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In seguito alla ridefinizione del sistema di accoglienza nazionale sancito dalla legge 132/2018, lo SPRAR, rinominato Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI), assume la natura di "sistema parallelo di welfare". Tale strumento sarà destinato ad occuparsi, oltre che di protetti internazionali, di minori non accompagnati, persone vittime di tratta, di sfruttamento e violenza così come anche di persone interessate da problemi medico-sanitari di varia entità. Sul numero 2/2019 di Welfare Oggi si analizzano le ricadute territoriali di 12 iniziative di circa 1.000 esperienze SPRAR studiate a livello nazionale, e che si caratterizzano per originalità, riproducibilità e rilevanza.

Oggi, nel momento in cui la legge 132/2018 ha ridefinito il sistema di accoglienza nazionale prevedendo servizi di prima assistenza per richiedenti asilo nei centri governativi e riservando a rifugiati (e ad alcune categorie specifiche di soggetti) gli interventi di accoglienza integrata garantiti nel sistema SPRAR, si ritiene utile acquisire consapevolezza sui risultati di questa esperienza al fine di comprendere più puntualmente la natura degli interventi a supporto dei percorsi di inclusione sociale. Lo SPRAR, ora rinominato Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI), per effetto delle modifiche che ne circoscrivono il campo di azione, assume la natura di «sistema parallelo di welfare», destinato ad occuparsi, oltre che di protetti internazionali, di minori non accompagnati, persone vittime di tratta, di sfruttamento e violenza così come anche di persone interessate da problemi medico-sanitari di varia entità (Giovannetti 2019).

In questa ottica è senz’altro utile un’iniziativa, partita nel 2016, che ha portato alla raccolta di oltre 1.000 esperienze di SPRAR su tutto il territorio nazionale. A partire da questo consistente patrimonio informativo, l’obiettivo del paper è analizzare le ricadute sui territori di un numero selezionato di iniziative che più rispondono a criteri di riferimento quali originalità riproducibilità e rilevanza e che presentano indicazioni dettagliate su obiettivi, metodologie applicate, attività svolte, attori coinvolti e risultati ottenuti, che per questo sono state approfondite come singoli studi di caso. Si tratta di 12 iniziative rispetto alle quali sono approfonditi tre aspetti: 1) l’attivazione di circuiti virtuosi di partecipazione alla vita comunitaria e inserimento in gruppi formali e informali; 2) la facilitazione delle modalità di accesso e fruizione dei servizi; 3) la creazione o consolidamento di reti con soggetti istituzionali e del privato sociale.

In particolare, i ragionamenti qui sviluppati partono dalla consapevolezza che le attività intraprese nell’ambito dello SPRAR non si rivolgono esclusivamente ai richiedenti asilo, titolari di protezione e ricorrenti ospitati nelle strutture o, in seconda battuta, agli operatori impiegati: in quanto espressione di welfare locale, il progetto SPRAR è parte integrante del contesto circostante (inteso come insieme di popolazioni e comunità autoctone, amministrazioni locali, servizi, opportunità e risorse) e inevitabilmente agisce su di esso operando cambiamenti di natura organizzativa, sociale culturale ed economica non sempre di segno positivo.

Se l’ambizione del Sistema è di sensibilizzare la collettività, migliorare e rafforzare la rete dei servizi, coinvolgere gli attori locali che a vario titolo possono essere funzionali ai percorsi di accoglienza, al tempo stesso è necessario fare i conti con l’innescarsi di una serie di dinamiche che, in una cornice politico-istituzionale più ampia, possono condurre al conflitto anziché alla coesione, all’ostilità anziché all’integrazione. 


Attivazione di circuiti virtuosi di partecipazione alla vita comunitaria e inserimento in gruppi formali e informali 

Le attività multiculturali (sportive, ricreative, culturali, di volontariato, ludiche, religiose) volte a favorire la socializzazione, la partecipazione, la conoscenza e il confronto tra migranti e popolazione autoctona occupano un posto centrale nella metodologia operativa dello SPRAR. Non si tratta di mere occasioni di aggregazione o coinvolgimento in eventi pubblici, ma di iniziative che mirano da un lato a sviluppare il senso di appartenenza ai territori, superando la percezione di essere “stranieri”, dall’altro a favorire la crescita culturale e sociale delle comunità locali, il superamento di stereotipi e pregiudizi, la creazione di rapporti di collaborazione, empatia e amicizia.

Il cibo, lo sport, l’arte sono potenti fattori di aggregazione. Tra le numerose iniziative analizzate si menziona il progetto “NarrAzioni”, realizzato dalla Coop.Soc. Ethica presso lo SPRAR di Cassino, che consiste in un ciclo di incontri con scrittori, poeti e utenti dello SPRAR, con la partecipazione degli operatori del progetto, durante i quali sono state trattate, nell’ottica di promuovere il pensiero critico, tematiche attinenti al percorso migratorio e all’integrazione. Tali incontri si sono svolti presso la Comunità Exodus e, grazie alla collaborazione con Exodus Tv, sono divenuti una trasmissione televisiva in puntate nella forma di talk-show con contributi musicali e multimediali. Il primo incontro si intitolava “Il viaggio”, inteso non solo come percorso migratorio, bensì come viaggio di piacere, viaggio introspettivo, viaggio come arricchimento culturale e personale. Il secondo incontro “Fuori tempo” si è basato sul reading teatrale dei brani tratti dal libro di Attilio Facchini che racconta la storia del territorio con delle leggende popolari, storie di guerra e di migrazione dalla Ciociaria. Al terzo incontro “Babele. Alla scoperta del linguaggio comune” sono stati riportati contributi personali e proposta una riflessione critica sulle dinamiche positive e negative che possono avere luogo quando due o più culture diverse vengono a contatto. Il quarto incontro “Rifugiati all’Estro” si è tenuto, nell’ambito della Giornata Mondiale del Rifugiato, presso un parco cittadino al fine sensibilizzare la comunità e promuovere una visione dello “straniero” che vada oltre gli stereotipi ricorrenti.

E ancora, a seguito della convenzione stipulata tra l’associazione culturale Imago Mundi e i progetti SPRAR “Villasimius Terra dell’uomo”, “UtAccoglie” e “CapoTerra d’accoglienza”, gestiti da Gruppo Umana Solidarietà "Guido Puletti", alcuni beneficiari dei centri hanno partecipato alla manifestazione “Monumenti Aperti 2017” in qualità di addetti all’infopoint, portando supporto linguistico alle guide turistiche incaricate alla visita e spiegazione dei monumenti. Nello specifico delle attività svolte, al fine di collaborare all’iniziativa, i beneficiari dello SPRAR Villasimius Terra dell’uomo hanno partecipato ad alcune lezioni di approfondimento, curate dai volontari del Servizio Civile Nazionale; a seguito della formazione ricevuta, nel corso della manifestazione hanno quindi presenziato gli info point offrendo informazioni sulla manifestazione stessa e sui monumenti affidatigli (Torre dell’elefante e Ghetto degli ebrei) sia in lingua italiana che in lingua inglese o francese; hanno inoltre offerto supporto linguistico (inglese e francese) alle guide turistiche impegnate ad accompagnare i turisti nella visita e spiegazione dei monumenti.

Tra le tante esperienze nel campo sportivo si riporta il progetto “Lo sport come fattore di inclusione sociale” realizzato dagli SPRAR di Sant’Alessio in Aspromonte e Campo Calabro gestiti dall’A.T.S. Aster Intercultura, finalizzato a favorire l’integrazione sociale dei cittadini migranti attraverso lo sport e contrastare le forme di discriminazione e intolleranza. Il percorso si è articolato su tre linee d’azione: programma di formazione specialistica per il conseguimento del diploma tecnico di “istruttore sportivo di base” rivolto ad operatori e beneficiari del progetto SPRAR con la presenza dei mediatori interculturali; organizzazione del convegno aperto alla cittadinanza “Lo sport come fattore di inclusione sociale” che ha coinvolto istituzioni, scuole e associazioni locali; svolgimento pratico della manifestazione con varie discipline sportive (attività motoria multidisciplinare, fitness musicale, danza, yoga, ecc.), organizzate con cadenza settimanale o bisettimanale da tecnici qualificati ASI, assistiti dai neo istruttori di base formati nella fase precedente, presso strutture sportive indicate dalle amministrazioni locali aperte e aperto a beneficiari, operatori e alla cittadinanza.

In termini di ricadute sociali, l’elemento che accomuna le tre esperienze è la creazione di uno spazio di socialità perlopiù informale che diventa occasione di scambio, ossia di trasferimento all’altro di una parte di sé. Nell’interazione quotidiana, “fare insieme qualcosa” determina un rafforzamento del tessuto sociale e del senso di appartenenza, abbattendo, attraverso la conoscenza reciproca, pregiudizi e diffidenze.

Nel progetto dello SPRAR di Cassino, il cui destinatario principale è proprio la comunità locale, la conoscenza utilizza il medium dell’arte e della narrazione, che consente di toccare la sfera più intima del proprio mondo “emotivo”, per poi stimolare nei partecipanti, attraverso l’immedesimazione con l’esperienza di vita dell’altro, il senso critico e la riflessione sul fenomeno migratorio. Il format proposto del talk show differenzia il progetto dalle tante iniziative di sensibilizzazione che spesso rimangono circoscritte ad un pubblico limitato di specialisti (come convegni o seminari a tema) e lo rende più accattivante anche per gli stessi beneficiari che hanno partecipato in qualità di testimonial.

Nell’ottica dell’accrescimento di relazioni sociali positive, la seconda iniziativa “Monumenti Aperti 2017” ha permesso innanzitutto ai beneficiari dei progetti SPRAR di potenziare nella fase formativa le loro competenze e conoscenze del territorio, aumentando così il senso di appartenenza territoriale e di cittadinanza attiva. Il loro utilizzo come supporto linguistico nella manifestazione ha inoltre consentito non solo di valorizzare le loro risorse e competenze di base, ma anche di creare un’occasione di “visibilità positiva”, in grado in sé di smontare molte immagini negative sugli ospiti dello SPRAR. Dal punto di vista dei migranti, relazionarsi con altre persone nella veste di “facilitatori della comunicazione” e non di beneficiari SPRAR incide profondamente sul senso di autostima.

La terza iniziativa analizzata considera lo sport come un linguaggio universalmente accettato che aiuta e agevola i processi di inclusione sociale e di conoscenza reciproca. L’idea di fondo è che lo sport sia in grado di anticipare le tendenze positive di integrazione e la costruzione di un comune senso di appartenenza tra i giovani italiani ed i loro coetanei migranti, con effetti positivi estesi anche alle relazioni interne alle comunità locali. Rispetto ai tanti progetti rilevati relativi a manifestazioni sportive o all’inserimento di rifugiati o richiedenti in gruppi agonistici e non (soprattutto squadre di calcio), qui appare originale l’intento di formazione specialistica in tale settore (con il conseguimento di un tesserino tecnico e l’iscrizione all’albo nazionale degli operatori sportivi) e il successo ottenuto in termini di forte partecipazione da parte di cittadinanza, delle équipe dei progetti SPRAR, dei beneficiari e delle stesse amministrazioni che hanno messo a disposizione le strutture sportive.

Una declinazione interessante del concetto di partecipazione riguarda i progetti di “cura del bene comune”. Quest’ultima assume valore politico nel momento in cui diventa uno dei modi in cui cittadini con-dividono fra di loro e con l’amministrazione risorse e responsabilità, riempiendo e facendo rivivere lo spazio pubblico attraverso azioni piccole, di basso impatto, locali, riproducibili, legate ai cicli del vivente, nell’intento di costruire un nuovo modello di società, la “società della cura” . Un esempio eloquente è rappresentato dal progetto “Dai beni comuni al ben(essere) comune” realizzato dal Consorzio Solidalia presso lo SPRAR di Marsala, che in un’ottica di collaborazione partecipata ha coinvolto gli alunni dell’istituto comprensivo Vivona e i beneficiari dello SPRAR Marsala-Vita ma anche gli altri membri della cittadinanza ciascuno con le proprie competenze, idee, capacità e tempo a disposizione. Il progetto di ristrutturazione del parco giochi comunale di Marsala si è sviluppato lungo un percorso che ha previsto nove incontri nell’arco di tre mesi. I primi sono stati dedicati alla sensibilizzazione di studenti e beneficiari sul tema dei beni comuni, alla scelta e alla supervisione del luogo da tutelare (con escursioni e laboratorio di fotografia). Successivamente, con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti (studenti, beneficiari, aziende, famiglie e attività commerciali ed artigianali) sono state effettuate attività di pulizia e raccolta differenziata, ripristino dei giochi e abbellimento del parco attraverso la piantumazione di piante da fiore. Anche la scelta del nome del parco è stata affidata a una procedura di “concorso” con tanto di commissione valutatrice mista formata dai rappresentanti dei vari soggetti. La presentazione del progetto realizzato attraverso la visione di due elaborati multimediali e la restituzione alla comunità del bene comune sono infine avvenute alla presenza delle istituzioni; ogni step si è concluso con l’organizzazione di momenti ludico-ricreativi e di convivialità (merende, feste con musica, “nutella party”, ecc.) estesi a tutta la popolazione locale.

Prendersi cura di un bene collettivo implica conoscenza e consapevolezza del patrimonio di un territorio e l’assunzione di un ruolo attivo nel valorizzarlo e preservarlo. Ciò ha comportato, in termini di ricadute, la costruzione di momenti intensi di socialità, in cui beneficiari e cittadinanza hanno testato la capacità di stare insieme, all’interno di un percorso strutturato di apprendimento e di scambio. Per i primi, ciò ha favorito l’interazione e la creazione di reti informali; per la seconda, ha rappresentato un’opportunità di conoscenza e avvicinamento alle tematiche dell’immigrazione e della protezione internazionale.


Facilitazione delle modalità di accesso e fruizione dei servizi 

Mentre si discute in maniera spesso strumentale sul peso dei migranti nel sistema di welfare e sui costi dell’accoglienza, le analisi empiriche mostrano che la presenza dei progetti territoriali SPRAR determina spesso rilevanti cambiamenti nei servizi locali sia in termini di attivazione di servizi aggiuntivi, sia in termini di ridefinizione delle modalità di accesso e di fruizione. In campo sanitario un esempio significativo è costituito dal progetto “Promozione della salute” dello SPRAR di Parma gestito da Ciac Onlus, il cui obiettivo è promuovere su un piano di equità l’accesso ai servizi sociali e sociosanitari da parte degli stranieri attraverso il promotore di salute, figura ponte e di prossimità in grado di creare una connessione tra i servizi e le comunità di stranieri presenti sul territorio. Tale figura costituisce il punto di incontro tra le aspettative e i bisogni dell’utente e le funzioni dei diversi servizi ed ha gli strumenti idonei ad una lettura integrata di situazioni multiproblematiche avendo una formazione sia di tipo giuridico sia sugli aspetti più propriamente sociali e sanitari. Il Progetto si è articolato in due fasi: una prima fase formativa rivolta agli operatori SPRAR e ai mediatori al fine di fornire le conoscenze di base necessarie alla realizzazione degli incontri di promozione della salute, realizzata in collaborazione con l’AUSL di Parma, con il coinvolgimento di medici e psicologi; una seconda fase di realizzazione di cicli di incontri tematici (orientamento ai servizi socio-sanitari del territorio; malattie infettive e prevenzione, sessualità e affettività, percorso nascita, educazione alimentare, igiene e pulizia ambienti) rivolti alla popolazione straniera in cui il promotore della salute, affiancato dal mediatore linguistico culturale e da uno psicologo con ruolo di facilitatore. 

In ambito formativo, lo SPRAR di Torino ha realizzato in collaborazione con numerosi enti gestori il progetto “Il propedeutico di lingua italiana nella formazione professionale”, una programmazione di corsi di lingua italiana propedeutici alla formazione professionale finalizzati ad offrire strumenti lessicali e formativi per facilitare l’accesso al mondo della formazione e del lavoro. L’esperienza si basa sul rapporto di collaborazione, coordinato dall’Ufficio Stranieri del Comune di Torino, tra il CPIA Gabelli, Centro Interculturale, SFEP e gli operatori dei centri di accoglienza degli enti attuatori. Sulla scia di iniziative sperimentate nell’anno precedente, sono stati progettati con il coinvolgimento di agenzie formative esterne alcuni moduli propedeutici e pre-professionali finalizzati a rinforzare la competenza linguistica e acquisire il lessico specifico per affrontare meglio i percorsi professionalizzanti. Le lezioni sono state programmate con una metodologia flessibile che in relazione agli argomenti trattati e alle peculiarità dei gruppi classe ha previsto lezioni frontali partecipate, attività di role-play, utilizzo di materiale multimediale e lavori di gruppo. I corsi realizzati nel corso del 2017 sono HACCP, elementi di panificazione e pasticceria, elementi di collaborazione polivalente nelle strutture ricettive e ristorative, elementi di manutenzione di aree verdi, assistente familiare. È utile sottolineare che l’efficacia del progetto deve molto al lavoro sinergico tra i vari attori della rete e alla capacità di ragionare e intervenire in modo tempestivo sulle modifiche migliorative.

Un’ulteriore esperienza interessante, finalizzata all’emersione delle vittime di tratta e sfruttamento lavorativo – e quindi a facilitare l’accesso all’assistenza specifica per tali persone – è rappresentato dall’attivazione di uno sportello di ascolto "Drop in center" nell’ambito del progetto Asimmetrie dello SPRAR di Campobasso Provincia. L’iniziativa ha previsto una fase di formazione di operatori e mediatori sul fenomeno della tratta e sulle sue peculiarità nelle regioni interessate dal progetto, Marche, Abruzzo e Molise. L’ente gestore "Dalla parte degli ultimi" ha poi attivato lo sportello di ascolto "Drop-in Center" per la valutazione dei bisogni, l’identificazione e una eventuale presa in carico delle vittime nel programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale. Inoltre, il Drop-in Center viene utilizzato per i colloqui con potenziali vittime di tratta, provenienti dall’Alto e dal Medio Molise, segnalate dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Campobasso, con cui è stato stipulato un protocollo operativo.

Con riferimento alle ricadute sociali, si può osservare che, nonostante le iniziative sopra descritte siano rivolte a target specifici (beneficiari dei progetti), esse attivano comunque un miglioramento complessivo dei servizi, una loro dinamizzazione rispetto alla capacità di rispondere ai bisogni, un aumento di flessibilità che spinge a ricercare, attraverso il lavoro sinergico tra attori coinvolti, soluzioni innovative alle criticità emergenti. In tal senso si può parlare di sviluppo di meccanismi di welfare trasformativo nella misura in cui, rispondendo alle esigenze degli utenti più fragili, i servizi stessi sono in grado di rispondere ancora meglio ai bisogni del resto della cittadinanza. In altri termini, i progetti di accoglienza fungono da stimolo ad un processo di evoluzione che rende i servizi più strutturati proprio perché più flessibili. In ultima istanza, si può dunque affermare che, in linea generale, un progetto ha una ricaduta positiva laddove in qualche modo il cambiamento prodotto va a vantaggio o è fruibile a tutta la popolazione, anche quando si rivolge a uno specifico target.

Creazione o consolidamento di reti con soggetti istituzionali e del privato sociale

La qualità di un progetto si evidenzia anche in base all’impatto che questo ha con tutto il sistema di soggetti pubblici e privati presenti sul territorio e con i legami formali e informali che riesce a intrecciare. Le attività più ricorrenti riguardano la costituzione di reti formalizzate dalla sottoscrizione di protocolli con enti pubblici. Lo SPRAR di Jesi ASP Ambito 9, gestito dal Gruppo Umana Solidarietà G. Puletti Onlus, ha stipulato un protocollo d’intesa con la sede di Jesi del DSM – Area Vasta 2 dell’ASUR Marche, finalizzato a garantire una migliore presa in carico e una corretta informazione sanitaria per la cura della salute dei beneficiari accolti nell’ambito dei progetti gestiti dal GUS. Nello specifico, si è inteso costituire con il DSM un’èquipe interistituzionale, quale momento di incontro tra operatori del progetto e tutti i professionisti (medici ed infermieri) del DSM di Jesi, nonché un “gruppo di parola” con valenza terapeutica per i beneficiari. In particolare, l’èquipe interistituzionale si configura come il luogo per discutere dei percorsi di presa in carico congiunta dei beneficiari del progetto pazienti del servizio specialistico e rappresenta anche un utile strumento per la segnalazione precoce di eventuali situazioni cliniche critiche. In tale contesto, inoltre, avviene uno scambio reciproco di saperi, in quanto gli operatori del GUS hanno la possibilità di fornire ai professionisti del DSM la propria consulenza in merito ai casi di pazienti portatori di vissuto migratorio, sulla base di una rilettura in chiave antropologica dei casi stessi; al contempo i professionisti del DSM mettono a disposizione le proprie competenze specialistiche, utili agli operatori del progetto al fine di individuare precocemente eventuali situazioni di disagio mentale.

Con l’intento di consolidare la sinergia tra gli enti locali, le istituzioni, gli enti gestori e le altre realtà presenti sul territorio, i comuni della provincia di Cosenza titolari di SPRAR hanno, tramite un protocollo, fatto nascere il primo Coordinamento provinciale dei progetti SPRAR. Il Coordinamento si riunisce ogni tre mesi e al suo interno è diviso in aree tematiche in base ai principali settori di intervento. La finalità principale è quella di avviare un percorso condiviso finalizzato a migliorare e armonizzare i servizi offerti a livello territoriale, nonché elaborare proposte da sottoporre all’attenzione delle istituzioni locali coinvolte nell’erogazione di servizi a favore di richiedenti asilo e rifugiati accolti dei progetti di accoglienza. Il coordinamento ha un ruolo centrale nel sensibilizzare il territorio e informare gli enti locali che non hanno ancora aderito alla rete SPRAR promuovendo questa progettualità. La possibilità di poter rappresentare un intero territorio ha permesso di interfacciarsi con efficacia sui vari tavoli ministeriali e a questo scopo sono stati eletti due rappresentanti del coordinamento, uno per tutti gli enti gestori e uno come rappresentante di tutti gli enti locali titolari dei progetti SPRAR. La nascita del coordinamento è stata supportata e promossa dal Servizio Centrale come modello che si è poi riprodotto nelle province di Catanzaro e Raggio Calabria.

Altro esempio di accordo di rete formalizzato concerne il progetto SPRAR del Comune di Toritto, gestito dall’Associazione Nero e non solo, e il Consultorio Familiare per la programmazione di azioni comuni. Sin dal suo avvio uno dei primi obiettivi che il progetto si è posto è stato quello di promuovere il coinvolgimento delle diverse realtà sociali, dei servizi pubblici, ed in particolare di quelli sociosanitari, nella presa in carico dei beneficiari, attraverso l’avvio di forme stabili di collaborazione e nell’ottica della costruzione di reti multidisciplinari, finalizzate a garantire l’attivazione e la realizzazione di un servizio di accoglienza integrata. La collaborazione con il Consultorio familiare è stata avviata in prima istanza in maniera informale, successivamente, e a seguito della fruizione del servizio da parte delle beneficiarie in accoglienza, è stata riscontrata la necessità e l’opportunità di formalizzare la collaborazione attraverso la stipula di un protocollo d’intesa. In particolare, obiettivo prioritario del protocollo è la programmazione e realizzazione di interventi congiunti finalizzati a facilitare, da parte delle beneficiarie, la fruizione di servizi quali consulenza ginecologica, psicologica ed educativa. Inoltre, al fine di supportare i percorsi e accogliere i bisogni dei nuclei monoparentali accolti sono stati programmati una serie di incontri di sostegno alla genitorialità. In ultimo il protocollo prevede la realizzazione di percorsi di aggiornamento e in/formativi in materia di sanità e di accoglienza e diritto d’asilo.

Nell’ambito delle attività di orientamento all’inserimento lavorativo, l’iniziativa “A.A.A. Cercasi azienda accogliente” dello SPRAR della Società della Salute Valdarno Inferiore (enti attuatori: Associazione Le Querce di Mamre, Cooperativa La Pietra d’Angolo, Associazione Arturo) nasce dalla necessità di potenziare la banca dati delle aziende/imprese disponibili ad accogliere beneficiari SPRAR con borse lavoro. A tal fine lo SPRAR ha programmato di presenziare ai tavoli territoriali sul tema lavoro e ha organizzato incontri con aziende e cooperative per promuovere il progetto SPRAR, ottenendo nuove possibilità di attivazioni di borse lavoro. Inoltre, la figura dell’orientatore al lavoro ha notevolmente potenziato i rapporti con tali enti organizzando in modo cadenzato verifiche/formazioni con i vari tutor attivati nelle convenzioni, al fine di chiarire la funzione del loro ruolo-risorsa nei confronti dei beneficiari inseriti con borsa lavoro. L’iniziativa si è sviluppata attraverso tre modalità di lavoro: intervento all’interno dei tavoli istituzionali finalizzato a prendere contatti di aziende interessate ad attivare borse lavoro (Tavolo lavoro con cadenza trimestrale, Tavolo Immigrazione con cadenza mensile, Tavolo del Volontariato del Comune di Santa Croce); incontri specifici con le aziende; incontri formativi e organizzativi con i tutor.  

Un esempio particolare di creazione di reti che merita attenzione è rappresentato dalle iniziative di co-housing finalizzate principalmente ad accompagnare il percorso di autonomia abitativa dei beneficiari attraverso la ricerca di soluzioni intermedie e temporanee di convivenza con soggetti o gruppi in risposta a bisogni differenti (studenti, anziani, lavoratori precari, ecc.). Il progetto “Amici per casa – accoglienze adulti” realizzato da Atas onlus e Centro Astalli Trento onlus nello SPRAR di Trento, nasce nel 2012 grazie alla collaborazione fra Cinformi, Centro di Salute Mentale e area inclusione del Comune di Trento per cercare di favorire esperienze di residenzialità leggera fra richiedenti e titolari protezione internazionale e soggetti in carico al CSM o ai servizi sociali che hanno acquisito discrete competenze relative all’abitare e che, oltre a cure specialistiche, necessitano di attenzione speciale e di una famiglia. L’idea di avviare un progetto che rendesse possibili tali convivenze nasce dalla constatazione della propensione da parte di alcuni beneficiari verso altri in situazioni di fragilità e dalla consapevolezza che il loro passato di sofferenza potesse in qualche modo aiutarli a comprendere meglio le difficoltà delle persone con problemi psichiatrici o sociali. Il progetto prevede nella prima fase un periodo di valutazione e di formazione che permette di capire se le persone interessate siano veramente adatte e pronte per questo tipo di esperienza, mentre la formazione e il tutoraggio prosegue lungo tutto il periodo del progetto. In caso positivo, la persona viene segnalata al gruppo accoglienze del progetto per un’ulteriore valutazione e l’iscrizione al corso, che prevede 30 ore di formazione in aula e 30 ore di tirocinio. L’operatore integrazione è in costante contatto e collabora attivamente per la costruzione del percorso del beneficiario nel progetto. Dal momento in cui il beneficiario è ritenuto adatto per il percorso, il gruppo accoglienze del progetto "Amici per casa" si attiva per capire se tra le persone seguite dal servizio ci sia quella giusta con cui iniziare la convivenza. L’accompagnamento degli operatori SPRAR continua fino all’uscita del progetto e in alcuni casi anche in seguito, fino al consolidamento dell’inserimento socioeconomico. Anche in questo caso, l’elemento che permette la convivenza è lo scambio reciproco; in termini di ricadute, l’iniziativa, che unisce soggetti con differenti fragilità e le trasforma in un punto di forza, da un lato risponde sia ad un bisogno formativo/professionale che abitativo dei beneficiari, dall’altro restituisce autonomia abitativa alle persone in cura al CSM (re)integrandole nella comunità locale. 


Conclusioni

Come mostrato nelle iniziative sopra riportate, anche la creazione o consolidamento di reti multidisciplinari tra i progetti SPRAR e soggetti istituzionali e del privato sociale è fondamentale per la realizzazione dell’accoglienza integrata. L’effetto immediato è un miglioramento complessivo della presa in carico e dell’efficacia dell’intervento, soprattutto di fronte all’insorgere di criticità, che richiedono azioni mirate, o in relazione a particolari vulnerabilità dei beneficiari, sempre più frequenti nei percorsi traumatici di migrazione attuali. Il miglioramento riguarda la messa a punto di procedure ad hoc, di protocolli operativi in grado di sciogliere le rigidità di alcuni servizi pubblici, nonché l’attivazione di risorse aggiuntive o inutilizzate.

Lo sviluppo della relazionalità sul territorio comporta inoltre altri benefici quali l’accrescimento delle competenze e delle figure professionali coinvolte, in virtù della circolazione dei saperi tra operatori coinvolti e del costante confronto tra approcci e metodologie differenti, che diventano poi patrimonio del territorio e modello per successive “esportazioni”. La formalizzazione del dialogo crea forme stabili di collaborazione tra istituzioni e le realtà associative in un’ottica di complementarietà laddove prima dominava contrapposizione e isolamento. Per tale via, di fronte all’insorgere di conflitti la promozione dei progetti SPRAR può diventare un fattore di equilibrio per i territori coinvolti per la sua capacità di integrare le diverse componenti della società, attivare circuiti virtuosi e sviluppare, in ultima analisi, un welfare di comunità a vantaggio dell’intera collettività. 


Riferimenti bibliografici

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Photo Credit © Mario Orlandi – Progetto Fiaf CSVnet "Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano"