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Continuiamo a parlare di coworking. Di che cosa si tratta? Quale è il nesso che lega questo fenomeno al welfare? E quali sono le sue potenzialità? Per rispondere a queste e altre domande, abbiamo intervistato Riccarda Zezza, co-fondatrice dello spazio di coworking milanese Piano C. Per capire come, ma soprattutto perché, nascono progetti di coworking per supportare le persone nella gestione della così detta “conciliazione famiglia-lavoro”.

Piano C – Il progetto

1. Quando e perché nasce Piano C? Quale è stata l’idea iniziale e come è stata sviluppata?
Piano C nasce alla fine del 2012 a Milano come il primo spazio nato per far incontrare donne e lavoro. Lanciato come una realtà di coworking e servizi per donne e papà, Piano C vuole in realtà dimostrare che un nuovo modo di lavorare è possibile, e che la felicità e la produttività non sono un "gioco a somma zero”.

2. Da dove nasce la sensibilità particolare verso i temi del welfare e della conciliazione famiglia-lavoro?
Dietro l’idea di Piano C ci sono sette donne che hanno sperimentato in prima persona come le regole che oggi governano il mondo del lavoro, lungi dal renderci più efficienti e produttivi, ci complicano la vita e ci rubano tempo, spesso finendo con l’obbligarci a scegliere dei compromessi che sottraggono risorse all’economia e frenano la crescita delle persone. Ecco perché l’offerta di Piano C si fonda sul welfare.

Preferiamo non parlare di conciliazione perché è un processo a valle – prevede che ci sia già stata la “rottura” – mentre noi vogliamo intervenire a monte.

3. In che cosa Piano C si differenzia da altri spazi di coworking?

La nostra offerta, che si articola su quattro linee (persone, aziende, startup, istituzioni), ci rende un unicum.

Alle persone. Un luogo fisico dove “avvengono cose” e si allacciano relazioni in ambito professionale: vi transitano professionisti, aziende e istituzioni; lo spazio invita a sviluppare sinergie, anche grazie agli innovativi Servizi Salvatempo® e all’area Cobaby® (uno spazio custodito da un’educatrice professionista per bambini dai 0 ai 12 anni). Ospitiamo un’agenda di eventi sul tema innovazione dell’organizzazione del lavoro, diversity e nuove competenze della leadership. Abbiamo una rete di partner che offrono formazione, consulenza specialistica, contatti a 360 gradi con il mondo del lavoro.

Le tre soluzioni C to Work
I. Bridge to Work – un ponte tra studio e lavoro:
a. rivolto a chi ha completato il percorso educativo e basato su attività estremamente concrete di micro-progettazione, che consentono ai giovani di mantenersi visibili e in movimento;
II. Back to Work – per tornare a lavorare dopo una pausa:
a. rivolto a chi vuole rientrare nel mondo del lavoro dopo un periodo di assenza;
III. Rework – il tuo lavoro può diventare una passione:
a. rivolto a chi è ancora attivo nel mondo del lavoro ma in modo non soddisfacente, e vorrebbe “cambiare frequenza”, migliorare la propria partecipazione, reinventarsi.

MaaM – Maternity as a Master – la nostra proposta unica al mondo di trasformazione dell’esperienza della maternità in competenze di leadership, declinata in due versioni:
I. MaaM Leave: per le donne in congedo di maternità: 10 incontri di mezza giornata che attivano la consapevolezza delle nuove competenze e fanno del congedo di maternità un periodo di sviluppo personale, mettendo le donne in condizione di rientrare nel mondo del lavoro più forti e preparate di quando ne sono uscite;
II. MaaM Open: un ciclo di conferenze aperto a tutte/i per mettere in luce la transilienza delle competenze dalla maternità al lavoro e aumentare la consapevolezza della nuova leadership femminile.

Alle aziende. MaaM corporate: un percorso formativo unico al mondo rivolto agli alti potenziali. Attraverso la “porta della maternità”, MaaM attiva la capacità naturale delle competenze di fluire da una parte all’altra della vita e trasforma le competenze della maternità in competenze di leadership immediatamente operative in azienda. MaaM è destinato a rivoluzionare il paradigma della maternità sul lavoro, ma anche a cambiare radicalmente la definizione di leadership: da un insieme di competenze sviluppate in contesti costruiti in modo artificiale, a un’attitudine naturale che può essere praticata ogni giorno a casa propria. Back to Work Corporate: l’assenza di una dipendente nel periodo della maternità può diventare un’opportunità per organizzare il lavoro in modo diverso, far crescere la squadra, snellire i processi. Il ritorno di una collaboratrice dalla maternità può essere un momento in cui cresce la motivazione e in cui l’azienda fa la differenza nel rimettere insieme tutto.

I pacchetti Back to Work nascono con questa idea. Prevedono un periodo di qualche mese in cui al rientro dal congedo di maternità la lavoratrice alterna periodi in ufficio a periodi in cui lavora presso Piano C. Gli obiettivi sono quelli aziendali, il contesto aiuta a ripartire nei nuovi termini, bilanciando tutto con più facilità (una postazione dove lavorare… e in più: incontri con altre mamme che lavorano, spazi attigui per i bambini piccoli per evitare lunghe separazioni, incontri di formazione e coaching).

La consulenza: posizionandosi come punto di riferimento del mercato sule tema donne e lavoro, Piano C è in grado di proporre soluzioni su misura alle aziende che vogliono:
1. Avviare al proprio interno iniziative innovative di leadership al femminile
2. Ingaggiare in termini di marketing il segmento di clientela “donna che lavora”
3. Interloquire con una estesa base di donne che lavorano, per sviluppare insieme prodotti, progetti, collaborazioni.

Alle startup. Nell’ambito dell’obiettivo di cambiare l’immaginario comune sul tema “donne e lavoro”, lanciamo un percorso di incubazione per startup femminili insieme al nostro partner Make a Cube. StartHER prevede che i dieci migliori progetti vengano inseriti in un percorso di incubazione “ad alta densità” della durata di due mesi. In parallelo al lavoro di crescita e maturazione delle dieci startup, un centro studi ha l’obiettivo di analizzare le specificità che emergono nel fare impresa al femminile, in modo da identificare specificità, punti di forza e debolezza e modelli positivi.

Alle istituzioni. Ci proponiamo alle istituzioni come un laboratorio di buone prassi e di innovazione in ambito organizzativo, di diversity e di accesso alle pari opportunità. Nel 2012 abbiamo vinto il primo premio della Banca Europea per gli Investimenti come miglior Progetto di Innovazione Sociale in Europa. Vogliamo continuare a produrre modelli di cambiamento che le istituzioni possano cogliere e replicare per aumentare il modo esponenziale l’impatto e la penetrazione del nostro lavoro.
 

4. Quale è il vostro target di riferimento? Chi è oggi il “coworker tipo”?
In Piano C trovano spazio e servizi i liberi professionisti, imprenditrici e imprenditori, le piccole imprese (anche artigianali), i dipendenti d’azienda con possibilità di telelavoro, e realtà del Terzo settore. Tutti accomunati dalla condivisione della filosofia e dei valori di Piano C.

5. Come funziona la “convenzione” con il Comune di Milano per agevolare la fruizione del servizio?
Piano C è tra gli spazi di coworking accreditati dal Comune di Milano: la coworker o il coworker possono presentare la propria attività (in essere o progettuale) e il Comune valuta la candidatura stilando un elenco di persone che possono accedere ai voucher (spendibili negli spazi accreditati). Il voucher consiste nel rimborso del 50% delle fatture sostenute nel coworking, fino a un massimo di 1500 euro. I voucher sono a esaurimento fondi.
 

Risultati e prospettive

6. Parliamo del successo del progetto fino a ora: quanti sono gli iscritti? Qual è il loro grado di soddisfazione verso le diverse proposte? Che cosa fa davvero la differenza e rende il coworking attraente?
Attualmente frequentano i nostri spazi più assiduamente una cinquantina di coworker. La nostra community però è molto più ampia e conta più di 2000 contatti: un capitale reputazionale e relazionale enorme, frutto dello straordinario lavoro fatto nel 2013 e che vorremmo valorizzare in questo 2014.

Il vero collante del nostro network è l’adesione a una visione di trasformazione chiara, riassumibile in una celebre frase di Albert Einstein: “non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose”.. Frase che abbiamo scritto anche sui muri di Piano C!

7. Quali problemi incontrate/avete incontrato?
I cambiamenti culturali richiedono tempo, determinazione e risorse finanziare importanti. Fino ad oggi siamo andati avanti con le nostre sole forze ma una mano (soprattutto sulle risorse) da parte di altri attori interessati (istituzioni, aziende, ecc.) ci darebbe una spinta propulsiva maggiore.

8. Quali prospettive avete per il futuro? Nuovi progetti e iniziative?
Piano C è una realtà in continua evoluzione, sempre pronta a cogliere gli stimoli della community e dell’ambiente esterno. In soli 12 mesi abbiamo introdotto tante novità, oggi ben razionalizzate nell’offerta che ho presentato precedentemente. I progetti più ambiziosi per il futuro sono una nostra piattaforma (network e contenuti) per aumentare il nostro impatto su tutto il territorio nazionale e lo sviluppo del modello di licensing: essere presenti in modo agile su tutto il territorio nazionale e replicare i benefici del format Piano C innestando i nostri servizi in spazi già esistenti.
 

Coworking e secondo welfare

9. Ritenete che il coworking possa fornire un contributo rilevante per lo sviluppo dei servizi di welfare?
Piano C è l’esempio lampante del connubio coworking – servizi di welfare: un binomio dirompente ed economicamente impegnativo ma sostenibile. La nostra idea di innestare “pezzi” del format su spazi già esistenti va proprio in questa direzione.

10. Quale contributo chiedete agli altri soggetti che operano sul territorio (es. istituzioni pubbliche locali e non, Terzo settore, parti sociali..) per favorire lo sviluppo del fenomeno del coworking? Quali sinergie si potrebbero creare tra i soggetti del “secondo welfare”?
Questa domanda tocca perfettamente i temi della seconda conferenza nazionale di coworking tenuta a Roma lo scorso dicembre. I dibattiti tra noi addetti ai lavori hanno generato un documento che verrà presentato all’ANCI. La fine del capitalismo neoliberista e di quello molecolare – tipico del nostro Paese – richiedono attente riflessioni sul nuovo ruolo che devono giocare i vari attori del territorio, una partita in cui il coworking si candida come catalizzatore, razionalizzatore, valorizzatore delle varie iniziative e sinergie messe in campo dai vari player (es. istituzioni pubbliche locali e non, Terzo settore, parti sociali, ecc.) locali. I dati nazionali presentati in occasione della conferenza di Roma ci raccontano che stiamo andando in questa direzione. E Piano C è un ottimo esempio a cui tutti possono attingere.
 

 

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