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La povertà continua a dilagare. Lo confermano i nuovi dati Istat relativi al 2017, che calcolano i nuovi livelli di povertà assoluta (l’impossibilità di accedere al consumo di uno specifico paniere di beni considerati essenziai) e la povertà relativa (che tiene conto del tenore di vita medio della popolazione, misurato sulla base dei consumi).
 

La povertà assoluta: mai così alta dal 2005

Nel 2017, le persone in povertà assoluta erano 5 milioni e 58 mila, pari a 1 milione e 778 mila famiglie. Rispetto all’anno precedente, la povertà assoluta cresce sia se consideriamo le famiglie, sia se consideriamo le persone. In termini percentuali le famiglie in povertà sono il 6,9% del totale delle famiglie residenti (dal 6,3% nel 2016), gli individui sono invece l’8,4% del totale dei residenti (contro il 7,9% del 2016). Entrambi questi valori sono i più alti degli ultimi dodici anni (dal 2005).
 

 

Figura 1.Incidenza povertà assoluta delle famiglie per ripartizione geografica, anni 2014-2017, valori percentuali.

Fonte: Istat (2018), La povertà in Italia. Anno 2017, p. 1. 

 

La condizione dei minori si conferma critica. Nel 2017, i minori in povertà assoluta sono 1 milione 208 mila pari al 12,1% del totale dei minori residenti (12,5% nel 2016). Dal 2014, questo valore non è mai sceso sotto il 10%. Inoltre, rispetto all’anno precedente, peggiorano le condizioni delle famiglie con almeno un figlio minore (dal 9,9% al 10,5%), confermando il trend di continuo incremento registrato a partire dal 2013. Nel caso delle famiglie con un minore, l’incidenza della povertà assoluta si attesta al 9,5%; ma, la povertà assoluta cresce all’aumentare del numero di figli (9,5% nel caso di un figlio, 9,7% nel caso di due figli) e raddoppia se ci sono tre o più figli minori (20,9%).

L’incidenza della povertà decresce all’aumentare dell’età. Se, come abbiamo visto, i minori in povertà assoluta sono il 12,1% del totale dei minori residenti, l’incidenza della povertà scende leggermente e arriva al 10,4% (valore più elevato dal 2005 e superiore di 0,4 punti percentuali rispetto al 2016) se consideriamo i giovani di età compresa fra 18 e 34 anni (1 milione e 112 mila) e si riduce drasticamente, arrivando al 4,6%, se consideriamo gli anziani (611 mila). Ne consegue che le famiglie più povere sono quelle più giovani. Infatti, l’incidenza della povertà assoluta decresce all’aumentare dell’età della persona di riferimento. Il valore minimo (4,6%) si registra tra le famiglie in cui la persona di riferimento ha più di 64 anni, quello massimo tra le famiglie in cui la persona di riferimento è sotto i 35 anni (9,6%).

Considerando la distribuzione geografica, vediamo che la crescita della povertà assoluta interessa soprattutto il Sud, sia se consideriamo le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia gli individui (da 9,8% a 11,4%). Il peggioramento interessa, in particolare, i comuni che si trovano al centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e quelli fino 50 mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%). Ma la povertà aumenta anche al Nord e, in particolare, nei comuni al centro di area metropolitana (da 5,5% a 7,3%) e nelle periferie delle aree metropolitane considerate dall’Istat unitamente ai comuni con più di 50 mila abitanti (da 4,2% a 5,7%).

La povertà assoluta si mantiene al di sotto del valore medio tra le famiglie di soli italiani (5,1%). Rispetto al 2016, si registra tuttavia un aumento (era 4,4%), soprattutto nel Mezzogiorno (da 7,5% nel 2016 a 9,1% nel 2017). Valori molto elevati si registrano tra le famiglie di soli stranieri (29,2%); in questo caso valori superiori al 20% si registrano in tutte le ripartizioni geografiche, ma la situazione peggiora drammaticamente al Sud dove l’incidenza della povertà assoluta delle famiglie straniere supera il 40%. Per le famiglie miste, l’incidenza è del 16,4%, in netto calo rispetto al 2016 (27,4%).

La povertà assoluta diminuisce tra gli occupati (da 6,4% a 6,1%) e aumenta tra i non occupati (da 6,1% del 2016 al 7,7%). Nelle famiglie in cui la persona di riferimento è un operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie in cui la persona di riferimento è ritirata dal lavoro (4,2%).

Considerando il titolo di studio, cresce (rispetto al 2016) l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare: dall’8,2% del 2016 si porta al 10,7%. Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata mostrano invece un’incidenza molto più contenuta (3,6%).


La povertà relativa: il peggioramente trainato dal Mezzogiorno

Analogamente alla povertà assoluta, nel 2017, cresce anche la povertà relativa. In particolare, erano in condizione di povertà relativa 3 milioni 171 mila famiglie (12,3% nel 2017, contro 10,6% nel 2016) pari a 9 milioni 368 mila individui (15,6% nel 2017 contro 14,0% dell’anno precedente). In larga parte, il peggioramento è trainato dal Mezzogiorno (da 19,7% a 24,7% in termini di famiglie, da 23,5% a 28,2% in termini di individui).


Incidenza povertà relativa (famiglie) per ripartizione geografica. Anni 2014-2017, valori percentuali.


Fonte: Istat (2018), La povertà in Italia. Anno 2017, p. 1.

 

La povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro componenti (19,8%) o cinque componenti e più (30,2%) e soprattutto tra quelle giovani: quando la persona di riferimento ha meno di 35 anni raggiunge il 16,3%, mentre scende al 10% nel caso degli ultra-sessantaquattrenni.

Come nel caso della povertà assoluta, i dati sulla povertà relativa confermano le difficoltà per le famiglie composte da soli stranieri: l’incidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,2% al Nord, 29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).

L’incidenza della povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione (37%): in quest’ultimo caso si registra un peggioramento rispetto al 31,0% del 2016.

Considerando infine il livello di istruzione della persona di riferimento delle famiglie, il peggioramento più consistente si registra ai livelli medio-bassi: nel caso di nessun titolo di studio o licenza elementare, la povertà relativa passa infati dal 15,0% del 2016 al 19,6% del 2017; con licenza di scuola media passa invece dal 15,0% al 16,6%. Se la persona di riferimento ha almeno il diploma l’incidenza si attesta al 6,5%.

Riferimenti

La nota 2018 dell’Istat sulla povertà (dati 2017)