Pillole
Povertà e inclusione

In Europa 95 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale

Secondo i nuovi dati Eurostat nel 2022 donne, giovani adulti, disoccupati e persone con basso livello di istruzione erano le categorie più esposte. L'Italia si conferma sopra la media UE.

Nel 2022, il 21,6% della popolazione dell’Unione Europea – ovvero circa 95,3 milioni di persone – era a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo rivelano gli ultimi dati di Eurostat.

Il rischio di povertà o esclusione sociale è stato maggiore nell’UE per le donne, per i giovani adulti (piuttosto che per le persone di mezza età o anziane), per le persone con un basso livello di istruzione e, in particolare, per i disoccupati. Oltre un quinto della popolazione dell’UE che vive in famiglie con figli a carico era a rischio di povertà o esclusione sociale, mentre questo era leggermente inferiore tra le famiglie senza figli a carico.

Eurostat rivela che il rischio di povertà o esclusione sociale varia notevolmente tra gli Stati membri dell’UE. La Romania (34,4%), la Bulgaria (32,2%) e la Grecia (26,3%) hanno registrato le quote più alte di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale. Al contrario, Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca hanno presentato quote inferiori al 16,0% (il valore dell’UE è pari al 21,6%). L’Italia, con il 25,2% è sopra la media Ue, ma i dati del nostro Paese sono ancora provvisori.

Il rischio di povertà ed esclusione sociale non dipende strettamente dal livello di reddito di una famiglia; a incidere possono essere infatti anche la mancanza di lavoro, la bassa intensità di lavoro, la condizione lavorativa o una serie di altre caratteristiche socioeconomiche che si affiancano al solo reddito. Per calcolare il numero di persone in questa condizione Eurostat combinano tre indicatori distinti, che comprendono le persone che si trovano in almeno una di queste situazioni: persone a rischio di povertà; persone che soffrono di gravi privazioni materiali e sociali; persone (di età inferiore ai 65 anni) che vivono in una famiglia in cui gli adulti hanno lavorato per il 20% o meno del loro potenziale di tempo di lavoro totale combinato nei dodici mesi precedenti.

 

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Foto di copertina: Towfiqu barbhuiya su Unsplash