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Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina sono state attivate numerose iniziative per far fronte al bisogno di beni di prima necessità, in particolare di beni alimentari, sia nei territori colpiti dalla guerra e nei Paesi limitrofi, sia in Italia, dove sono accolti rifugiati. Le iniziative si muovono infatti principalmente su due fronti: quello dell’assistenza “in loco” e quello dell’assistenza a chi è arrivato nel nostro Paese, e sono portate avanti da quegli attori – come empori della solidarietà o il Banco alimentare – già impegnati nel contrasto alla povertà e spreco alimentare, e da quella fitta rete di imprese, associazioni e cittadini che da anni li supportano come volontari e donatori. Una macchina articolata che dopo l’emergenza Covid si è subito attivata per affrontare la nuova emergenza.

Gli aiuti in Ucraina e nei Paesi vicini

Per quanto riguarda gli “aiuti in loco”, sono moltissime le iniziative avviate per raccogliere e inviare aiuti materiali direttamente in Ucraina.

Tra esse si segnala ad esempio l’adesione del Banco Alimentare all’iniziativa di raccolta fondi #AllTogether4Ukraine promossa e coordinata dalla FEBA, la Federazione Europea Banchi Alimentari, cui aderiscono i Banchi di 30 Paesi in Europa, incluso quello di Kiev. L’obiettivo è cercare di aiutare il Banco dell’Ucraina ma anche di sostenere l’attività dei Banchi Alimentari dei Paesi confinanti che accolgono numerosi profughi, oltre a quelli che vi transitano per raggiungere altri Paesi. La FEBA, si legge sul sito, ha già erogato 860.757 euro ai suoi membri in Ucraina, Moldavia, Polonia, Romania e Slovacchia per far fronte a trasporti, immagazzinaggio, personale e acquisto di cibo. Riporta inoltre di aver ricevuto giù più di 4 milioni di euro di donazioni da tutto il mondo, e quasi 3.000 tonnellate di cibo per aiutare la popolazione ucraina fuggita in Repubblica Ceca, Ungheria, Moldavia, Macedonia del Nord, Polonia, Romania e Ucraina.

A questo intervento di sistema si affiancano moltissime iniziative di raccolta beni da inviare in Ucraina portate avanti su tutto il territorio nazionale.

Ad esempio il Comune di Bologna, gemellato con la città di Kharkiv, ha avviato una raccolta di beni di prima necessità, tra i quali cibo ma anche medicinali generici, paramedicinali e dispositivi medici, che saranno portati nella città ucraina dall’ONG Mediterranea. I beni possono essere consegnati presso gli Empori solidali di Case Zanardi e il Circolo Arci Caserme Rosse 

Gli empori del modenese finora hanno invece raccolto e spedito in Ucraina 14 tonnellate di beni alimentari e di prima necessità

Gli interventi per aiutare chi è fuggito in Italia

 Accanto ad esse, ci sono le iniziative rivolte ai profughi ucraini che hanno trovato rifugio in Italia. Sostanzialmente tutti gli empori e i centri distribuzione di prodotti alimentari hanno aperto le porte o si stanno organizzando per farlo, avviando sinergie con enti locali, parrocchie e associazioni.

Ad esempio, l’emporio di Terni ha istituito una speciale tessera “Emergenza Ucraina” per far accedere tutte le famiglie in fuga dalla guerra ai propri servizi di sostegno.

Così come altre realtà di questo tipo sparse per il Paese. Presumibilmente si passerà da una fase emergenziale a libero accesso a una fase più strutturata, in cui anche le famiglie ucraine entreranno nel sistema di accesso e approvvigionamento tipico degli empori. Il che è destinato ad aumentare le richieste di aiuto a queste strutture, che già nel 2020-2021, per effetto del Covid, avevano segnato un forte incremento. Ad esempio, gli empori veneti segnavano un aumento degli accessi al servizio dall’inizio della pandemia con un valore di +27% rispetto ai mesi precedenti, mentre Caritas Ambrosiana segnalava un incremento delle richieste del 50%.

Per fare fronte alle richieste in crescita, sono quindi partite campagne straordinarie per la donazione e la consegna di beni. Ad esempio a Modena l’emporio Portobello – che assiste già 230 famiglie ucraine, per un totale di 650 persone, di cui la metà minori – ha invitato i cittadini a donare prodotti alimentari, prodotti per l’igiene personale e della casa e pannolini per bambini, che possono essere consegnati direttamente all’emporio.

Oppure, come nel caso di Acqui Terme, vengono redistribuiti dall’emporio anche gli alimenti raccolti dalla Protezione Civile che non sono stati spediti con gli aiuti umanitari, quindi in eccedenza, che in questo modo non vanno sprecati. Inoltre la Protezione civile aperta sta realizzando una campagna aperta a cittadini, imprese e enti non profit per raccogliere alimenti e beni di prima necessità.

Non solo non profit

Da segnalare è anche il ruolo delle imprese. Ad esempio, Granarolo ha donato al Fondo sociale di comunità “Dare per fare”, attivo nel bolognese, 10.147 litri di latte e 10.611 chilogrammi di pasta che i Comuni hanno distribuito sui propri territori grazie al coordinamento di Volabo-Centro servizi per il volontariato della città metropolitana di Bologna. I quantitativi di latte a lunga conservazione e pasta sono stati determinati grazie alle richieste espresse dai Sindaci in un sondaggio online rivolto ai 55 Comuni e messo a punto proprio per distribuire in maniera mirata i beni donati da Granarolo.

Infine, un aiuto arriva dalle nuove tecnologie, come Spesa Sospesa For Ukraine, l’iniziativa che il network solidale Lab00 Onlus ha ideato insieme alla onlus Terres des Hommes (ve ne avevamo parlato qui) che, attraverso la propria rete, si occuperà della distribuzione e consegna di beni di prima necessità ai profughi in arrivo dall’Ucraina . Per contribuire all’iniziativa i cittadini privati possono fare una donazione singola sul sito, mentre le aziende possono scegliere di donare o vendere a un prezzo simbolico le proprie eccedenze o potenziali sprechi. Regusto, partner tecnologico dell’iniziativa, attraverso la tecnologia blockchain che permette di registrare tutte le transazioni, i movimenti e le destinazioni dei beni, garantirà che tutte le operazioni rispettino i requisiti di totale trasparenza.