottica, il coinvolgimento dei cittadini residenti è risultato imprescindibile per alimentare la cultura della partecipazione alla vita del quartiere e creare una comunità che si riconosce e si fa parte attiva del processo di ricostruzione della reputazione del quartiere stesso.

Quartiere Museo San Paolo – Lavori in corso

Più nel merito, i laboratori con i bambini si sono tenuti presso l’Istituto comprensivo Don Lorenzo Milani e hanno coinvolto cinquanta alunni e otto docenti in un percorso finalizzato a costruire una relazione positiva tra la comunità scolastica e il progetto di rigenerazione che ha interessato il quartiere, con l’obiettivo di accrescerne la consapevolezza e di promuovere il diritto, anche tra i più piccoli, alla partecipazione attiva alla vita culturale e sociale. Gli incontri con gli artisti, i laboratori creativi e le passeggiate esplorative nel quartiere hanno generato una mostra di disegni e dipinti dei bambini, esposta nei pressi del QM-San Paolo. I laboratori con gli adulti si sono tenuti presso la sede operativa dell’Associazione locale A.P.S. La Paranza, in un percorso orientato a costruire una mappa di comunità basata sul reciproco riconoscimento, sull’impegno condiviso per la cura delle opere realizzate, su un processo di sviluppo dell’arte muraria e delle attività di valorizzazione, in collaborazione con le istituzioni locali. Attività laboratoriali alimentate dall’idea che l’attenzione verso il proprio territorio e verso la cura delle relazioni sociali possono contribuire a riqualificare culturalmente il quartiere e a ricucire il tessuto urbano. Nell’insieme, il percorso laboratoriale ha rivelato una comunità locale con una buona capacità organizzativa, progettuale e creativa e una predisposizione positiva alla cura e alla gestione dell’inedito dispositivo museale.

Alcuni esiti dell’indagine

Secondo me i murales aumentano di colore il quartiere e potrebbero aumentare anche i sogni di chi ci abita, afferma uno dei soggetti intervistati dal gruppo di ricerca che ha condotto l’indagine qualitativa; a testimoniare l’importanza e la necessità di interventi volti a recepire le istanze di tipo culturale e relazionale, il bisogno di una migliore qualità di vita, la valorizzazione delle risorse e la volontà di riscatto dei suoi abitanti. In questa prospettiva non stupisce l’accoglienza positiva del progetto da parte della comunità del San Paolo. Un intervento di riqualificazione capace di generare nuove energie in ambito sociale e culturale in grado di contribuire a costruire una comunità di cura.

Awer – Disse la goccia alla roccia

Più in generale, emerge una forte convinzione che processi di aggregazione, di formazione, di diffusione del senso civico, della cura dei beni comuni e delle buone pratiche di convivenza rappresentano una componente determinante per attivare processi di partecipazione attiva e contrastare fenomeni di depauperamento del capitale sociale. Tali interventi in ambito culturale e sociale contribuiscono, per molti degli intervistati, a costruire una storia diversa del San Paolo, sovente stigmatizzato – al pari di altre periferie delle città italiane – come un quartiere senza legge, un quartiere selvaggio della città, una zona di privazione e abbandono, da temere, da evitare, un luogo malfamato dove alloggiano gli ignoranti. Tra i residenti si avverte la necessità di diffondere una nuova narrazione del quartiere che abitano, per evitare che la percezione negativa contribuisca alla progressiva emarginazione. Nel concreto la realizzazione dei murales diventa, per il quartiere e i suoi abitanti, non solo un’occasione di riqualificazione dello spazio urbano ma anche, e soprattutto, un’opportunità per costruire una comunità alla ricerca di una nuova identità, oltre la narrazione corrente.

La museoformazione urbana

La museoformazione urbana è un processo di trasformazione visiva dell’ecosistema urbano vissuto da una comunità che contribuisce a diffondere una nuova reputazione del territorio, alimentata dalla funzione attrattiva dell’attività di importanti artisti nazionali e internazionali dell’arte urbana guidati da un curatore. In questa prospettiva si giustifica l’accoglienza positiva della realizzazione dei murales da parte della comunità locale; nell’idea che la cultura possa cambiare la percezione dei quartieri periferici come il San Paolo, promuovendo e favorendo una diversa rappresentazione. Dobbiamo ringraziare e di cuore perché finalmente sarà il centro a venire al San Paolo, afferma uno degli intervistati, nella convinzione che la cultura sia anche capace di cambiare la geografia dei flussi cittadini oltre che il rapporto tra centro storico e quartieri ai margini. In questo processo la partecipazione e il coinvolgimento dei residenti sono imprescindibili perché forniscono gli strumenti necessari per la comprensione degli esiti del progetto e la sua accettazione da parte della comunità.

Per la realizzazione delle opere di arte muraria, ogni artista – per mandato dei curatori – ha presentato il proprio bozzetto ai condòmini dell’edificio assegnato, per confrontarsi sui contenuti dell’opera in un’ottica di partecipazione e coinvolgimento degli stessi residenti. Ed è grazie a questo processo di co-creazione che gli artisti sono riusciti a interpretare sogni, bisogni, ricordi, emozioni, storie, denunce, delusioni ma anche il desiderio di bellezza e di colore dei cittadini.

C215 Christian Guemy – SanNicola

Nell’insieme, i residenti del quartiere sono stati testimoni degli interventi realizzati da dieci artisti locali, nazionali e internazionali che hanno realizzato i propri murales sulle facciate delle dieci palazzine di edilizia pubblica. Gli artisti sono stati individuati secondo un doppio criterio: una parte è stata selezionata attraverso una call rivolta ad artisti pugliesi e una parte attraverso convocazione diretta dei curatori. Per la fase operativa, con il coordinamento di 999Contemporary, è stata istituita una squadra di produzione grazie al supporto dell’associazione locale APS Cellule Creative. La stretta collaborazione non solo ha favorito l’utilizzo dei servizi necessari alla realizzazione delle opere di arte muraria – disponibilità di un deposito stoccaggio merci, colori e attrezzature; disponibilità di un automezzo; disponibilità di personale di terra per l’assistenza durante i lavori e di personale tecnico responsabile delle operazioni – ma ha consentito di trasferire questo specifico know-how ad una associazione locale, in un’ottica di condivisione di competenze e professionalità.

Rizek – Al di là delle apparenze

In breve, l’obiettivo del progetto di museoformazione urbana è raggiunto se i residenti considerano le opere realizzate come il proprio museo. Una consapevolezza che deve essere accompagnata da un reale cambiamento, determinato dall’attrattività del luogo, misurato dal numero dei visitatori e dalla capacità di coinvolgerli nell’ammirare le opere che narrano le storie di chi abita quei luoghi.

Il quartiere San Paolo narrato al futuro

All’immagine negativa di un quartiere identificato come luogo senza qualità di cui sovente si prova vergogna, si contrappone un potenziale di energie sociali che ha bisogno di essere attivato. Nell’insieme, emerge quanto siano prioritari interventi in grado di ridare vita a spazi urbani trascurati attraverso processi culturali ed eventi e, in un periodo medio lungo, progettare il quartiere come uno snodo importante di servizi, considerata la sua collocazione rispetto al centro cittadino. In futuro il San Paolo lo immagino non più come “il quartiere” ma come la città di Bari senza etichette, dove vivono persone che vogliono sentirsi cittadini baresi e non “quelli della periferia”; è uno degli auspici dei soggetti intervistati che esprime un sentimento di fiducia verso il futuro, nell’idea che il San Paolo, oggi un quartiere museo, possa narrare una storia diversa anche ad altre periferie.

Rispetto alla gestione del quartiere museo è emersa – tra gli esiti dei laboratori con i residenti – l’esigenza di creare una rete di associazioni locali ben strutturata capace di salvaguardare e valorizzare la collezione di arte urbana del quartiere museo, in un contesto segnato da una forte frammentazione sociale e culturale. Inoltre, grazie all’indagine conoscitiva, è emerso come il San Paolo – segnato al suo margine da componenti strutturali e di rango urbano piuttosto importanti – sia un contesto animato da tradizioni e iniziative a carattere sociale, sia dotato di un tessuto associativo culturale, sociale, sportivo ed educativo importante che merita di essere valorizzato.

In questa prospettiva, l’Associazione Mecenate 90 ha proposto di costruire un Patto di Rete volto a promuovere la creazione dell’Ecomuseo del San Paolo che possa orientare il futuro del quartiere sotto il profilo sociale, culturale, infrastrutturale e ambientale e favorire una più efficace cooperazione tra i cittadini e i soggetti attivi nel quartiere. Una proposta accolta favorevolmente e condivisa dalle Istituzioni locali e dalle realtà del Terzo Settore del territorio. A partire da questo quadro, il Municipio 3 del Comune di Bari ha promosso la costituzione di un Patto di Rete finalizzato a costruire un accordo di partenariato di durata indefinita tra gli aderenti e finalizzato al raggiungimento di precisi obiettivi. Tra gli altri, si annoverano la costruzione di un Ecomuseo Urbano localizzato a Bari nel perimetro del quartiere San Paolo; la promozione, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio; la promozione e la coesione sociale attraverso attività culturali, di formazione e di sostegno alle fasce più deboli; tutto entro una cornice di partecipazione diretta dei cittadini.

Nell’insieme, emerge la prospettiva che gli interventi di rigenerazione urbana a base culturale, ovvero di rigenerazione di un contesto urbano fragile, passano attraverso la cura non solo del luogo fisico ma anche della comunità di riferimento, laddove i quartieri non sono concepiti come semplici contenitori ma come luoghi abilitanti di comunità con potenzialità inesplorate e diritti da rispettare.

 

 

Foto di copertina: Checos - Maria & Davide PDA - Samuela