lavoro

Creare occupazione per i giovani è uno dei “grandi obiettivi” di questo periodo, e guardare cosa stanno facendo gli altri Paesi può offrire spunti interessanti. In Francia, ad esempio, da due anni sono attivi gli “Emplois Francs” un interessante progetto per creare occupazione per i giovani residenti nelle zone economicamente e socialmente più emarginate.
Camilla Gaiaschi analizza i dati Ocse sull'utilizzo del tempo di maschi e femmine tra casa e lavoro. Al di là di alcune conclusioni scontate non mancano le sorprese, come i risultati perseguiti dalla "part time economy” dei Paesi Bassi, che invece di colmare il gap tra uomini è donne ha progressivamente rafforzato i ruoli tradizionali.
Ora che Matteo Renzi siede nella stanza dei bottoni, il tempo degli annunci a effetto e dei richiami a Obama è definitivamente scaduto. Cosa c'è nel famoso Jobs Act? Che cosa si propone di fare il nuovo governo in tema di lavoro? A questo punto l'opinione pubblica ha il diritto di sapere: di leggere e valutare proposte concrete, con tanto di costi, tempi, obiettivi misurabili. Nell'impaziente attesa, è opportuno fermare qualche paletto sulle cose minime da fare.
Durante la Conferenza Stato-Regioni del 20 febbraio gli enti regionali e lo Stato centrale hanno raggiunto importanti accordi sul fronte della formazione professionale e delle politiche per il lavoro, varando tra l’altro l’attesa piattaforma online che dovrebbe sostenere lo sviluppo della Garanzia Giovani nelle diverse Regioni del Paese.
Il Presidente Obama ha convinto alcune delle più grandi imprese del Paese a cambiare le proprie modalità di selezione del personale così da evitare discriminazioni nei confronti dei disoccupati di lunga durata, il cui numero resta ancora molto alto nonostante la ripresa, seppure timida, dell’economia statunitense.
In attesa di sapere cosa conterrà il famoso Jobs Act, in materia di occupazione imperversano le brutte abitudini: leggine, rinvii, catene interminabili di provvedimenti attuativi. Pochi giorni fa, ad esempio, è entrato in vigore un decreto per misure «sperimentali» sul lavoro. Riferito però all'anno 2010. Nell’era della globalizzazione i mandarini della burocrazia la fanno ancora da padroni.
Pochi giorni fa l’Eurostat ha pubblicato nuovi dati relativi alla situazione occupazionale nei 28 Paesi dell’Unione. In base a queste rilevazioni il tasso di disoccupazione nel nostro Paese supererebbe di un punto abbondante la media UE, e già questo basterebbe per non stare tranquilli, ma i dati che fanno veramente tremare i polsi sono quelli relativi alla fascia di popolazione che, pur desiderando di lavorare, non possiede né è in cerca di un impiego.
Dal primo gennaio ha preso formalmente avvio il programma UE “garanzia giovani”, volto a promuovere l’inserimento occupazionale dei circa 6 milioni di disoccupati europei sotto i 25 anni. Molti governi hanno già presentato alla Commissione i propri Piani di attuazione, indispensabili per accedere al co-finanziamento UE. L'Italia ha messo in cantiere un piano ambizioso, ma potrebbe essere utile guardare anche a quanto stanno facendo altri Paesi, come Francia e Inghilterra, che hanno scelto approcci diversi ma egualmente interessanti.