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Gli spazi diventano luoghi nel momento in cui la dimensione comunitaria diviene protagonista dello sviluppo, favorendo innovazioni che producono nuove forme di valore. È intorno a questa idea che si strutturano le XVI Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, iniziate oggi nella suggestiva Rocca che domina la cittadina romagnola. 

L’obiettivo della due giorni? Provare ad individuare le condizioni che possono permettere la rigenerazione di “ecosistemi” che garantiscano le condizioni per uno sviluppo umano integrale, in grado cioè di affrontare un momento storico caratterizzato da discontinuità e crescenti disuguaglianze proponendo uno sguardo positivo sul futuro. In altre parole: come individuare i tratti di questa "nuova ecologia" capace di osservare e interpretare le interazioni tra i soggetti che concorrono alla realizzazione di questo rinnovato ecosistema, per comprenderne i meccanismi e le pratiche che contribuiscono a generare uno sviluppo davvero sostenibile? 

Dando il benevenuto ai partecipanti Franco Marzocchi, Presidente di AICCON, ha spiegato che che "da spazi a luoghi significa pensare a come sviluppare nuove comunità generative, solidali e inclusive che non abbiano paura di farsi contaminare: comunità che siano aperte al mondo". "Questo" ha continuato Marzocchi "vuol dire che per risolvere i nostri problemi dobbiamo aiutare anche i nostri vicini a risolvere i loro, sviluppando anticorpi per non costruire muri e roccaforti dentro cui barricarsi”. In questo contesto "il mondo del terzo settore può essere protagonista di un nuovo concetto di responsabilità sociale fondamentale per costruire una nuova civiltà, fondamentale per costruire un futuro vero per noi e per le prossime generazioni".


Nuove governance dello spazio pubblico

La prima sessione di lavoro, intitolata "Da Spazi a Luoghi. Nuove governance dello spazio pubblico" si è concentrata sulla necessità di individuare nuovi modelli di governance, plurali ed inclusivi, che possano permettere di affrontare le grandi sfide di questo periodo storico. Coordinati da Paolo Venturi, Direttore di AICCON, si sono confrontati sul tema Stefano Zamagni, Università di Bologna; Enrico Giovannini, Università di Roma Tor Vergata e Portavoce ASviS; Aldo Bonomi, Direttore Aaster; Matteo Ricci, Vice-Presidente ANCI e Sindaco di Pesaro. 

Stefano Zamagni ha introdotto il tema delle GdB spiegando anzitutto la distinzione tra spazio e luogo: "Lo spazio è un’entità geografica. Il luogo è un’entità socio-culturale, una distinzione che si riallaccia alla distinzione che i romani facevano tra urbs, la città fatta di pietre, e civitas, la città delle anime". Il periodo storico in cui viviamo, secondo Zamagni, dovrebbe essere affrontato attraverso un "secondo umanesimo" che rimetta al centro il ruolo dei territori e dei diversi attori che lo compongono, come accadeva nel Medioevo. Le implicazioni di questa visione secondo Zamagni sono in particolare tre. Prima, la necessità di riconcettualizzare il modo con cui la pubblica amministrazione, soprattutto a livello locale, funziona. In questo momento bisogna che gli enti pubblici accettino di assumere approcci che si basino sulla sussidiarietà circolare, che permettono cioè di fare concertazione sia per programmare che per gestire le politiche. Seconda, il tema della “amicizia civile” all’interno della civitas, un elemento di cui abbiamo molto bisogno in questo momento di grande conflittualità. Terza, la questione dell’etica civile, ovvero di un approccio nuovo che riguardi tutte le componenti che compongono le nostre comunità. "Tutte queste dinamiche" ha concluso Zamagni "sono già in atto. Dobbiamo cambiare gli occhiali e essere umili, stare coi piedi per terra, per accorgerci quanto il meglio del nostro Paese è in grado di esprimere per favorire un vero cambiamento".

Enrico Giovannini, Portavoce dell’ASviS (cui aderisce anche Percorsi di secondo welfare) ha iniziato il suo intervento ricordando alcuni elementi emersi nel Primo Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile, presentato un paio di settimane fa alla Camera dei Deputati. “Può sembrare un’utopia, ma per la prima volta il mondo si è dato un piano, declinato nei 17 obiettivi e 169 target dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che punta all’integrazione tra economia, ambiente ed istituzioni". Giovannini ha ricordato come altri grandi Paesi si siano dati subito una strategia per implementare questa visione, mentre il nostro Governo per molti mesi è rimasto fermo, perdendo tempo prezioso. L’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile è nata per smuovere questa situazione e ricordare che l’Italia può raggiungere molti degli obiettivi posti dall’Agenda, "a condizione che il Paese sia in grado di definire le proprie strategie seguendo una visione sistemica" che guardi i diversi problemi in un’ottica globale. Secondo Giovannini i tempi sono strettissimi, "non tanto per rispettare gli impegni, ma per far si che il Paese cambi". Quella che abbiamo di fronte "è un’opportunità non per essere buoni, ma per crescere". Il portavoce di ASviS ha quindi ricordato alcune delle proposte che l’Alleanza ha presentato al Governo: risorse per lo sviluppo sostenibile, ma anche azioni che permettano una svolta culturale – "l’obiettivo è cambiare la Costituzione inserendo principi che rimandino allo sviluppo sostenibile e introducano il concetto di futuro" e di governance come "mettere in capo al Presidente del Consiglio la gestione della strategia dello sviluppo sostenibile". Giovannini ha quindi indicato le grandi sfide su cui occorre intervenire rapidamente, ad esempio quello della povertà e dell’esclusione che ha ormai raggiunto dimensioni impressionanti.

Aldo Bonomi, parlando delle nuove govenance che dovrebbero nascere sui territori per favorire lo sviluppo locale, ha ricordato come noi italiani "andiamo sempre a cercare esempi all’estero, importando modelli" oppure "guardiamo in casa nostra, ma solo al micro esempio, al piccolo caso positivo" ma ci dimentichiamo che "noi in Italia abbiamo avuto il fordismo dolce di Adriano Olivetti" che decenni orsono è riuscito a conciliare dimensioni e dinamiche che si stanno riprendentando in questa fase storica. Secondo Bonomi “Il non profit deve mettersi a discutere con le istituzioni con la stessa dignità delle imprese for profit” aggiungendo che" se il Terzo settore non riesce a diventare un nodo di rete territoriale, sarà destinato ad occuparsi degli scarti”.

Matteo Ricci ha messo sul tavolo la sua esperienza di sindaco, proponendo tanti esempi concreti che inquadrano i problemi legati alla nascita e sviluppo di nuove governance capaci di affrontare i problemi dei territori. Molto interessante la riflessione fatta da Ricci su un tema che negli ultimi mesi è tornato di stretta attualità: gli strumenti da seguire per analizzare quanto cresce, ma soprattutto quando si sviluppa, il Paese, andando oltre il mero PIL. “Negli ultimi anni" ha detto Ricci "c’è stata una decrescita infelice, siamo molto lontani dal concetto di benessere. La vera sfida dell’Italia sarà sempre più sulla qualità della crescita, attraverso indicatori di sviluppo come il BES". Il Benessere Equo e Sostenibile permetta di quantificare azioni, dinamiche e effetti che il PIL non è in grado di cogliere, ma che sono oggi pià che mai fondamentali per capire in che direzione vuole orientarsi il nostro sviluppo.


Presentazione nuovi dati Istat su settore non profit

In chiusura della mattinata Sabrina Stoppiello e Manlio Cal​zaroni dell’Istat hanno presentato un’analisi realizzata con l’obiettivo di approfondire le caratteristiche del settore non profit nei contesti territoriali di riferimento, identificati nelle città metropolitane distinte fra «centri» e «periferie».

La crescita del settore, sia in termini di unità locali che di lavoratori retribuiti è in linea con il dato nazionale. I volontari, invece, nelle città metropolitane crescono in misura nettamente superiore: +62,4% rispetto al +43,5% a livello nazionale. Nelle città metropolitane prevalgono le istituzioni non profit con dimensioni medie e grandi in termini di dipendenti ma più contenute in termini di volontari. Sono prevalenti rispetto al valore nazionale le istituzioni non profit che svolgono attività di istruzione e ricerca; assistenza sociale e protezione civile; sviluppo economico e coesione sociale; tutela dei diritti e attività politica e relazioni sindacali e rappresentanza interessi.

In merito alle relazioni con il territorio, in linea con il dato nazionale, anche se lievemente superiore, nel 24,5% dei casi nelle città metropolitane le istituzioni non profit hanno stipulato contratti e/o convenzioni con la Pubblica Amministrazione.


Riferimenti

Il sito delle XVI Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile