Le politiche di sviluppo del Mezzogiorno, basate sul divario del PIL e su modelli di sviluppo industriale ed economico avulsi dalle caratteristiche specifiche del Sud e della domanda proveniente dalla realtà locale, hanno mostrato i loro limiti. Non solo da un punto di vista degli impatti economici e di creazione di lavoro, ma anche e soprattutto sul piano del rafforzamento del capitale e della coesione sociali, lasciando il Sud in una condizione di forte diseguaglianza sotto il profilo dei diritti e dei servizi essenziali per lo sviluppo della comunità.
Tale situazione, se da un lato rende maggiormente drammatici gli effetti della crisi economica, dall’altro fa emergere una grande vocazione del settore non profit a rispondere in termini innovativi alla ricostruzione su base comunitaria e sociale del welfare. La necessaria riconversione delle politiche del Mezzogiorno verso lo sviluppo sociale e su un nuovo attore trainante (il non profit), non può essere disgiunta da una strategia di fundraising che, con modalità diverse da quelle adottate dall’economia pubblica e quella del libero mercato, possa contribuire a rendere sostenibile tale processo di “ricostruzione” sociale.
Il mondo del fundraising quindi è chiamato ad interrogarsi sul ruolo che deve assumere nel contesto di questa grande sfida e a spingere gli attori pubblici e privati a stipulare un patto di azione comune che permetta, alla filantropia e agli investimenti sociali, di produrre impatti duraturi nel tempo. Se ne parlerà a Bari il 21 febbraio nel corso del convegno “Lo sviluppo del Mezzogiorno passa anche dal Fundraising”, organizzato da Scuola di Roma fund-raising.it in collaborazione con il Consorzio Nova.