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Come emerso da un’indagine realizzata dall’Istat sui temi della conciliazione vita-lavoro (di cui vi abbiamo parlato qui), quasi 13 milioni di nostri connazionali tra i 18 e i 64 anni devono gestire responsabilità di cura legate ai bisogni di familiari non autosufficienti e alla dimensione della genitorialità. Nello specifico, nel 2018 sono stati circa 2 milioni e 827mila gli italiani caregiver, cioè che si prendono cura di un parente affetto da malattie gravi e spesso non autosufficiente; sono invece 10 milioni e 564mila le persone con carichi legati alla dimensione della genitorialità. In totale si parla di circa il 34,6% della popolazione.

Secondo un’altra recente survey promossa dal provider di welfare aziendale “Jointly – Il welfare condiviso”, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, su un campione di 30.000 lavoratori di aziende italiane medio-grandi, circa 1 lavoratore dipendente su 3 si fa carico della cura di un familiare anziano o non autosufficiente (per saperne di più).

Sembra ovvio, dunque, che il tema del caregiving sia una delle questioni centrali per il nostro sistema di protezione sociale. Molti attori del secondo welfare stanno realizzando progetti e proposte per fornire un sostegno alle persone “schiacciate” dai carichi di cura e che non trovano delle risposte adeguate da parte del Pubblico. In questa direzione sono nati anche degli interventi di welfare aziendale, e quindi finanziati e sostenuti dalle imprese anche grazie alla normativa fiscale favorevole. Alcuni provider e operatori del settore hanno inoltre ideato dei progetti proprio dedicati alle imprese e ai loro collaboratori.

“Caregiver Experience”: la proposta di Welfare Come Te

Una proposta di questo tipo arriva da Welfare Come Te, progetto che nasce dal consorzio nazionale di imprese sociali FIBER, che ha recentemente ideato il progetto “Caregiver Experience”. Si tratta di un’iniziativa rivolta alle imprese che vogliono integrare i loro piani di welfare con iniziative dedicate alle persone che si prendono cura di qualcun altro (i caregiver appunto).

L’obiettivo di “Caregiver Experience” – proposta messa in piedi interamente da cooperative sociali – è quello di accompagnare i lavoratori attraverso momenti di formazione e sensibilizzazione finalizzati ad aiutare le persone a orientarsi nelle loro necessità; a tale scopo sono stati pensati una serie di servizi per divulgare informazioni utili, come: newsletter, piani editoriali, webinar, podcast e molto altro.

Il programma prevede inoltre per il lavoratore la possibilità di avviare un percorso di consulenza personalizzato con un Care Manager. Come vi abbiamo raccontato qui, il Care Manager è un professionista – parte della rete di Welfare Come Te – che ha grande conoscenza del proprio tessuto sociale e opera da anni nel coordinamento dei servizi alla persona. Questa figura si occupa di leggere e inquadrare i bisogni del lavoratore e dei suoi familiari e consigliare i servizi più adatti alle loro esigenze; si tratta perciò di un servizio di accompagnamento personalizzato che ha lo scopo di facilitare il “contatto” con i servizi socio-assistenziali del territorio, sia pubblici sia privati.

Generalmente la condizione del caregiver è caratterizzata da solitudine, isolamento, disorientamento, urgenza e complessità. Con ‘Caregiver Experience’ vogliamo mettere a disposizione le esperienze, le buone pratiche e i consigli di professionisti della cooperazione sociale – come OSS, educatori, psicologi, psicoterapeuti e pedagogisti – che da anni, quotidianamente, lavorano all’interno del reticolo dei servizi educativi e socio-assistenziali che sorreggono il welfare del Sistema Paese”, ha affermato Paolo Schipani, responsabile di Welfare Come Te.

“Per raggiungere questo obiettivo partiamo dalle competenze di imprese sociali che da anni sorreggono il welfare dei nostri territori, attraverso un’attività di alfabetizzazione, presa in carico personalizzata ed erogazione di servizi – in questo periodo – assolutamente "contemporanei" (come, ad esempio, consulti psicologici, pedagogici, ricerca di assistenti familiari, affiancamento a genitori e figli che affrontano la Didattica a Distanza, e così via)”, ha concluso Schipani.

Il welfare aziendale e la centralità dei servizi

Il caso del sostegno ai caregiver rappresenta un esempio di come nel campo del welfare aziendale la predisposizione di servizi – anche riguardanti la consulenza e l’orientamento dei lavoratori – sia sempre più cruciale. Ad oggi infatti, come vi abbiamo spesso raccontato (ad esempio qui o qui), sono molte le aziende che si “limitano” a proporre prevalentemente fringe benefit nei loro piani welfare. Come vi abbiamo spiegato qui, questi interventi sono dei benefit accessori comunemente adoperati per consentire ai lavoratori di acquistare beni presso grandi catene di negozi.

In un’ottica di secondo welfare, fenomeni come quello del welfare occupazionale generano però un chiaro impatto sociale quando sono finalizzati a integrare – in una prospettiva sussidiaria – il welfare pubblico, fornendo risposte concrete ai nuovi bisogni sociali, come ad esempio quelli legati alla conciliazione vita-lavoro. Progettualità più articolate, come quella qui trattata ma anche altre che spesso vi raccontiamo (come ad esempio il progetto Fragibilità), riescono in questo intento perché mettono “al centro” un servizio vero e proprio (in questo caso di supporto e orientamento al carigever).

Anche per i provider e gli altri operatori del mercato del welfare aziendale può essere quindi sempre più importante investire in questo genere di innovazioni. In particolare, specialmente se si parla di prestazioni di natura sociale tout court, un ruolo di rilievo può essere giocato dalla cooperazione sociale che – data la sua storia e il suo know-how – ha tutte le competenze per investire nella fornitura di servizi nel campo del welfare aziendale. Questa strada rappresenta per il mondo della cooperazione un’opportunità per rinnovarsi, ampliare il suo “business” e ridurre la sua dipendenza dall’attore pubblico.