Rassegna Stampa
Giovani / Immigrazione e accoglienza / Primo Welfare / lavoro

Bisogna capire la radice demografica delle migrazioni per sviluppare politiche adeguate

A dirlo è Gianpiero Dalla Zuanna che su Neodemos propone diverse riflessioni analizzando i dati che partono dal 1950 e le proiezioni demografiche fino al 2050.
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È impensabile garantire un ricambio dei lavoratori italiani nel prossimo decennio senza un intenso ricorso alle immigrazioni dall’estero, ma anche senza porre freno alle emigrazioni di giovani dall’Italia. A dirlo è, Gianpiero Dalla Zuanna che su Neodemos propone diverse riflessioni analizzando i dati che partono dal 1950 e le proiezioni demografiche fino al 2050.

Secondo le analisi, “l’attrazione migratoria resterà potente verso le persone disponibili ad occupare i posti a bassa qualifica lasciati scoperti dai neopensionati“. Infatti “i giovani residenti in Italia con basso titolo di studio sono e saranno molto pochi, mentre i nuovi diplomati e laureati saranno appena sufficienti per garantire il turn over dei neo pensionati con pari titolo di studio“. Il tutto un quadro demografico generale dove la fascia 20-29 anni continuerà a essere molto meno numerosa di quella 60-69.

La sfida è dunque duplice. “Da un lato, per non restare a corto di giovani lavoratori poco qualificati, è necessario diventare più attrattivi verso i lavoratori stranieri”.  Oggi questi vanno infatti in Paesi dove gli stipendi sono più alti e il welfare è più generoso. D’altro lato, “per non restare a corto di giovani diplomati e laureati, si dovrebbero indirizzare i giovani verso percorsi di studio che portano qualifiche effettivamente richieste dal mondo del lavoro” e garantire stipendi, carriere e stabilità lavorativa competitivi rispetto a quelli offerti fuori dall’Italia.

La radice demografica delle migrazioni italiane. 1950-2050
Gianpiero Dalla Zuanna, Neodemos, 24 ottobre 2023