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Dopo due anni dall’annuncio e un percorso di consultazioni che ha coinvolto numerose organizzazioni della società civile, la riforma del terzo settore trova il suo compimento. Ha infatti ottenuto l’ok definitivo della Camera, che ha approvato il disegno di legge con 239 voti favorevoli e 78 contrari. Ora il governo inizierà il percorso per l’emanazione dei decreti attuativi, senza i quali non sarà possibile sbloccare le risorse stanziate per l’anno in corso. «Penso che in sei mesi ce la faremo, se siamo bravi» ha detto il ministro Poletti.

Tra le principali novità, la riforma contiene la definizione di terzo settore, cioè “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”. Non fanno parte del Terzo settore quindi le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche.

Novità anche sul servizio civile universale, che si aprirà ai cittadini stranieri regolarmente residenti, prevederà uno status giuridico specifico per i volontari in servizio civile e modalità di accreditamento per gli enti titolari di progetto. Il progetto avrà una durata variabile tra otto mesi e un anno con possibilità di adeguamento alle esigenze di vita e lavoro del giovane volontario, con la previsione che il servizio sia prestato in parte in uno degli Stati membri dell’Unione Europea nonché per iniziative riconducibili alla promozione della pace e della nonviolenza e alla cooperazione allo sviluppo anche nei Paesi extra europei.

La riforma coinvolge anche l’impresa sociale, definita come "organizzazione privata che svolge attività per finalità di interesse generale e destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale". In concreto si individuano i settori di attività in cui può essere svolta attività d’impresa: rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo 155 del 2006 si aggiungono anche i settori del commercio equo e solidale, dei servizi per il lavoro finalizzati all’inserimento dei lavorati svantaggiati, dell’alloggio sociale, del microcredito e dell’agricoltura sociale. Tra le altre novità previste: forme di remunerazione del capitale per le cooperative a mutualità prevalente, accesso a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali telematici e misure agevolative per favorire gli investimenti di capitale (questi ultimi due punti avvicinano l’impresa sociale al trattamento riservato alle start up innovative).

Per l’applicazione della legge delega, con la legge di stabilità 2016 sono stati stanziati 140 milioni per il 2016 e 190 milioni annuali per il biennio 2017-2018. Sono stati inoltre istituiti un fondo per il finanziamento delle attività di interesse generale promosse dagli enti del terzo settore (17,3 milioni nel 2016, 20 milioni a partire dal 2017) e un fondo rotativo per sostenere impresa e investimenti in ricerca (200 milioni di euro destinati al finanziamento a tassi agevolati di piani d’investimento a favore di imprese sociali e cooperative sociali).

Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, viene prevista la semplificazione della normativa e l’istituzione di “misure di supporto” tra cui strumenti di finanza sociale, l’agevolazione delle donazioni, il consolidamento e una “più trasparente regolazione del cinque mille“. Tutti i dettagli sono però rinviati ai decreti delegati.

Confermata anche l’istituzione della Fondazione Italia Sociale, fondazione di diritto privato con finalità pubbliche, che avrà il compito di sostenere, attrarre e organizzare iniziative filantropiche e strumenti innovativi di finanza sociale. Per il 2016 alla Fondazione è assegnata una dotazione iniziale di un milione di euro. Per quanto riguarda l’impiego di risorse provenienti da soggetti privati, la Fondazione dovrà rispettare il principio di prevalenza, svolgendo una funzione sussidiaria e non sostitutiva dell’intervento pubblico.

«Con l’approvazione di oggi conseguiamo tre obiettivi», commenta il sottosegretario Luigi Bobba «Il primo e più importante è la “carta d’identità” per il terzo settore. Seguono il servizi civile universale, aperto anche agli stranieri, e la creazione di un ecosistema per le imprese a finalità sociale. Siamo riusciti a creare una buona sintesi che ci permettere di continuare a lavorare con gli interlocutori che ogni giorno operano sul campo, nella vita sociale e per il bene comune. Sono loro gli interpreti di questa bella operazione normativa».