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Qualche tempo addietro, mi è ricapitato tra le mani il Visconte Dimezzato di Italo Calvino. Lo lessi per la prima volta negli anni del liceo. Doveva essere, se non sbaglio, una calda estate dei primi anni 90’. Calvino veniva provvidenzialmente in aiuto per cercare di riempiere le ore pomeridiane, che trascorrevano con un’incredibile lentezza, quasi si fossero bloccate le lancette dell’orologio.

La storia del Visconte Medardo è nota: nel corso della guerra tra Austria e Turchia viene centrato da un colpo di cannone che non uccide il protagonista, ma lo divide in due metà perfette. Due mezzi Visconti che tornano a Terralba, l’uno, il Buono, talmente altruista da rasentare la santità, l’altro, il Gramo, profondamente malvagio. Calvino, attraverso la figura del Visconte, ci parla dell’incompiutezza, della tensione continua che alberga in ciascuno di noi, di un’alienazione quasi costitutiva dell’essere umano.

Non intendo, tuttavia, soffermarmi su questi aspetti, quanto piuttosto provare ad esplorare la relazione dei due mezzi Visconti con il carpentiere Pietrochiodo. Pietrochiodo si presta a servire pedissequamente le indicazioni del Gramo e del Buono. In base alle lucide e precise indicazioni del Gramo, realizzava raffinati strumenti di tortura, tanto da arrivare a chiedersi se anche lui non fosse intimamente malvagio come il Visconte. Mentre le indicazioni del Buono apparivano a Pietrochiodo confuse ed irrealizzabili: un organo si trasforma in un mulino per macinare farina, che a sua volta diviene un forno per cuocere focacce e, perché no, a tirare acqua dai pozzi, spostandosi su due ruote tra i villaggi.

Il Visconte Buono, per certi versi, condivide alcune idiosincrasie delle organizzazioni del Terzo Settore, una ricerca affannosa e spesso disordinata del “bene comune” che, se non opportunamente guidata, rischia di rimanere una meravigliosa intuizione, uno dei tanti schizzi confusi del Buono che neanche il più abile dei carpentieri potrà realizzare. Provare a canalizzare il potente afflato che anima le organizzazioni del Terzo Settore verso una dimensione di sostenibilità sociale ed economica degli interventi è il grande rebus da risolvere.

A questa sfida, Human Foundation ha provato ad offrire il suo contributo attraverso la realizzazione di "Innova, Guida pratica per il Terzo Settore". Si tratta di un compendio all’interno del quale sono sistematizzati strumenti in grado di migliorare e incrementare l’efficacia e la sostenibilità delle organizzazioni, nell’ottica di massimizzare l’impatto sociale generato a favore di individui e collettività.

Nata dall’esperienza di Percorsi di Formazione, il corso gratuito per enti del centro e sud Italia promosso da Fondazione Johnson & Johnson, Innova rappresenta un tentativo di rispondere alle esigenze di crescita e miglioramento dalle organizzazioni del Terzo Settore incontrate nelle diverse edizioni del corso.

Come il Visconte Dimezzato riesce infine a ritrovare la sua interezza grazie all’intervento del Dottor Trelawney, così la Guida vuole ricucire insieme la missione sociale con l’attenzione alla sostenibilità economica, affinché le organizzazioni possano trovare quella giusta dose di concretezza per portare "a terra" le loro intuizioni ed essere un agente di sviluppo economico e sociale delle proprie comunità.

Riferimenti

Innova, Guida pratica per il Terzo Settore