A seguito dell’approvazione del “Piano nazionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2018/2020” che costituisce lo strumento programmatico per l’utilizzo della quota del Fondo Povertà destinata al rafforzamento dei servizi territoriali, le regioni sono state chiamate a predisporre specifici piani di recepimento. Dopo aver analizzato il Piano regionale dell’Emilia Romagna, in questo articolo ci concentriamo su quello del Piemonte approvato con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 43-6593 del 9 marzo 2018.

La governance dei servizi in Piemonte

In linea con quanto indicato dall’art. 14 del d.lgs 147/2017, l’elaborazione del Piano regionale ha visto la collaborazione delle autonomie locali, delle parti sociali e degli enti del terzo settore riuniti nel “tavolo regionale della protezione e dell’inclusione sociale”. In Piemonte è presente un consolidato sistema di governance multilivello che vede la Regione attiva nel coordinamento e nella progettazione delle politiche sociali implementate a livello territoriale.

Nel dettaglio, gli organismi di governance regionale sono: il già citato “tavolo regionale della protezione e dell’inclusione sociale”, che vede al suo interno diversi sottogruppi focalizzati su tematiche e questioni specifiche; la cabina di regia regionale per gli interventi in ambito socio-lavorativo; la cabina di regia regionale per gli interventi in ambito socio-sanitario; la rete del welfare abitativo.

Nell’ambito delle azioni di welfare promosse dalla Regione Piemonte è attribuita grande rilevanza al coinvolgimento di tutti gli attori locali pubblici e privati; questo metodo partecipativo è stato adottato, in particolare, nella stesura del Patto per lo sviluppo di comunità solidali, lo strumento regionale di programmazione delle politiche sociali in Piemonte.

Gli obiettivi del piano regionale

Il Piano regionale fissa una serie di obiettivi cui corrispondono specifiche linee programmatiche. Questi obiettivi riguardano: 1) la promozione di un approccio multidisciplinare nella definizione degli interventi; 2) il potenziamento delle reti territoriali; 3) la sperimentazione di approcci innovativi; 4) l’integrazione di risorse comunitarie, nazionali e regionali; 5) la programmazione su base triennale di specifiche azioni di rafforzamento del sistema dei servizi sociali.

Approccio multidisciplinare
Per promuovere l’adozione di un approccio multidisciplinare nella definizione degli interventi, la Regione ha previsto che, in ciascun ambito territoriale, siano individuati dei “facilitatori/coordinatori” responsabili di facilitare l’integrazione fra gli attori e promuovere lo sviluppo di sinergie fra le competenze, le risorse, le reti, e le conoscenze disponibili a livello locale.

A livello regionale sarà poi istituito un gruppo di lavoro incaricato di indagare gli elementi che ostacolano l’inclusione dei nuclei familiari. Il gruppo, che avrà il compito di redigere gli atti amministrativi volti ad attuare il DGR 39-2017 del 17 luglio 2017 (Profili di criticità), dovrà collaborare strettamente con i servizi territoriali.

Infine, attraverso il Piano, la Regione si impegna a realizzare dei corsi di formazione rivolti agli operatori che, a livello territoriale, sono coinvolti nella definizione dei percorsi di inclusione attiva. Questa azione sarà realizzata grazie al sostegno economico della Banca Mondiale e dell’Ordine degli Assistenti Sociali.

Potenziamento della rete territoriale
Il Piano prevede che la Regione, attraverso il “Tavolo regionale della protezione e dell’inclusione sociale” eserciti funzioni di coordinamento della rete dei servizi e di raccordo tra i diversi attori – istituzionali e non – impegnati nel contrasto alla povertà. Per supportare la partecipazione del Terzo Settore, la Regione si impegna inoltre a promuovere accordi tra i Comuni e/o tra gli Enti Gestori delle funzioni assistenziali che, a livello di ambito, sono impegnati nella definizione dei progetti personalizzati. In particolare, il Piano prevede che la Regione definisca uno “schema di accordo territoriale” in cui ciascun ambito dovrà specificare le modalità di collaborazione tra i servizi sociali e i diversi attori impegnati nel contrasto alla povertà, anche al fine di costituire le équipe multidisciplinari e di coordinare l’elaborazione dei progetti personalizzati.

La Regione si impegna inoltre a promuovere l’omogeneità degli ambiti territoriali di programmazione per i servizi sociali, sanitari e del lavoro e a predisporre un piano di armonizzazione delle risorse economiche. In particolare, la Regione intende affiancare i Comuni e gli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali nella gestione dei diversi fondi disponibili per il contrasto alla povertà.

Attraverso il piano, la Regione intende sviluppare strumenti e indicatori volti a individuare e assistere quella “zona grigia” di famiglie e persone che, pur non essendo in possesso dei requisiti necessari a beneficiare del REI, sono a rischio di povertà.

La Regione Piemonte ritiene infine necessario dotare gli enti e gli operatori di strumenti adatti alla costruzione dei percorsi personalizzati rivolti non solo ai beneficiari del REI ma anche a coloro che, pur non beneficiando della misura, sono a rischio di povertà. Tali strumenti, che riguardano la realizzazione di occasioni di confronto fra i servizi, la realizzazione di attività formative e il potenziamento della dotazione tecnologica, dovranno favorire l’inclusione attiva dei beneficiari grazie alla valorizzazione delle risorse presenti nelle singole comunità locali.

Sperimentazione di percorsi e interventi di innovazione sociale
Il Piano regionale richiama la necessità di promuovere lo sviluppo di politiche innovative con particolare riferimento all’ambito sanitario e del lavoro. A tal fine, già nel 2017, è stato avviato WeCaRe (Welfare Cantiere Regionale), un programma di innovazione sociale che deve ora essere pienamente attivato.

Due sono in particolare le problematiche verso cui concentrare lo sforzo innovativo. La prima riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro di coloro che, non possedendo competenze specifiche, sono considerati “non occupabili” o “difficilmente occupabili”. La seconda problematica riguarda invece la povertà estrema e, in particolare, i senza fissa dimora. In questo caso, lo sforzo innovativo della Regione dovrà essere coerente con le indicazioni contenute nelle “Linee di indirizzo nazionali per il contrasto alla grave emarginazione adulta” (che abbiamo approfondito qui), senza dimenticare le iniziative già in essere a seguito della pubblicazione dell’AVVISO 4 PO I FEAD a livello locale.

Integrazione tra fondi e programmi comunitari, nazionali e regionali
La Regione si impegna a promuovere il coordinamento delle risorse e dei programmi di contrasto alla povertà disponibili a livello comunitario, nazionale, regionale e locale e a individuare delle modalità di integrazione con le risorse provenienti da altri programmi comunitari (es. Piano di Sviluppo Rurale-Agricoltura sociale-Progetti Leader, Programma Interreg, Alcotra, bandi ad azione diretta, programmi FAMI).

Definizione degli specifici rafforzamenti su base triennale del sistema di interventi e servizi sociali per il contrasto alla povertà
Il Piano regionale richiama la necessità di porre in essere le azioni necessarie a garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) introdotti dal Piano nazionale. All’interno di questo obiettivo generale, e tenendo conto delle indicazioni contenute nel Piano nazionale, il Piano Regionale richiama le azioni prioritarie di intervento.

Il rafforzamento del servizio sociale. In questo caso, il riferimento è alla necessità di potenziare l’organico degli assistenti sociali. In particolare, il Piano regionale sottolinea la necessità che sia garantito un livello uniforme di servizi sul territorio e tale obiettivo può essere raggiunto anche grazie al potenziamento del numero di assistenti sociali, che, secondo quanto previsto a livello nazionale, dovranno essere almeno uno ogni 5.000 abitanti.

Rafforzamento dei Punti per l’accesso al REI. Un ulteriore obiettivo posto dal Piano nazionale è quello di garantire un numero sufficiente di sportelli, utili a favorire l’accesso alla misura anche attraverso il sostegno nella fase di presentazione della domanda. In particolare, i territori che già soddisfano i requisiti richiesti per il rafforzamento del servizio sociale professionale devono garantire almeno un punto di accesso ogni 40.000 abitanti.

Rafforzamento degli interventi di conciliazione e di attivazione lavorativa. Per ridurre la povertà, a ciascun ambito territoriale è richiesto di fornire alcuni servizi fondamentali commisurati in base alle necessità dei destinatari del REI e degli altri cittadini. Tali servizi riguardano:

  • la conciliazione vita-lavoro;
  • le politiche attive del lavoro;
  • l’orientamento, la consulenza e l’informazione per l’inserimento nel mondo del lavoro;
  • la formazione per il lavoro.

Promozione di accordi di collaborazione di rete. Al fine di favorire lo sviluppo di reti territoriali è auspicabile che a livello locale siano:

  • promosse azioni per l’innovazione e l’empowerment degli operatori coinvolti servizi di attivazione
  • realizzate azioni di networking per la migliore attuazione degli interventi connessi al REI
  • definiti percorsi formativi rivolti ai diversi esponenti del Terzo Settore per favorire la loro integrazione all’interno del sistema dei servizi.

L’attività di monitoraggio e valutazione

Nel corso del triennio 2018-2020 sarà inoltre realizzata un’attività di monitoraggio e valutazione volta a verificare, anche in itinere (a 18 mesi dall’approvazione del piano), il buon funzionamento del coordinamento, delle sinergie e, più in generale, di tutte le attività connesse all’attuazione della misura. Il risultato di questa attività costituirà la base della programmazione relativa al triennio successivo. Per favorire l’aggiornamento costante e lo scambio di informazioni sul proseguimento delle attività, la Regione si impegna infine a organizzare specifici eventi sul territorio regionale.

Le risorse messe in campo

Per il 2018, la “quota servizi” del Fondo povertà destinata al Piemonte è pari complessivamente a 16.401.600 euro che corrispondono al 6,07% del totale delle risorse messe a disposizione a livello nazionale. Per il contrasto alla povertà estrema gli ambiti territoriali piemontesi disporranno, per l’anno 2018, di 462.400 euro cui si aggiungono risorse pari a 740.800 euro attribuite direttamente al Comune di Torino (in quanto capoluogo di città metropolitana con più di 1.000 persone senza dimora).

Infine, ammontano a 450.000 euro le risorse riservate per il 2018, in via sperimentale, al finanziamento di interventi in favore di coloro che, al compimento della maggiore età, vivono fuori dalla famiglia di origine a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria.