“Nessi” è un vocabolo centrale nel lessico di Percorsi di Secondo Welfare. Le nuove forme di risposta ai bisogni nascono dall’attivazione di attori e risorse, e forniscono sostegni non solo materiali, ma anche relazionali. Su entrambi i versanti, la creazione di nuove connessioni sociali è un passaggio importantissimo. Il ben-essere riguarda le persone situate in contesti. I nessi sono strumenti, canali e meccanismi che mettono in relazione, appunto. È grazie a un reticolo di connessioni che una società sta insieme: le sue parti entrano in un processo dinamico di reciproca interazione che le “integra” in un insieme sociale, in senso sia soggettivo sia oggettivo.
Aver scelto la parola “nessi” come titolo della nuova Rivista richiede qualche breve precisazione.
La sfera del welfare gioca un ruolo cruciale nel modellare le chance di vita delle persone. Essa eroga prestazioni che sono essenziali per soddisfare i bisogni, ma incide anche sulla distribuzione di due tipi fondamentali di risorse: il sociologo Ralph Dahrendorf le ha chiamate “legature” e “opzioni”. Le prime ci àncorano a un contesto di appartenenza (la famiglia, il vicinato, il territorio di residenza, le appartenenze associative e così via). Le seconde ci consentono di accedere ad altri contesti, di costruirne di nuovi, di trarre vantaggio dalle opportunità create dall’interazione sociale. Una società integrata è insieme coesa e aperta, coinvolge in appartenenze e incoraggia il pieno sviluppo delle “individualità” personali.
Lo sviluppo del welfare state ha storicamente dato stabilità alle appartenenze di base. Al tempo stesso, ha definito la gamma di opportunità garantite dallo Stato. L’evoluzione della cittadinanza ha articolato in maniera sempre più fine il rapporto fra legature e opportunità. Il gioiello della corona di questo processo è stato l’espansione dei moderni diritti sociali: alle opportunità si sono aggiunte le protezioni. Il welfare state ha innervato la società e ha così promosso una riconfigurazione dei tradizionali reticoli di relazioni sociali.
Il mutamento economico, sociale e culturale degli ultimi decenni ha tuttavia generato nuove sfide e con esse la necessità di ricalibrare i rapporti consolidati tra legature, opportunità e protezioni pubbliche. Pensiamo, per tutti, al mutamento demografico, alle nuove relazioni di genere e forme di convivenza, alla crescita delle famiglie con un solo componente, spesso anziano. Oppure pensiamo alla frantumazione dei percorsi lavorativi, che ha precarizzato le condizioni di vita delle nuove generazioni. Il concetto di precarietà evoca in modo immediato una triplice carenza: di legami, opportunità e protezioni.
Percorsi di Secondo Welfare segue da molti anni queste trasformazioni, documentando il crescente impoverimento di larghe fasce di popolazione in termini di chance di vita. Uno degli scopi fondativi del nostro Laboratorio è stato però anche l’esplorazione dei percorsi di reazione a questo impoverimento, nello sforzo di individuare protagonisti, modalità di interazione, soluzioni capaci di rispondere all’emergenza di rischi e bisogni emergenti.
E così arriviamo ai “nessi”. Il contro-movimento è alimentato dalla formazione di inedite reti di attori e risorse a vari livelli di aggregazione. Queste reti svolgono molteplici e importanti funzioni. Forniscono direttamente o indirettamente prestazioni e servizi negli ambiti di bisogno non (ancora? più?) coperti dal welfare pubblico. Aiutano le persone ad affrontare le varie manifestazioni di vulnerabilità, avvalendosi di protezioni e opportunità potenzialmente già disponibili, ma di difficile accesso. Offrono percorsi che accrescono le capacità indispensabili per gestire e migliorare, nel contesto territoriale di riferimento, la propria vita personale e professionale. Creano incentivi e condizioni per la costruzione di nuove infrastrutture sociali. Producono “intelligenza” sotto forma di comprensione e diagnosi dei problemi, programmazione e progettazione di soluzioni. E infine premono sugli attori pubblici affinché intraprendano azioni più in linea con le esigenze del contesto. Pensiamo all’Alleanza contro la Povertà e, più recentemente, al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza.
Seppure molto interessato a tali nuovi sviluppi, il dibattito pubblico in corso tende a focalizzarsi più sugli esiti che sui processi. Questa rivista presterà particolare attenzione ai secondi. Alle dinamiche, cioè, che rafforzano le chance di vita degli “individui situati” incrementando la loro dotazione di legami, opportunità e protezioni. In queste dinamiche, i “nessi” compaiono sia in entrata che in uscita. Sul primo versante, troviamo reti che si costituiscono e si attivano come promotrici di rafforzamento. Sul versante dell’uscita troviamo invece risposte che proteggono i beneficiari “mettendoli in relazione”.
Come la rivista non mancherà di evidenziare, non tutti i nessi sono produttivi ed emancipativi. Per le persone più deboli il rischio di paternalismo, di cadere vittima di insidiose forme di controllo e dipendenza è sempre in agguato. Ma le chance di vita sono costruzioni sociali, di necessità poggiano su sistemi di connessione. La sfida conoscitiva è quella di osservare i fatti, comprendere la logica dei processi, e soprattutto identificare le condizioni che facilitano o ostacolano le realizzazioni di questi sistemi.