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Anche Milano avrà il suo “baratto amministrativo”, la pratica collaborativa che coniuga il rispetto delle regole relative al pagamento dei tributi con la tutela sociale.

Il Comune meneghino ha infatti pubblicato l’avviso pubblico per la presentazione delle domande da parte di cittadini che si trovano in condizioni di morosità incolpevole e che svolgendo un’attività lavorativa temporanea, concernente la manutenzione e l’abbellimento di beni comunali, potranno saldare il proprio debito.

Francesca Balzani, vicesindaco e assessore al Bilancio di Palazzo Marino, ha sottolineato che Milano diventa così la prima grande città italiana che avvia questa “modalità di collaborazione con i cittadini capace di coniugare solidarietà con equità” e offrire “un’opportunità importante per chi è in difficoltà economica”.


Chi può presentare la domanda

Potrà ricorrere al baratto chi vorrà estinguere debiti maturati fino al 2013, e per un valore minimo di 1.500 euro, derivanti dal mancato pagamento di tributi comunali (Ici, Imu, Tarsu, Tares e Tari), violazioni del Codice della strada o a entrate patrimoniali quali canoni e proventi per l’uso di beni comunali, corrispettivi e tariffe per la fornitura di beni e la prestazione di servizi. Per accedere al baratto sarà tuttavia necessario dimostrare che l’impossibilità di pagare è legata alla perdita o alla riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare a causa di licenziamento, cassa integrazione, riduzione di orario di lavoro, mancato rinnovo del contratto, cessazione di attività libero-professionale, problemi di salute o variazioni nella composizione del nucleo familiare che provocano la riduzione del reddito.

I requisiti di base richiesti sono la residenza nel Comune di Milano o la titolarità di una ditta individuale con sede a Milano; la cittadinanza europea o il possesso di permesso di soggiorno valido per i cittadini extracomunitari; avere almeno 18 anni; non essere destinatario di sentenza passata in giudicato o decreto penale di condanna per alcuni reati o delitti (ad esempio contro la Pubblica amministrazione, il patrimonio o l’ordine pubblico); avere un Isee non superiore a 21mila euro; essere in condizioni psico-fisiche adeguate per svolgere l’attività prevista dal baratto.

Per presentare domanda si può scaricare e compilare il modulo presente sul sito del Comune o ritirarlo negli uffici dell’anagrafe e nei Consigli di zona. Per ciascuna ora di lavoro prestata verrà riconosciuto il valore di 10 euro in analogia alla prestazione netta riconosciuta dal voucher INPS. È prevista la copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi connessa all’attività e per gli infortuni.


I progetti che saranno interessati dal baratto

Palazzo Marino ha già identificato i primi progetti a cui sarà applicato il baratto. Si tratta di lavori di pulizia e sgombero di cantine, tinteggiatura di locali o scale e verniciatura di recinzioni concernenti i Centri di Aggregazione Multifunzionale (CAM) del Comune, luoghi finalizzati all’aggregazione, alla partecipazione sociale e allo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative e sportive. Ulteriori progetti saranno identificati e inseriti in prossimi avvisi pubblici.

L’Amministrazione ha anche pubblicato un avviso pubblico per individuare operatori, associazioni o imprese che potranno svolgere l’importante ruolo di tutor o di sponsor nella gestione dei progetti del baratto amministrativo. In particolare, compito del tutor sarà quello di coadiuvare l’Amministrazione in tutto il percorso, dalla selezione delle candidature, all’affiancamento dei cittadini nello svolgimento del lavoro fino al controllo delle prestazioni svolte. La relazione finale del tutor sarà la base per il rilascio, a cura di Palazzo Marino, dell’attestazione del buon esito del baratto. Gli sponsor saranno invece partner preziosi dell’Amministrazione, alla quale potranno offrire un finanziamento oppure materiali e altre forniture funzionali allo svolgimento del baratto.


Qualche dubbio sulla misura

Come spiegato in un recente articolo pubblicato sul nostro sito, la pratica del baratto amministrativo si sta diffondendo a un ritmo crescente in tanti Comuni della Penisola, ma presenta ancora delle zone d’ombra su cui occorre riflettere.

In primo luogo, la normativa cui fanno riferimento la maggior parte degli enti locali per lo sviluppo del baratto (tra cui il Comune di Milano) appare interpretata in maniera non corretta. L’articolo 24 del cosiddetto decreto “Sblocca Italia”, richiamato esplicitamente anche nel bando di Palazzo Marino, non prevede infatti l’utilizzo di questo strumento per il raggiungimento di fini socio-assistenziali (il sostegno a individui in difficoltà economica e in quindi in situazioni di morosità incolpevole) ma piuttosto per favorire l’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale. Secondo lo “Sblocca Italia”, infatti, il baratto dovrebbe essere utilizzato anzitutto per favorire gruppi di cittadini costituiti in forme associative (e non quindi ai singoli), e solo a queste andrebbero riconosciute agevolazioni fiscali per attività di tutela dei beni pubblici, in maniera totalmente indipendente dalla loro situazione di bisogno.

Ma al di là della normativa di riferimento – un problema che potrebbe essere parzialmente affrontato facendo riferimento ad altre predisposizioni diverse dallo “Sblocca Italia” (in questo senso rimandiamo sempre al nostro articolo sul tema) -, se davvero l’intento del Comune è quello di offrire un’opportunità in più ai cittadini che sono venuti a trovarsi in difficoltà economica, il baratto sembra per ora mancare di una logica proattiva. Un elemento non di poco conto se l’Amministrazione, oltre a favorire il saldo dei debiti pregressi, ha come come obiettivo quello di aiutare le persone con problemi economici a riattivarsi proprio grazie al lavoro svolto per l’ente locale. Vedremo se nei prossimi mesi Palazzo Marino – che sul passaggio da una logica assistenziale a una logica di attivazione ha strutturato gran parte delle social policies sviluppate negli ultimi anni – sarà capace di modificare il tiro.