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A partire dal 2 settembre 2016, come vi avevamo anticipato un paio di settimane fa, i cittadini potranno richiedere il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA). Contemporaneamente, dal 1 settembre fino al prossimo 30 dicembre, i Comuni potranno presentare proposte progettuali volte al rafforzamento dei servizi e degli interventi rivolti ai destinatari del SIA. Di seguito vi spieghiamo chi e come può accedere alla misura.

 

Il Sostegno all’Inclusione Attiva

Come prevede l’apposito decreto interministeriale, il SIA si rivolge alle famiglie in condizioni disagiate in cui è presente un minore, oppure un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. La misura prevede l’erogazione di un beneficio economico condizionato all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa. Tale beneficio è proporzionale al numero di componenti familiari e va dagli 80 euro, previsti per i nuclei composti da un solo membro, ai 400 euro, nel caso di famiglie con cinque o più componenti. Per accedere al SIA:

  • È necessario risiedere in Italia da almeno due anni.
  • Del nucleo deve far parte un minorenne o un figlio disabile, o una donna in stato di gravidanza accertata.
  • Il nucleo deve avere un ISEE inferiore o uguale a 3.000 euro e il valore complessivo di altri trattamenti economici eventualmente percepiti (previdenziali, indennitari o assistenziali) deve essere inferiore a 600 euro mensili.
  • Non bisogna essere beneficiari della NASPI, dell’ASDI o di altri strumenti di sostegno al reddito rivolti ai disoccupati.
  • Non bisogna possedere beni durevoli di valore, in particolare autoveicoli immatricolati nei dodici mesi antecedenti la presentazione della domanda oppure autoveicoli di cilindrata superiore a 1.300 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc immatricolati nei tre anni antecedenti la domanda.

L’accesso alla misura è inoltre vincolato a una valutazione multidimensionale del bisogno. Questa valutazione tiene conto dei carichi familiari, della situazione economica e di quella lavorativa. In particolare, sono favoriti i nuclei con il maggior numero di figli minorenni (specie se di età inferiore ai tre anni); in cui vi è un genitore solo; in cui sono presenti persone con disabilità grave o non autosufficienti. Ad eccezione della residenza (la cui verifica spetta ai comuni), il controllo del possesso dei requisiti e la valutazione multidimensionale del bisogno sono in capo all’INPS. Le richieste potranno essere presentate a partire dal 2 settembre 2016 presso i comuni.


I servizi comunali

Come previsto dal Decreto del Direttore Generale della Direzione Generale per l’inclusione e le politiche sociali e dal relativo avviso pubblico, i comuni potranno accedere alle risorse del Fondo Sociale Europeo, e in particolare del primo Programma Operativo Nazionale dedicato interamente all’inclusione sociale, per la realizzazione dei progetti personalizzati rivolti ai beneficiari del SIA.

Con un budget complessivo di circa 1,2 miliardi di euro, il PON inclusione supporterà il potenziamento della rete dei servizi sociali e la loro collaborazione con gli altri attori territoriali (Asl, scuola, servizi per l’impiego ecc.). Per accedere alle risorse del PON inclusione i comuni dovranno presentare delle proposte progettuali di interventi (di durata triennale) destinati ai beneficiari del SIA e al rafforzamento dei servizi loro dedicati. Per essere finanziati, i progetti dovranno essere conformi alle Linee guida per l’attuazione del SIA. 

I Comuni potranno avanzare le proprie richieste al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel periodo compreso tra il 1° settembre e il 30 dicembre 2016.

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