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Valorizzare il patrimonio culturale, e il tessuto sociale in cui esso affonda, attraverso modelli innovativi pensati per coinvolgere persone che per vari motivi non hanno modo di accedere a opere artistiche e architettoniche. È l’obiettivo di Kalatà, impresa sociale che ha recentemente attirato l’attenzione di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, braccio strategico e operativo di Fondazione Cariplo nell’ambito dell’impact investing, che ha deciso di investire 200.000 € in equity per sostenerne le attività. Un’esperienza che a nostro avviso ben si inserisce nelle riflessioni sul welfare socio-culturale che ci piacerebbe riguardassero le attività di ricerca del nostro Laboratorio nei prossimi anni. Quindi ve la raccontiamo di seguito.


Cosa fa Kalatà

Kalatà è nata nel 2001 come impresa individuale – diventando poi impresa sociale nel 2014 – e oggi è tra le prime realtà italiane a puntare sull’innovazione a impatto nel settore dei beni e delle attività culturali. Nello specifico, Kalatà si fa promotrice di iniziative culturali che coinvolgono musei, monumenti, festival, concerti, rassegne di teatro, biblioteche e mostre, ideate e finanziate autonomamente dall’impresa stessa oppure pensate e realizzate per conto di enti pubblici e istituzioni private. Spiegata così l’offerta potrebbe sembrare simile a quella di altre realtà che operano nel mercato della cultura, ma a nostro avviso ci sono diversi elementi interessanti che contraddistinguono Kaltà. 

Visite culturali inclusive

In primo luogo, come ci ha spiegato Nicola Facciotto, Fondatore e CEO di Kalatà, c’è “il tentativo è di coinvolgere un pubblico poco interessato o non coinvolto nella tradizionale fruizione di beni e attività culturali, proponendo percorsi guidati inclusivi che consentano un’accessibilità universale ai siti culturali, senza barriere d’ingresso”. Un approccio, dunque, capace di “unire divertimento e contenuti, profondità e leggerezza. In ogni esperienza che offriamo, emozione e conoscenza si fondono nel piacere senza età della scoperta. In altre parole, vogliamo che la meraviglia sia aperta a tutti”.

E con "tutti" quelli di Kalatà sono letterali. I percorsi proposti sono realizzati “tenendo conto delle disabilità fisiche, motorie e intellettive di alcuni visitatori e si propongono visite speciali in cui è accentuata la componente divulgativa, adottando canoni logici e linguistici semplificati”. E, sempre in un’ottica inclusiva, sono previsti “momenti di accesso gratuito o a prezzo iper-ridotto, riservati a fasce di target con gravi difficoltà economiche” che difficilmente potrebbero accedere a offerte culturali in altri modi.

Valorizzare la cultura per genera impatto, economico e sociale

Oltre a questa dimensione inclusiva, Kalatà si propone di rendere maggiormente attrattivi i beni culturali e architettonici valorizzandoli tramite percorsi innovativi. “Abbiamo sviluppato un modello che chiamiamo ‘Opera‘. Questo prevede la stipula di una convenzione con il proprietario o gestore di un bene culturale, che ci permette di fare investimenti e interventi necessari a costruire i nostri percorsi guidati ‘inediti’, che gestiamo in via esclusiva” spiega Facciotto.

Offrendo queste esperienze “uniche”, Kalatà “è in grado di generare un impatto positivo in termini di preservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e sviluppare la filiera economica dei territori, incidendo anche sulla creazione di nuovi posti di lavoro”. La convenzione, e qui sta forse la parte più interessante di questo sistema, prevede anche che una parte dei proventi provenienti dalle visite vada al proprietario/gestore del bene possa andare a vantaggio di attività sociali promosse dal Terzo Settore locale.

Un esempio di questo modus operandi è “Magnificat”, la visita guidata alla cupola del Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo, costruito a partire dalla fine del XVI secolo con l’idea di ospitare le tombe dei Savoia. “Abbiamo prima investito nella messa in sicurezza della cupola del Santuario, la più grande al mondo di forma ellittica” ci spiega ancora Facciotto “e successivamente abbiamo realizzato un percorso guidato ‘acrobatico’. Dopo averli dotati di imbraco ed elmetto per affrontare in sicurezza anche i tratti più ripidi, conduciamo i visitatori lungo 266 gradini, 6.000 metri quadrati di affreschi barocchi e quasi 80 metri di altezza”. Ad oggi il percorso ha attirato nelle langhe circa 80.000 visitatori, per un incasso di oltre 530.000 euro.

Un’esperienza che cresce e attrae investimenti

L’approccio di Kalatà pare funzionare visto che la sua offerta culturale si sta allargando “a Piemonte, Liguria e Lombardia. E abbiamo in pipeline interventi che riguardano l’intero territorio nazionale”. “Ci sono varie iniziative in fase di lancio” ci confida Facciotto “ma per ora preferiamo mantenere il riserbo sulle location oggetto di lavoro”. A fronte di questa crescita l’impresa sta realizzando investimenti per rafforzare il proprio team sia in termini di competenze che nel numero dei collaboratori stabili, per riuscire a far fronte ai nuovi progetti.

E sostenere questa nuova fase, da alcune settimane, c’è anche la Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore. Marco Gerevini, Consigliere di amministrazione della Fondazione, ci ha spiegato che la scelta di investire in Kalatà 200.000 € è stata dettata “dalla sua capacità di introdurre un modello e un approccio innovativi all’interno di un settore – quello della fruizione dei beni culturali – che talvolta fatica a risultare attraente per pubblici più ampi. Sostenendo la crescita dell’impresa, insieme agli attuali soci che l’hanno accompagnata nella sua prima fase di sviluppo, favoriamo la conservazione del patrimonio artistico del nostro Paese, dando nuova linfa a opere artistiche e siti storici, talvolta, poco valorizzati”

Secondo Gerevini “Kalatà risponde pienamente ai requisiti di investibilità della nostra Fondazione: intenzionalità e misurabilità dell’impatto conseguito e addizionalità del nostro intervento che si colloca al di fuori delle aree di maggiore interesse per gli investitori tradizionali oltre, naturalmente, alla sostenibilità economica dell’iniziativa”.