Tradizionalmente nel nostro Paese la lotta alla povertà ha trovato poco spazio nelle agende politiche dei Governi che si sono succeduti negli anni della Seconda Repubblica. Di conseguenza, gli strumenti di policy per il contrastare le situazioni di maggior indigenza sono rimasti estremamente deboli. In questo quadro, tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato impegno dell’attore pubblico nel campo del contrasto alla povertà che, dopo un lungo percorso, ha portato l’Italia a dotarsi per la prima volta di misure strutturali in questo campo. Funzionano? Sono efficienti? Come si potrebbero migliorare?

Percorsi di secondo welfare vuole contribuire a sostenere il dibattito e far conoscere le azioni che le istituzioni pubbliche e gli attori del secondo welfare stanno sviluppando per contrastare la povertà. In questo senso, il Focus supovertà e inclusione mira a realizzare un costante monitoraggio:

  1. del fenomeno della povertà, attraverso la rassegna dei principali rapporti pubblicati in materia;
  2. delle azioni pubbliche volte ad implementare le misure di contrasto all’indigenza;
  3. delle iniziative che vedono protagonisti gli attori del secondo welfare.
E per questo hanno dovuto chiedere aiuto a oltre 2.000 realtà assistenziali. Rispetto al 2024 si registra un aumento dell'8,4% e a preoccupare è l'incidenza dei minori, che sono quasi 150.000. A dirlo è il 12° Rapporto sulla povertà sanitaria di Banco Farmaceutico.
Intervenuta alla trasmissione “Tutto Scorre”, la nostra direttrice scientifica ha approfondito il tema della povertà relazionale e la necessità di un welfare più orientato ai legami sociali.
Una revisione sistematica della letteratura sul contributo del Terzo Settore nel contrasto alla povertà ci restituisce un contributo rilevante di innovazione e prossimità, in particolare grazie a volontarie e volontari. Dinamiche positive che però portano con sé anche alcuni rischi.
Laddove mancano scuole, trasporti e opportunità culturali si generano circoli viziosi che ingigantiscono i divari tra persone e territori. Ma non si tratta di una condanna senza appello. In diverse zone del Paese la nascita di imprese di comunità sta permettendo di rispondere “dal basso” ai bisogni sociali apparentemente insormontabili.
Le iniziative di risparmio incentivato possono offrire maggiori opportunità ai giovani provenienti da famiglie in difficoltà. L’esperienza della Fondazione Ufficio Pio, con i programmi Percorsi, Will e Will Torino.
Nascere a Milano o a Palermo, in una famiglia colta o con basso reddito, maschio o femmina: il destino socioeconomico di una persona in Italia nel 2025 è ancora fortemente condizionato da questi fattori di partenza. Dalla mobilità intergenerazionale bloccata ai divari territoriali e di genere nel lavoro, nel nostro Paese la mappa delle opportunità tutt’altro che uniforme.
Il rapporto dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas Diocesana restituisce un quadro preoccupante fatto di solitudini profonde e complessità crescenti, legate sempre più spesso a problemi abitativi. Dati e storie su cui riflettere, per provare a cambiare le cose.
A incidere negativamente sulla scelta sono gli stipendi troppo bassi, l’aumento del costo della vita e l’assenza di servizi. Lo rivela un'indagine di Legacoop e Ipsos, che indica come cresca il numero di giovani under 35 che rinunciano ad avere figli (25%) o abbiano scelto di fermarsi a uno (24%)
Per molto tempo avere un lavoro è stato considerato sufficiente per evitare situazioni di indigenza, ma oggi i dati dicono che in Italia 1 persona occupata su 10 è a rischio povertà. Cosa stiamo facendo per affrontare questa situazione?