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Nel mese di dicembre, l’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia ha pubblicato un rapporto a cura di Sandra Mazzucchelli, dal titolo “Conciliazione famiglia e lavoro. Buone pratiche di welfare aziendale”. Si tratta di uno studio interessante, teso a mettere in luce la complessità di questo settore di policy, che rimanda a fattori, di volta in volta, politici, culturali, sociali ed economici. La scelta dei ricercatori è caduta, in questo caso, su uno dei principali soggetti chiamati oggi a vario titolo, sul territorio, a dare il proprio contributo per il rafforzamento degli strumenti conciliativi a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici: le aziende. Giovanna Rossi, che ha diretto la ricerca, sottolinea a tale proposito: «[…] riteniamo che il contributo delle aziende, quali ambiti strategici e fondamentali nel processo di ricomposizione dei tempi di vita, assuma una significativa rilevanza; proprio le realtà imprenditoriali, secondo una visione di Corporate Citizenship, sono oggi chiamate a ben radicarsi nel proprio territorio e a diventare, quindi, un nuovo attore della società, con i propri diritti e doveri di cittadinanza».

L’indagine mette a fuoco alcuni casi di welfare aziendale presenti sul territorio nazionale, facendone emergere i caratteri di best practice e sviluppando una metodologia quanto-qualitativa in grado di cogliere alcuni fattori decisivi delle dinamiche aziendali, come la cultura manageriale ed i bisogni – espressi e non – dei lavoratori. Mediante interviste e focus group, è stato infatti indagato l’impatto delle iniziative di welfare aziendale nelle imprese selezionate, non solo con riferimento alla soddisfazione personale dei dipendenti, bensì anche rispetto agli effetti di più ampio raggio, sulle dinamiche familiari e relazionali. Del resto, sotto il profilo della “convenienza” per le aziende di adottare strumenti conciliativi a favore dei propri lavoratori, alcuni studi recenti, citati nel rapporto, hanno dimostrato come il sostegno alla conciliazione famiglia-lavoro offra:
• il miglioramento delle performance finanziarie e del valore generato a favore degli azionisti;
• un incremento del livello di soddisfazione dei lavoratori che riduce conseguentemente assenteismo e ritardi;
• lo sviluppo della capacità di attrarre e trattenere talenti, con la conseguente diminuzione del turnover;
• il miglioramento della produttività aziendale;
• la riduzione dei costi aziendali.

I casi trattati sono: Bpm, B&M Service Center Srl, Bracco SpA, Ferrero SpA, Martini&Rossi SpA, Elica SpA, S.A.L.P. SpAEuromotori. Con riferimento ad essi, le iniziative attivate in tema di conciliazione – dalla flessibilità del luogo e dell’orario di lavoro alla creazione di servizi di supporto per la cura dei figli, dai coach aziendali per il rientro dalla maternità al prolungamento dei congedi parentali, dai permessi non retribuiti per i dipendenti stranieri (che favoriscono il contatto con la famiglia nei paesi di origine) allo sviluppo della capacità dei dipendenti di “auto-organizzarsi” (utile soprattutto nelle realtà aziendali molto piccole) – sono state esaminate in modo multidimensionale, per cogliere i fattori organizzativi e culturali che consentono di annoverare queste esperienze tra le migliori pratiche di welfare aziendale presenti nel paese. Un rapporto quindi prezioso, in grado di contribuire ad affinare gli strumenti conoscitivi con riferimento a questi processi territoriali, caratterizzati da una forte capacità innovativa rispetto al quadro delle politiche conciliative sperimentate fino ad oggi, in Italia.

A tale proposito si segnala anche l’iniziativa di Regione Lombardia, che nel mese scorso ha approvato la graduatoria relativa al cofinanziamento di progetti innovativi in materia di welfare aziendale e interaziendale.
La scelta dei progetti è stata compiuta sulla base dei seguenti obiettivi:
• individuare percorsi di welfare aziendale innovativi che possano contribuire alla definizione del nuovo modello di “conciliazione lombarda PMI”;
• favorire lo sviluppo sociale attraverso il welfare aziendale;
• sostenere sperimentazioni di accordi di secondo livello per l’attivazione di programmi interaziendali volti a promuovere il benessere sociale e familiare;
• sviluppare modelli di welfare integrati – dove welfare aziendale e welfare territoriale si intreccino e si accrescano reciprocamente – per favorire lo sviluppo sociale e promuovere la conciliazione famiglia–lavoro.

Questa iniziativa mette in luce un ulteriore risvolto del fenomeno del welfare aziendale, e cioè le sinergie che si vanno consolidando, tra soggetti for profit e istituzioni pubbliche, nella governance dei processi territoriali di ridisegno delle politiche sociali e, in particolare, di quelle conciliative.

 

Riferimenti

Il Rapporto “Conciliazione famiglia e lavoro. Buone pratiche di welfare aziendale”

L’iniziativa sul welfare aziendale di Regione Lombardia