UE

La Fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung ha di recente pubblicato un rapporto sulla giustizia sociale in Europa misurandola attraverso la costruzione di un apposito indice denominato Social Justice Index. Il lavoro si inserisce nel quadro del progetto Social Inclusion Monitor Europe, che si pone l’obiettivo di fornire dati utili al cambiamento della politica sociale degli stati membri dell'UE.
La riforma del mercato del lavoro ragionevolmente si ispirerà al modello tedesco. Per i non addetti ai lavori sorgono spontanee due domande: perché dobbiamo imitare proprio la Germania? E in che cosa, esattamente? Maurizio Ferrera analizza luci e ombre delle cosiddette riforme Hartz, che a partire dal 2003 hanno cambiato il volto del sistema del lavoro teutonico.
La Danimarca è stato il primo paese UE a finalizzare l’accordo di partenariato per l’utilizzo dei fondi destinati alle politiche di coesione sociale: 553 milioni di euro che saranno utilizzati per combattere la disoccupazione, supportare l’innovazione tecnologica, sostenere l’istruzione e la formazione, promuovere l’imprenditorialità e combattere l’esclusione sociale.
In Italia le fondazioni di comunità sono ormai a pieno titolo protagoniste del secondo welfare. Ma oltre confine come vanno? Grazie al rapporto stilato da Aktive Bürgerschaft - associazione non profit tedesca – vi proponiamo alcuni dati relativi alla Germania che ci possono aiutare a capire come e quanto esse influenzino la vita dei cittadini ivi residenti.
E’ stata pubblicata la Sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale. Sebbene la crisi economica abbia ampliato le disparità regionali,la politica di coesione starebbe attenuando la drastica riduzione degli investimenti pubblici, iniettando risorse finanziarie indispensabili in molti Stati membri e creando la stabilità necessaria ad attrarre gli investimenti privati.
La risposta delle imprese alla garanzia giovani appare deludente: sono ancora poche le offerte di lavoro segnalate. Il governo ha finora insistito su azioni di sensibilizzazione e incentivazione economica per rendere la Garanzia giovani più appealing alle aziende. Ma questo non basta. Occorre invece cogliere l’occasione per un cambiamento profondo dei centri per l’impiego.
L’Unione Europea ha predisposto la creazione dell’EaSI, il programma europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale, che dovrebbe iniziare a operare nel gennaio 2014. Un importante passo avanti nell’implementazione delle misure necessarie per il raggiungimento dei target di Europa 2020 in tutti gli Stati membri.
Negli anni l'Unione Europea, dal Consiglio di Lisbona ad Europa 2020, ha promosso una strategia di modernizzazione dello stato sociale centrata sul concetto di innovazione sociale. Ripercorriamo rapidamente l'evoluzione della politica comunitaria in questo ambito, cercando di coglierne rischi e potenzialità in un'ottica che guarda al futuro.
La crisi pare aver imprigionato l’Europa in una condizione di ansia perenne che coinvolge tutte le componenti dell’Unione. Prima che la situazione degeneri occorre un cambio di passo che ponga al centro dell'attenzione non solo competitività e mercati efficienti ma anche solidarietà verso i più deboli, e un welfare efficace e capace di rispondere a bisogni sia vecchi che nuovi.
I diritti sanciti dall’ordinamento europeo e gli strumenti atti a favorire la mobilità delle persone offrono opportunità crescenti per i cittadini Italiani. Politiche in grado di generare effetti positivi, come quello di mitigare l’impatto della crisi economica, ma non esenti da rischi, che ripropongono il dilemma della scelta tra chiusure nazionaliste e una più profonda integrazione.
Povertà tra i minori ed esclusione sociale sono da tempo al centro delle politiche della UE. A un anno dalla raccomandazione “Investing in children: breaking the cycle of disadvantage” lo European Network of Independent Experts on Social Inclusion ha pubblicato il rapporto annuale che offre una sintesi della situazione dei 28 Stati membri.
L’Unione Europea per molti anni si è occupata poco e male di questioni sociali. In anni più recenti questa dinamica, soprattutto a causa della crisi economico-finanziaria, è mutata notevolmente e vede l’Europa molto più attenta alle tematiche sociali. Vogliamo quindi segnalarvi alcune misure ed interventi che hanno condizionato in positivo la vita di milioni di europei.
Il 5 giugno prossimo a Bruxelles nel corso della conferenza “Building inclusive welfare systems: A dialogue between research and practice” verranno presentati i risultati di quattro progetti di ricerca internazionali finanziati dalla Commissione Europea nell’ambito del 7º Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo.
Lo scorso 5 marzo la Commissione Europea ha pubblicato la comunicazione “Taking stock of the Europe 2020 strategy” per fare il punto sullo sviluppo delle azioni che fanno parte del piano strategico a distanza di quattro anni dal suo avvio. Vi raccontiamo a che punto è l'UE e quanto sono lontani gli obiettivi stabiliti.
Dopo quasi un anno e mezzo dalla proposta della Commissione, il 25 febbraio il Parlamento Europeo ha approvato il Fund for European Aid to the Most Deprived, 3.5 miliardi di euro che nel periodo 2014-2020 permetteranno agli indigenti europei di accedere più facilmente a cibo, assistenza di base e servizi sociali.
La Commissione europea pubblica il rapporto annuale "Employment and Social Developments in Europe Review”, che fotografa i cambiamenti socio-economici in Europa e monitora le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini nei diversi Stati membri. L’obiettivo? Informare i policy maker circa le priorità, e le relative misure da adottare, in termini di politiche sociali.
Continuano i nostri approfondimenti sulle iniziative di ricerca finanziate dal 7° Programma Quadro dell'UE e orientate a comprendere come meglio contrastare l'esclusione sociale in Europa. In quest'ottica Tatiana Saruis, ricercatrice dell'Università di Urbino, ci racconta lo sviluppo del progetto ImPRovE, che coinvolge dieci centri di ricerca presenti in diversi Paesi europei.
Se in Italia il dibattito sull’utilizzo dei fondi FSE per la Youth Guarantee è più che mai acceso, anche il resto dell’Europa si muove per implementare misure adeguate a sostenere i giovani under25 senza lavoto. Al 15 gennaio 2014, 17 dei 28 Stati Membri hanno presentato alle istituzioni UE il proprio piano attuativo: ve ne raccontiamo alcuni.
Il progetto Combating Poverty in Europe mira a comprendere come le istituzioni europee, nazionali e locali possano collaborare per dare vita a modalità integrate che favoriscano la co-produzione di misure di contrasto all’esclusione sociale e organizzino a livello sistemico la lotta alla povertà. Vi raccontiamo brevemente obiettivi e primi risultati raggiunti.
Il timore di flussi migratori provenienti dall'Est Europa potrebbe portare Berlino a schierarsi sul fronte dei "protezionisti" guidati da Londra, che vuole limitare l'accesso ai servizi di welfare per alcuni cittadini comunitari, come bulgari e rumeni. Maurizio Ferrera continua la sua analisi sugli attacchi alla cittadinanza europea e i vari rischi che ne potrebbero derivare
Una garanzia per i giovani al di sopra dei 25 anni. E' questa la richiesta promossa dal gruppo Giovani Italiani Bruxelles e sostenuta da alcuni Eurodeputati italiani. L’obiettivo dell’appello è quello di influenzare l'applicazione della Youth Guarantee al contesto italiano prevedendo per l’Italia una estensione della garanzia giovani fino ai 29 anni d'età