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Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha reso noti i dati sui contratti di secondo livello che prevedono Premi di Risultato. La notizia interessante è che, rispetto allo scorso anno, si registra una riduzione del 17% dei contratti depositati presso il Ministero. Tra marzo 2021 e marzo 2022 i contratti che regolamentano strumenti premiali diminuiscono infatti di 1.494 unità, passando da 8.491 a 6.997.

Perché calano i contratti premiali

Con ogni probabilità l’insicurezza economica legata alla pandemia, l’inflazione, l’aumento dei costi dell’energia e la carenza di materie prime hanno portato molte aziende a rivedere i propri piani. A farne le spese è anche la contrattazione premiale, legata ai risultati dell’impresa, che subisce una brusca frenata rispetto alla crescita segnata negli ultimi anni.

Analizzando i dati, resta invariata la frammentazione che caratterizza questo genere di contrattazione. Come vi abbiamo raccontato in precedenza, questi accordi sono realizzati soprattutto nelle imprese medio-grandi. Come riportano gli i più recenti dati Istat, il 99,3% delle imprese italiane ha meno di 50 dipendenti che impiegano il 63,4% degli addetti; sul fronte dei contratti premiali, il 47% delle imprese ha un numero di dipendenti inferiore a 50, il 16% tra 50 e 99 e il restante 37% ha 100 o più dipendenti. Le imprese più piccole, nonostante siano la stragrande maggioranza del totale, sono quelle in cui il premio di risultato è meno utilizzato

Stando ai dati del Ministero le imprese che ricorrono a premialità contrattate si trovano prevalentemente nel Nord: il 71% degli accordi sono infatti stipulati nelle regioni settentrionali, il 19% in quelle centrali e solo il 10% in quelle meridionali.

Per quanto riguarda il settore di attività economica, i contratti restano concentrati nel settore dei servizi (59%) e dell’industria (40% ) mentre solo l’1% è attivo nel settore dell’agricoltura.

Il welfare aziendale e gli accordi premiali

Gli accordi che prevedono sia misure premiali sia welfare aziendale restano invece stabili. Pur facendo registrare una riduzione in termini di numeri assoluti, passando da 4.835 a 4.141, si evidenzia un loro leggero aumento a livello percentuale. L’anno scorso questi contratti erano infatti il 57% del totale: oggi sono il 59%.

Inoltre, come si vede dalla Figura 1, i lavoratori che beneficiano di misure di welfare attraverso accordi premiali sono in totale 1.450.000 circa, in aumento rispetto a 1.410.000 dello scorso anno. La cifra del premio in welfare invece è, in media, pari a 1.676 euro, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 quando era pari 1.432 euro.

 

 

Sembra dunque che, nonostante una contrazione della contrattazione di Premi di Risultato, molte imprese che hanno avuto modo di sperimentare il welfare negli ultimi anni tendano a riproporlo attraverso la contrattazione ai propri dipendenti. Molto probabilmente le parti che stipulano questi accordi hanno compreso come questi strumenti possano essere un punto di forza sia per i lavoratori sia per l’azienda.

 

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