occupazione femminile

L'Associazione IRENE ha presentato lo studio “Definizione di un modello lombardo a sostegno dell’occupazione femminile per la promozione delle pari opportunità. Indicazioni per una strategia di sistema”, che mira a realizzare interventi secondo una strategia unitaria di programmazione e attuazione delle politiche di promozione della parità tra uomini e donne.
Arianna Visentini, imprenditrice e socio fondatore di Variazioni Srl, affronta il tema della conciliazione famiglia-lavoro analizzando il percorso intrapreso da Regione Lombardia in questo delicato ambito. Le iniziative promosse dall'ente regionale negli ultimi anni si sono rivelate interessanti banchi di prova per un nuovo modo di concepire l’esercizio dell’amministrazione, intesa come la capacità di regolazione e governo di un qualsiasi disegno organizzativo sia esso privato o pubblico. La strada da percorrere per dare totale efficacia ai processi in atto, tuttavia, appare ancora lunga.
FLOWS mira a comprendere come i sistemi locali di welfare in 11 città europee influenzino la partecipazione femminile al mercato del lavoro e come tale occupazione si ripercuota sul corso di vita di uomini e donne, sulla struttura delle diseguaglianze, sulla coesione sociale e sulla sostenibilità del modello sociale europeo.
Nell'annuale fotografia fornita dal Censis emergono tanti elementi critici, che indicano una società “sciapa e malcontenta”, apparentemente rassegnata alla mera sopravvivenza, ma anche alcuni fattori che danno speranza per il futuro. Come lo sviluppo di molteplici e variegate esperienze di secondo welfare.
La conciliazione conviene? Nell'ambito del progetto LaFemMe, nato nel 2012 in seno all’agenzia Italia Lavoro, è stato organizzato un seminario proprio per rispondere alla domanda più posta dalle aziende. L’evento ha raccolto esperti e studiosi di fama internazionale, ma non solo. E’ stato anche l’occasione per il team di LaFemMe di presentare i primi risultati del progetto e raccogliere le suggestioni provenienti dagli esperti in sala.
Alti tassi di inattività, bassa fertilità, povertà fra i minori ai massimi in Europa: questo circolo vizioso affligge da almeno due decenni il nostro Paese. Una vera e propria trappola da cui è urgente uscire per imboccare il cammino di una crescita non solo women-friendly, ma anche capace di valorizzare competenze e talenti oggi trascurati e discriminati.
Il posto garantito al nido è da tempo una realtà nell’area nordica. La Germania è il primo Paese continentale ad approdare a questa meta, a partire dal primo agosto 2013. Si tratta di un encomiabile successo di Ursula Von der Leyden, ministra del Lavoro (Cdu) del governo Merkel. Ma il successo è stato possibile grazie a una felice combinazione di condizioni, sulle quali è opportuno riflettere.
Un programma per la crescita che possa sostenere giovani e donne, le categorie che finora hanno avuto meno diritti e prospettive di avanzamento sociale. E' questo l'obiettivo del governo Letta, che sta mettendo a punto importanti misure che possano favorirne il raggiungimento in tempi brevi. Su questa strada, tuttavia, non mancheranno numerosi ostacoli.
Promosso dall’Assessorato per il Lavoro e la Formazione della Regione Lazio e da Eyes Srl, Vasi Comunicanti ha come obiettivo la creazione di sinergie tra le misure per l’occupabilità dei soggetti deboli e le caratteristiche socio-economiche del territorio dell’Area Vasta Pontina, incentivando uno sviluppo dinamico tra famiglie ed aziende attraverso un meccanismo che fa riferimento, appunto, al principio dei vasi comunicanti. Strumento innovativo del progetto è il sistema dei voucher che permette la conciliazione della vita privata con la vita professionale fornendo servizi che spaziano dalla cura del bambino o dell’anziano non autosufficiente al servizio di trasporto per recarsi al tirocinio, dal finanziamento di corsi di formazione alla cura della casa.
Riccardo Padovani, direttore della Svimez - Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha definito quella che stiamo vivendo come una “crisi troppo lunga”, e questo è particolarmente vero per il Sud d’Italia. Sono infatti ormai cinque anni, sottolinea Padovani, che il Mezzogiorno si sta avvitando “in una spirale di arretramento economico e sociale”, e le previsioni per il 2012 e il 2013 rimangono fortemente preoccupanti.
Il 7 giugno 2012 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano nazionale per la famiglia, il primo tentativo in Italia di fornire un quadro complessivo e alcune linee di indirizzo omogenee in merito alle politiche familiari, superando la frammentazione delle (poche) esperienze in atto.
Un recente studio dell’OCSE dal titolo “How’s Life?” – elaborato nell’ambito dell’iniziativa “Better Life”, in occasione del 50esimo anniversario dell’istituzione – mette in luce i fattori che più influenzano oggi il benessere degli individui. Tra gli indicatori più interessanti, in particolare per il caso italiano, si conferma il tema dell’equilibrio tra vita e lavoro, che condiziona in modo decisivo la possibilità degli individui di raggiungere livelli elevati di benessere. L’OCSE sottolinea alcuni aspetti critici del caso italiano, ed in particolare la circostanza che il 49% delle madri di figli che frequentano la scuola ha un lavoro retribuito, contro il 66% della media OCSE. Questo è chiaramente un segno delle difficoltà di conciliazione incontrate dalle donne italiane che hanno dei figli.