esclusione sociale

Nel capoluogo lombardo l’abitare è da tempo al centro del dibattito pubblico per le sue numerose implicazioni economiche, sociali, politiche e giudiziarie. In questo contesto le organizzazioni della società civile come si stanno muovendo? Quali difficoltà affrontano? E che soluzioni intravedono per rispondere a vecchi e nuovi bisogni? Facciamo il punto attraverso le voci di alcuni attori privilegiati.
L’Inps ha pubblicato i dati su Assegno di Inclusione (ADI) e Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) relativi ai primi sei mesi dell’anno. I beneficiari della prima misura sono stati 750.000, in aumento del 7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma l’estate si preannuncia problematica per circa mezzo milione di persone che dovranno rinnovare il sostegno.
A incidere negativamente sulla scelta sono gli stipendi troppo bassi, l’aumento del costo della vita e l’assenza di servizi. Lo rivela un'indagine di Legacoop e Ipsos, che indica come cresca il numero di giovani under 35 che rinunciano ad avere figli (25%) o abbiano scelto di fermarsi a uno (24%)
Una ricerca di CBM Italia l’ha studiato per la prima volta con riferimento al nostro Paese. Applicando specifici indicatori, l'analisi certifica la difficile situazione economica delle famiglie in cui ci sono persone con disabilità.
Monica Palladino, Carlo Cafiero e Roberto Sensi, membri del team del progetto di ricerca DisPARI, approfondiscono le dimensioni sociali, culturali ed emotive della povertà alimentare nei Paesi ad alto reddito, tra definizioni, indicatori e implicazioni per le politiche pubbliche.
Per anni il tema è stato ignorato, ma da qualche tempo si registra la volontà istituzioni pubbliche, ma anche di alcuni attori privati, di quantificare il problema per concentrarsi su di esso.
Tra conferme, abolizioni e piccole novità, le misure messe in campo appaiono inadeguate per affrontare un problema sempre più ampio e multidimensionale. Servirebbero maggiori risorse e una regia unitaria, ma anche quest’anno si è persa l’occasione di intervenire efficacemente.
Nel 2021 la Dichiarazione di Porto ha rilanciato il Pilastro europeo dei diritti sociali. Oggi il contesto politico è molto cambiato e tra le priorità dell’Unione Europea non sembrano esserci le politiche sociali.