La Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo da anni riflette sul concetto di “povertà relazionale”. Questo concetto evidenzia come la rete sociale sia una risorsa cruciale, oggi indebolita da dinamiche solo in parte riconducibili alla questione economica. Da questa riflessione nasce un interesse per la solitudine, in quanto declinazione specifica della povertà relazionale che sta assumendo una propria autonomia nel dibattito scientifico e politico. Questo articolo discute alcune coordinate teoriche e riflessioni emerse da una ricerca antropologica finanziata dalla Fondazione con il fine di approfondire proprio il fenomeno della solitudine nel contesto torinese.
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“Solitudine” è un concetto di uso comune, ma necessita di un chiarimento per approcciarvisi con uno sguardo scientifico. Esso, infatti, traduce un ventaglio di termini inglesi: “aloneness”, “solitude” e “loneliness”. Aloneness indica uno stato oggettivo legato all’avere una rete sociale circoscritta e richiama il concetto di social isolation, che trova un corrispettivo italiano in “isolamento sociale”. Solitude indica la ricerca volontaria di solitudine, che può avere un’accezione positiva se finalizzata alla crescita intellettuale, artistica o alla meditazione. Il concetto di loneliness è invece “l’esperienza spiacevole che occorre quando la rete di relazioni sociali di una persona è carente in modo significativo, a livello qualitativo e/o quantitativo” (Peplau e Perlman 1982, p. 3). La loneliness è dunque involontaria ed è uno stato soggettivo.
Questo significa che anche una persona con una rete sociale ampia e solida può percepire un senso di solitudine, mentre un’altra con una rete circoscritta potrebbe sentirsi soddisfatta della propria vita sociale. Inoltre, è possibile distinguere tra dimensione quantitativa e qualitativa: oggi si parla di emotional loneliness in relazione a un’insoddisfazione per la mancanza di relazioni significative e di social loneliness rispetto all’ampiezza della rete sociale, di cui fanno parte anche conoscenze superficiali.