Italia

Banca Prossima e Legacoop hanno siglato un accordo che permetterà alle imprese sociali che vogliono investire in servizi di welfare di poter accedere con facilità a canali di credito dedicati. La partnership tra il gruppo bancario e la lega delle cooperative umbre permetterà di investire con forza su progetti e programmi che puntano all’innovazione sociale.
Venerdì 5 aprile 2013, presso la Sala assemblee del Banco di Napoli, si è svolto il convegno “Attori privati e terzo settore: le risposte alla crisi del welfare”. Al centro del dibattitto il ruolo del settore non profit per lo sviluppo del territorio, tanto in chiave sociale che economica, in questo momento di grande difficoltà per il nostro Paese. Nel corso dell'evento – organizzato da Centro Einaudi, Fondazione con il Sud e SRM, sono stati presentati i progetti di ricerca Quaderni di Economia Sociale e Percorsi di secondo welfare.
Sono diverse le aziende che, ormai da tempo, hanno scelto di fare filantropia destinando parte dei propri profitti a sostengo dei bisogni sociali dei territori. Tuttavia, spiega Maurizio Ferrera, questo impegno potrebbe incidere maggiormente se le imprese decidessero di attivare vere e proprie strategie d'intervento, creare partnership con gli enti locali, monitorare e valutare con attenzione quanto si è fatto e quanto si può fare. Le esperienze dei Paesi anglosassoni in questo senso possono rappresentare un interessante orizzonte verso cui orientarsi.
Lo stabile di via Scarsellini 17 è frutto di un accordo tra Comune di Milano e due dei maggiori consorzi edilizi del capoluogo lombardo. Il complesso, che per metà è soggetto a regole di edilizia convenzionata, rappresenta un buon esempio di cohousing, ovvero la condivisione di alcuni spazi tra residenti e comunità, e mira allo sviluppo di un'innovativa rete di cooperazione che coinvolga attivamente i condomini dello stabile. Un'interessante modello che, nella sua semplicità, può rappresentare un'importante opportunità in questo frangente storico.
Franca Maino nel corso di un'intervista a Ilaria De Bonis di Popoli e Missione ha spiegato quale ruolo può giocare il secondo welfare nella lotta alla povertà, grazie al coinvolgimento di attori diversi che fanno rete per fornire risposte innovative ai nuovi rischi e bisogni emergenti in questo periodo di crisi.
“Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale". Ma è veramente così? Non sembra di questa idea Federico Rampini, che in "Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale. Falso!", intravede una speranza per il modello sociale europeo. Perché un’altra via non soltanto è possibile, ma doverosa.
Al vertice europeo del 14 e 15 marzo si è discusso del futuro dell'Unione economica e monetaria e delle strategie per uscire dal circolo vizioso «austerità-recessione-disoccupazione». Tra le ipotesi anche quella degli "accordi contrattuali", per i quali tuttavia si dovrebbe rivedere la struttura della spesa comunitaria.
La Fondazione Turati di Pistoia ha scelto di istituire un Centro Studi per capire meglio i problemi che contraddistinguono il nostro modello di welfare e proporre risposte innovative che ne permettano la ristrutturazione. Il Centro è stato presentato a Firenze in occasione del convegno "Per un nuovo welfare: equità, crescita, sussidiarietà"
Complice la crisi diminuiscono i contratti aziendali sul salario e aumentano quelli che si occupano di welfare che, tra il 2010 e il 2011, sono aumentati del 60%. Restringendosi le risorse a disposizione si è infatti passati dal rivendicare il salario a rivendicare miglioramenti normativi con effetti indiretti sui salari stessi, ma non senza resistenze da parte di molti lavoratori restii ad accettare benefici che riguardano soltanto chi ne ha bisogno. Un tema complesso che Pier Giorgio Caprioli, responsabile dell'Osservatorio Contrattazione di Cisl Lombardia, ha affrontato tenendo conto dei numerosi fattori in gioco.
I tempi di crisi ci impongono di impiegare al meglio le risorse disponibili. Anche quando queste arrivano da oltreconfine. E’questa l’idea alla base della creazione del primo asilo nido transfrontaliero che sorgerà a Pulfero (UD) dalla collaborazione tra i comuni di Pulfero e Kobarit (Caporetto), tra Italia e Slovenia. Un’esperienza altamente innovativa che ci dimostra come la sinergia con l’Unione Europea e una più profonda integrazione tra i suoi Paesi possano produrre effetti positivi anche in materia di servizi sociali.
L’Italia, terzo Paese datore di lavoro domestico in Europa, ha ratificato la Convenzione ILO sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, un settore che impiegherebbe 5,6 milioni di lavoratori, scarsamente tutelati e molto spesso vittime di sfruttamento.
Per chi vuole saperne di più - non solo degli ammortizzatori sociali, ma dell’intero sistema di welfare oggi in vigore nel nostro Paese – Michele Salvati presenta il libro della collana storica della Banca d’Italia: "Alle radici del Welfare all’italiana. Origini e futuro di un modello sociale squilibrato", di M. Ferrera, V. Fargion e M. Jessoula. Un libro di storia, che percorre le principali tappe degli istituti che compongono il nostro welfare dalla loro origine sino ai nostri giorni, ma storia ragionata, che non si limita a descrivere in modo accurato come le cose sono andate, ma cerca di spiegare perché sono andate nel modo in cui andarono e perché oggi siamo di fronte a uno snodo decisionale cruciale.
Una recente ricerca curata da Sebastiano Citroni per conto dal Ciessevi ha analizzato l’evoluzione del mondo del volontariato milanese nel corso degli ultimi anni. Il rapporto riporta numerosi dati riguardanti le modalità operative seguite dalle organizzazioni volontarie, le risorse a loro disposizione, l’approccio alla problematiche contingenti e la natura del territorio in cui esse operano. Ne proponiamo una breve sintesi.