Negli ultimi anni l’Italia ha toccato i suoi minimi storici sul fronte delle nascite, confermando una tendenza ormai strutturale che solleva interrogativi sempre più urgenti sul futuro demografico e sociale del Paese. Dopo il primo rapporto pubblicato nel 2024, Percorsi di secondo welfare e Fondazione Lottomatica con “Servizi per la prima infanzia e capitale sociale: un circolo virtuoso per costruire comunità”, il Secondo Rapporto sull’Agenda FAST1, si concentrano su come il rafforzamento dei servizi educativi per la prima infanzia possa contribuire ad affrontare questa situazione. Scritto da Maurizio Ferrera, Franca Maino, Simone Manfredi e Eleonora Rossero, il documento attraverso un’indagine quantitativa e qualitativa si concentra sui nidi d’infanzia quali hub di comunità capaci di promuovere relazioni, inclusione e coesione territoriale, che possono incentivare la natalità ma anche costruire legami sociali forti, reti di supporto e comunità più coese e inclusive.
Servizi per l’infanzia, tra squilibri territoriali e capitale sociale
Il sistema italiano dei servizi per la prima infanzia soffre da tempo di forti disuguaglianze territoriali, con una copertura mediamente inferiore nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Per esplorare questa differenza, autrici e autori approfondiscono il concetto di capitale sociale, distinguendo tra capitale sociale bonding – cioè definito da legami chiusi tra gruppi omogenei, come la famiglia – e capitale sociale bridging – cioè caratterizzato da relazioni di fiducia e collaborazioni tra diversi gruppi di individui. Il Rapporto mostra come una più ampia diffusione del capitale sociale bridging sia associata a una più elevata disponibilità di nidi e servizi educativi per la fascia 0-3 anni. Viceversa, dove si rileva una forte incidenza di capitale sociale bonding, si osserva anche una più scarsa presenza di questi servizi. L’indagine qualitativa ha permesso di ricostruire i meccanismi che legano la dotazione di capitale sociale e la presenza di servizi per la prima infanzia. Da un lato, reti sociali solide e inclusive (caratterizzate da elevati livelli di capitale sociale bridging e minori livelli di capitale sociale bonding) facilitano la collaborazione tra attori istituzionali nella costruzione dell’offerta di servizi. Dall’altro, queste reti supportano la domanda delle famiglie grazie alla crescente fiducia verso i servizi educativi formali – riducendo il ricorso alle sole reti familiari per la cura della prima infanzia.
L’Agenda FAST per un welfare più moderno
Rilanciata nel 2024 attraverso il primo Rapporto, l’Agenda FAST propone un approccio integrato per modernizzare il welfare italiano a partire da quattro assi prioritari: Famiglia, spesso poco sostenuta dalle politiche pubbliche; Asili nido e servizi per l’infanzia, fondamentali per la conciliazione e lo sviluppo dei bambini; Servizi di supporto capaci di alleggerire i carichi di cura; Tempi di vita più flessibili per favorire l’equilibrio tra lavoro e sfera personale. Il Secondo Rapporto si concentra in particolare sulla lettera “A” – gli asili nido – e più in generale sull’interconnessione che i servizi per l’infanzia hanno con il capitale sociale; un elemento spesso trascurato ma cruciale per il buon funzionamento delle politiche familiari e la coesione dei territori.
La struttura del Rapporto: una doppia lente per comprendere e agire
Il Secondo Rapporto sull’Agenda FAST si articola in sei capitoli che combinano analisi teorica, dati empirici e studi di caso territoriali. Dopo una panoramica iniziale sui cambiamenti demografici in Italia e sulle principali cause della denatalità, il rapporto approfondisce il concetto di capitale sociale e la sua rilevanza nelle politiche per l’infanzia. L’indagine quantitativa prende in esame le province italiane, analizzando la relazione tra offerta di servizi per l’infanzia e livelli di capitale sociale bonding e bridging. L’indagine qualitativa, invece, si focalizza su due contesti emblematici – le province di Siena e Caserta – per esplorare più a fondo i meccanismi locali di governance e partecipazione. Le conclusioni offrono spunti concreti per rafforzare il ruolo pubblico nella promozione dei servizi per l’infanzia e suggeriscono come questi possano diventare veri e propri hub di comunità, capaci di attivare risorse sociali, favorire l’inclusione e contribuire al benessere collettivo.