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L’organizzazione internazionale ActionAid, tradizionalmente impegnata nella lotta alla fame nel Sud del mondo, da qualche anno realizza progetti in materia di povertà anche sul territorio italiano. In particolare, nella città di Torino ActionAid ha partecipato alla realizzazione di alcuni dei “progetti personalizzati” di attivazione previsti nell’ambito dell’implementazione della Nuova Carta Acquisti (NCA). Ne abbiamo parlato con Luca Fanelli, referente territoriale di ActionAid in Piemonte.


Può spiegarci brevemente cos’è ActionAid e come opera?

ActionAid è una federazione internazionale di organizzazioni che nasce nel 1972 e raccoglie venticinque associazioni in altrettanti paesi del mondo. Ciascuna associazione è pienamente indipendente sia dal punto di vista del management sia dal punto di vista della governance. Nel complesso le organizzazioni nazionali operano in quaranta paesi del mondo.“ActionAid Italia” nasce invece nel 1989 e, in termini di bilancio, è una delle maggiori organizzazioni della federazione. L’88% del finanziamento di ActionAid Italia arriva da privati cittadini che intervengono, in particolare attraverso il sostegno a distanza; il restante 12% è invece frutto di donazioni istituzionali che possono provenire da fondazioni, ministeri o aziende.


Si tratta quindi di un’organizzazione internazionale rivolta principalmente al sud del mondo, ma quando e perché ActionAid ha iniziato a operare in Italia?

Storicamente ActionAid Italia ha raccolto fondi per sostenere progetti di sviluppo in altri paesi. Nel 2011 si è però deciso di intervenire anche con delle progettualità da attivare nel territorio italiano. A livello di bilancio, si tratta comunque di un’attività ridotta se si considera il complesso delle azioni dell’organizzazione.
Nel 2011 è iniziata una riflessione sul fatto che si stava allargando e aggravando l’area di bisogno e ActionAid non poteva continuare a occuparsi solo della povertà fuori del territorio nazionale. Questo peraltro è successo anche in altre organizzazioni come Save the Children ed Emergency.

Quali sono le principali attività che ActionAid realizza a Torino nel quadro dell’implementazione della Nuova Carta Acquisti?
Realizziamo percorsi formativi in materia di alfabetizzazione finanziaria. In particolare, ci sono due progetti attivi, uno si chiama “Ora facciamo i conti” e l’altro “Contiamo insieme”. Si tratta di due progetti simili che tuttavia fanno capo a due finanziatori differenti. Il primo progetto è finanziato dalla Fondazione CRT e, per una piccola parte, dal Comune di Torino (attraverso i fondi per la NCA). “Contiamo insieme” è invece finanziato dalla Compagnia di San Paolo. I partecipanti al progetto “Ora facciamo i conti” sono tutti beneficiari della NCA, il progetto “Contiamo insieme” si rivolge invece agli esclusi dalla NCA e/o persone in carico o al Comune di Torino o all’Ufficio Pio. Si tratta quindi di un target simile dal punto di vista socio-economico, ma con differenze che potrebbero rivelarsi importanti per un’azione di questo tipo. Il progetto “Contiamo insieme” prevede inoltre un percorso di Teatro Forum e un supporto psicologico più articolato per i partecipanti.

Come nasce l’idea di dedicare dei progetti al tema dell’alfebetizzazione finanziaria?
In questi progetti abbiamo tentato di tradurre, a livello nazionale, tutta l’esperienza che ActionAid ha maturato oltre i confini. Nel sud del mondo ActionAid svolge infatti un’importante attività di monitoraggio dal basso dei fondi pubblici. In altre parole, ci sono dei progetti (realizzati a livello di villaggio o di distretto) che monitorano come sono spesi i soldi della comunità, degli enti locali eccetera. Si tratta di un lavoro che mira a rafforzare la trasparenza.

Il problema che ci siamo posti è stato quindi quello di tradurre queste attività a livello nazionale utilizzando i toolkit già predisposti. Inizialmente, il tentativo era quello di tenere insieme il monitoraggio dei fondi pubblici e la gestione della spesa familiare, dato che la logica in entrambi i casi è la stessa (entrate e uscite, responsabilità nella spesa, scelta fra i diversi obiettivi e diverse opzioni ecc.). Quindi in un seminario iniziale, che si è tenuto a Bologna nel 2012, affrontammo parallelamente queste due tematiche: bilanci pubblici e bilanci familiari. Tuttavia, le due progettualità sono andate divaricandosi nel corso del tempo. Abbiamo fatto dei tentativi per sviluppare un processo di partecipazione nel monitoraggio della spesa pubblica, ma in questo modo si coinvolgevano operatori sociali o cittadini interessati e non persone in situazione di povertà o deprivazione.

Queste sperimentazioni ci hanno quindi fatto capire che quel meccanismo che altrove funzionava, non era applicabile a livello nazionale. In altri paesi si riusciva a lavorare con i più poveri sul monitoraggio della spesa, in Italia questo non era possibile. Quindi abbiamo sperimentato progetti specifici di alfabetizzazione finanzia rivolti a partecipanti in situazione di difficoltà economica. Questi due filoni sembrano oggi tornare a convergere, perché nei percorsi appena realizzati siamo riusciti a "dare voce" ai beneficiari della NCA quanto alla misura che li coinvolge.


Come sono organizzati i corsi e quanti sono i soggetti coinvolti?

Un primo ciclo si è già concluso e ha coinvolto trentatré (ne coinvolgerà circa ottanta) persone che parteciperanno a cicli da quattro o sei incontri da tre ore. I corsi prevedono anche una “premialità” ovvero un incentivo alla partecipazione di 100 euro. Oltre ai percorsi condivisi, il progetto prevede dei colloqui individuali su temi finanziari e, per chi lo desidera, un accompagnamento psicologico.


Può farci qualche esempio di quali sono i principali temi trattati?

Trattiamo temi come il diario delle spese, quindi l’annotazione quotidiana di tutte le uscite, la gestione del bilancio familiare organizzato per categorie e i passaggi temporali (le spese fatte e quelle da farsi). Ci sono poi degli approfondimenti specifici ad esempio su come ridurre i consumi per abbattere i costi delle utenze, oppure sul tema della casa (chi paga cosa in un appartamento in affitto o cosa fare se si riceve lo sfratto).
Nel corso degli incontri, c’è anche un’intensa attività di scambio delle informazioni fra i partecipanti, queste informazioni possono riguardare ad esempio l’uso della NCA, quindi tutta una serie di informazioni pratiche relative a come ottenere l’estratto conto, o ai negozi dove è possibile acquistare con la carta. Si cerca anche di promuovere la ricerca di soluzioni cooperative finalizzate al mutuo aiuto fra le persone. Poi c’è una parte sul sovraindebitamento.

Come sono stati selezionati i partecipanti ai corsi realizzati nel quadro dell’implementazione della NCA?
I partecipanti sono stati individuati dai servizi sociali, ma noi abbiamo segnalato loro le caratteristiche dell’utenza che ritenevamo idonea a partecipare. In particolare, abbiamo chiesto ai servizi sociali di inviarci famiglie in possesso di una qualche risorsa economica. Sono quindi state scelte o persone disoccupate da poco tempo o persone con qualche entrata economica (ad esempio lavoratori irregolari). In sintesi, ai servizi sociali abbiamo chiesto la presenza di una consistenza economica, un certo equilibrio di genere e un equilibrio fra persone in condizione di povertà storica e nuovi poveri.

Questa esperienza riguarda solo la città di Torino o è stata realizzata anche in altre città?
Per la NCA, abbiamo un dialogo istituzionale a Bari, Napoli, Firenze, Bologna, Milano e Torino. Questo dialogo continua, anche se non in tutte le città ci sono dei progetti attivi. I progetti ci sono su Torino perché solo qui, al momento, sono state trovate le risorse necessarie all’avvio. Nelle altre città ActionAid si sta occupando prevalentemente del monitoraggio della NCA, in proposito un nostro contributo è stato recentemente pubblicato all’interno di un recente rapporto Caritas sulla povertà.
 


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