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Il progetto ProWelfare ha fotografato la diffusione di prestazioni di welfare offerte dalle aziende ai lavoratori a seguito di contrattazione fra le parti sociali o come prodotto di un’iniziativa unilaterale dei datori di lavoro, indicate per semplicità con l’acronimo WOV – Welfare Occupazionale Volontario, in 8 Stati membri dell’Unione Europea. Queste richerche, svoltesi nel corso del 2013, sono state promosse e coordinate dall’Osservatorio Sociale Europeo e dalla Confederazione Europea dei Sindacati e sostenute economicamente dalla Commissione UE.

Data la vicinanza del WOV con il welfare aziendale e contrattuale, i risultati di Prowelfare appaiono particolarmente interessanti in una prospettiva di secondo welfare e, per tale ragione, abbiamo scelto di approfondire i diversi rapporti di ricerca sviluppati negli otto Paesi. Dopo avervi raccontato della situazione del Regno Unito, vi presentiamo oggi le misure adottate in Svezia.

Il report svedese, curato da Bo Johansson per conto dell’Università di Uppsala, è costruito principalmente grazie all’analisi dei dati disponibili (di fonte OCSE, Eurofound, Eurostat, oltre a survey nazionali) e degli accordi collettivi che, come vedremo, sono la principale fonte del Welfare Occupazionale Volontario in Svezia.


Il contesto socio-economico

Il welfare svedese è fra i più generosi d’Europa. Questo sistema di protezione sociale, definito in letteratura come modello social-democratico, è caratterizzato da copertura universale, equità nell’accesso ai servizi, buona redistribuzione della ricchezza, alti livelli di protezione, ampia diffusione dei servizi di cura pubblici ed equità di genere. Il sistema pubblico svedese è anche un ottimo esempio di relazioni industriali stabili e ben organizzate con tassi di sindacalizzazione molto alti e associazioni datoriali forti.

L’espansione del welfare svedese si è realizzata temporalmente prima rispetto a quella di molti altri paesi europei. Per questa ragione, la crescita della spesa pubblica negli ultimi vent’anni è stata nettamente inferiore rispetto a quella degli otto Paesi oggetto della ricerca ProWelfare (+31,5% in Svezia, +76,3% media otto paesi). Nel 2009 la spesa pubblica in welfare era pari al 30,2% del PIL, contro una media degli otto paesi del 27,6%. Se si guarda ai singoli settori, particolarmente alta è la spesa pubblica per i servizi alle famiglie (3,7% del PIL, contro una media degli otto paesi del 2,4%).


Il WOV in generale
 

In un Paese con un sistema di welfare pubblico così generoso ci potremmo aspettare un ruolo limitato del WOV. Invece, secondo quanto evidenziato dall’OCSE, dal 1990, la spesa privata volontaria è cresciuta del +202,4% (contro una media degli otto paesi del +98,7%). Nel 2009, questo tipo di spesa rappresentava l’8,5% del totale della spesa sociale.

In Svezia, il WOV è ritenuto complementare al sistema di welfare pubblico. Nella maggioranza dei casi, le misure vengono introdotte attraverso la contrattazione collettiva a livello settoriale per assicurarne una buona omogeneità, anche se in seguito l’implementazione a livello d’impresa può portare a delle differenze. Il WOV svedese, infatti, non ha la stessa generosità nei tre ambiti di interesse di ProWelfare (sanità, conciliazione tra vita professionale e vita privata, formazione). Questo tipo di protezione è infatti molto diffuso nel caso dei dispositivi di sostegno al reddito in caso di malattia o incidenti sul luogo di lavoro (in aggiunta alle previsioni legali), delle misure per la conciliazione e delle pensioni. Al contrario, il WOV ha trovato scarsa diffusione in campo sanitario.

Uno degli aspetti più interessanti del caso svedese è che quasi tutte le assicurazioni integrative sono stipulate con AFA Assicurazioni, un’organizzazione non profit nata sotto stimolo dei partiti laburisti nel 1963 e finanziata tramite contribuzioni salariali (e solo in alcuni casi datoriali). Nel dicembre 2012, l’AFA copriva con diversi tipi di assicurazioni 4,1 milioni di lavoratori, ossia il 90% della forza lavoro. I rischi coperti da queste assicurazioni riguardano la malattia, l’infortunio, la morte, la differenza di reddito durante i periodi di congedo parentale e la disoccupazione. Rispetto a quest’ultimo tipo di rischio il caso della Svezia è peculiare. Infatti, la cosiddetta “assicurazione per transizione” tutela il lavoratore licenziato per motivi economici, garantendogli un’integrazione al reddito ulteriore rispetto alla disoccupazione e soprattutto un servizio di counseling per l’orientamento professionale. Nel 2011, più di tre milioni di lavoratori beneficiavano di questa protezione. Attualmente, se un lavoratore cambia azienda, i benefici del WOV sono trasferibili in caso di nuovo impiego nello stesso settore occupazionale. Tuttavia i sindacati premono per estendere la trasferibilità anche a tutti gli altri casi.


Il WOV nell’ambito sanitario

In Svezia, il WOV non è particolarmente diffuso in ambito sanitario. La spesa privata volontaria è pari allo 0,3% del totale della spesa sanitaria pubblica, contro una media degli otto Paesi pari al 4,5%. Questo dato è sicuramente influenzato dalla generosità del welfare scandinavo (la spesa sanitaria pubblica in questo paese è pari infatti pari al 7,3% del PIL). In campo sanitario, i benefici più diffusi riguardano le integrazioni al reddito in caso di malattia o di infortunio professionale. In caso di assenza per malattia, il welfare pubblico provvede ad assicurare l’80% del salario e i lavoratori assicurati con l’AFA hanno diritto a un ulteriore 10% dopo i primi quindici giorni di assenza (90 giorni per i lavoratori della funzione pubblica). Lo stesso trattamento è previsto in caso di malattia professionale o di infortunio sul lavoro. In quest’ultimo caso l’AFA provvede a coprire tutta la differenza tra il salario e il sussidio. Tra le altre assicurazioni stipulabili con l’AFA è abbastanza diffusa quella sulla vita che, in caso di morte prematura del lavoratore assicurato, garantisce una somma compensatoria per i familiari e l’assistenza per il funerale.


Il WOV nell’ambito della conciliazione famiglia-lavoro

Nell’ambito della conciliazione, un ruolo centrale nell’erogazione del WOV è giocato dai sindacati che intervengono nell’ambito della contrattazione collettiva e attraverso un’intensa attività di studio e ricerca che, in alcuni casi, mira a premiare le imprese più attente a questi argomenti.

Per quanto riguarda la possibilità di usufruire dei congedi parentali, dal 1974, il sistema pubblico garantisce gli stessi diritti a entrambi i genitori, ma, nonostante ciò, sono ancora le donne ad avvalersi principalmente di questi congedi. Il sistema pubblico prevede che i genitori possano decidere in autonomia come distribuire i 480 giorni di assenza (pagata all’80%) per ogni figlio prima degli otto anni di età, a patto che ciascun genitore prenda almeno 60 giorni. Il congedo può essere preso in più blocchi o sotto forma di part-time. Come previsto nella maggior parte dei contratti collettivi, le parti sociali integrano il sostegno al reddito con un ulteriore 10%.

La Svezia è molto avanzata sul fronte della flessibilità dell’orario di lavoro. I genitori hanno diritto a usufruire del part-time fino alla fine del primo anno di scuola del bambino, così come è garantita l’assenza in caso di malattia del figlio. La percentuale di lavoratori che possono variare l’orario d’inizio e di fine della giornata lavorativa è superiore alla media degli otto paesi (62,5% in Svezia, 52% nella media), lo stesso vale per la possibilità di astenersi dal lavoro per un’intera giornata per motivi familiari (47,1% in Svezia, 42,5% nella media degli otto paesi).

I servizi di cura per i bambini sono principalmente pubblici e la spesa in questo campo è pari al 2-3% del PIL. Il 40% delle spese è sostenuto dallo Stato, il 40% dai comuni e il 10-20% dai genitori in funzione del reddito (le famiglie a basso reddito ne sono esonerate). La generosità del welfare pubblico in questo settore, spiega perché la percentuale delle imprese che offrono un asilo aziendale è nettamente inferiore alla media degli otto Paesi (0,7% in Svezia, contro 2,1% in media), così come per i servizi di supporto domestico (2,7% in Svezia, 5,5% nella media degli otto paesi).


WOV e formazione professionale

Secondo i dati Eurostat, nel 2010, l’87% delle imprese ha offerto formazione professionale ai propri dipendenti, una percentuale nettamente superiore alla media degli otto Paesi (69%) e che mostra un aumento notevole rispetto al 78% del 2005. Secondo questi dati, il 53% della forza lavoro ha partecipato a un’attività formativa nel 2010; un dato in crescita di due punti percentuali rispetto al 2005. Secondo l’Istituto di Statistica Svedese nel primo semestre del 2010 circa 2 milioni di lavoratori hanno partecipato a un percorso di formazione professionale aziendale, ossia il 44% dei lavoratori, cifra stabile dal 1995.

Anche in questo ambito il sindacato gioca un ruolo centrale nell’analisi del fenomeno e nella promozione del WOV. Uno studio del sindacato Unionen, che ha coinvolto 2.350 lavoratori, mostra che secondo l’opinione dei partecipanti, i percorsi formativi più efficaci e diffusi riguardano le competenze pratiche, spesso acquisite tramite la rotazione sul posto di lavoro piuttosto che attraverso la partecipazione a conferenze o seminari. Secondo questo studio inoltre, i lavoratori maggiormente coinvolti in percorsi di formazione sono occupati a tempo pieno in una grande impresa privata, possiedono un diploma universitario e sono di nazionalità svedese.


Principali conclusioni del rapporto svedese

Il caso svedese mostra un sistema di WOV ampiamente promosso dalle parti sociali e integrativo rispetto al sistema di protezione sociale pubblico. La maggior parte dei benefici di WOV sono previsti dai contratti collettivi e le assicurazioni sono gestite, nella maggioranza dei casi, da un’unica organizzazione non profit, tradizionalmente legata al partito laburista. Il settore più sviluppato è quello della conciliazione, dove molto è fatto per garantire un ulteriore aiuto alle famiglie. Segue il settore della formazione professionale dove, anche in questo caso, il WOV è più diffuso rispetto a quanto riscontrato negli altri paesi oggetto di ProWelfare. Al contrario, per quanto riguarda l’ambito della salute, il WOV non è particolarmente sviluppato e gli interventi riguardano principalmente l’integrazione al reddito. 

Una così larga diffusione è dovuta alla volontà dei datori di lavoro e dei sindacati di intervenire integrando il servizio pubblico. Dal punto di vista delle imprese, le principali motivazioni all’introduzione del WOV sono legate alla volontà di offrire una buona immagine dell’impresa per renderla più attrattiva sul mercato del lavoro, migliorando così le sue prestazioni nel campo della Corporate Social Responsability, e contribuendo parallelamente al benessere e al miglioramento delle competenze dei lavoratori. Per i rappresentanti dei lavoratori invece garantire il WOV è parte del senso stesso dell’esistenza del sindacato: fornire condizioni di lavoro sempre migliori, per bilanciare il rallentamento della crescita dei salari offrendo servizi o integrazione del reddito.

Per maggiori informazioni relative al rapporto svedese è possibile contattare l’autore Bo Johansson: [email protected]


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