C’è una sfida che attraversa le nostre città e i nostri quartieri in modo silenzioso ma profondo. È la sfida della solitudine (Schnepf et al. 2024). Non quella passeggera, fisiologica, talvolta persino necessaria; ma quella cronica, strutturale, che diventa povertà relazionale, disconnessione, senso di abbandono. A farne le spese, spesso, sono le persone anziane, il cui invecchiamento si accompagna a una progressiva rarefazione delle reti sociali e familiari, soprattutto nei contesti urbani (Ranci at al. 2023). In tale scenario, la solitudine diventa un moltiplicatore di fragilità, come evidenziato dall’OMS: riduce le capacità di autonomia, aggrava le condizioni di salute, amplifica il rischio di esclusione.
Nel Comune di Bergamo, dove il 25% della popolazione ha più di 65 anni – e dove l’indice di vecchiaia è cresciuto in modo costante negli ultimi vent’anni – affrontare questa sfida rappresenta una parte essenziale della nostra strategia di welfare. In un contesto segnato dal double ageing, cioè dall’invecchiamento progressivo della popolazione e dal contestuale calo della natalità, non si tratta di voler invertire una tendenza demografica ormai strutturale, ma di accompagnarla, riconfigurando servizi, relazioni e politiche per abilitare le persone a vivere con dignità, autonomia e protagonismo anche nella tarda età.
Per farlo, è fondamentale allargare lo sguardo alle politiche di Long Term Care, affiancando ai criteri che guidano gli interventi assistenziali un’offerta legata al mantenimento del benessere e del ruolo attivo delle persone anziane nella società. Non a caso nel Piano sociale di zona del Comune di Bergamo la longevità attiva è stata inserita come asse trasversale, capace di incidere sulle dinamiche della cura, dell’abitare, della partecipazione e della prevenzione.