7 ' di lettura
Salva pagina in PDF

L’1 e 2 marzo 2012 si è svolto, presso l’auditorium del centro congressi Frentani di Roma, il Convegno Nazionale “Cresce il Welfare: cresce l’Italia”. Partendo dalla proposta del Manifesto per un welfare del XXI secolo promosso da la Rivista delle Politiche Sociali, l’evento ha coinvolto oltre 50 associazioni del Terzo settore, del mondo sindacale e della società civile, con la partecipazione di circa 500 persone.

Il documento introduttivo spiega con queste parole l’intento del Convegno e la prospettiva di lavoro della due giorni:
I promotori dell’iniziativa considerano non più sostenibile, come ha evidenziato con chiarezza la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, una prospettiva che veda nel welfare un mero costo, un freno alla crescita economica. Piuttosto, invitano gli attori politici, economici e sociale a ragionare insieme su un nuovo patto sociale, una nuova idea di responsabilità collettiva, che tenga insieme libertà e uguaglianza, sviluppo economico, sviluppo sociale, giustizia redistributiva”.

Dopo il benvenuto di Nicoletta Teodosi, esponente del comitato promotore, che ha ribadito i temi e le problematiche che hanno spinto alla realizzazione del convegno, la prof.ssa Chiara Saraceno, il prof. Paolo Leon e il prof. Stefano Rodotà hanno svolto i propri interventi.

Chiara Saraceno ha parlato del rapporto tra Europa e welfare, sottolineando vincoli, criticità e opportunità in merito alle politiche sociali e ha spiegato che per vincere la crisi l’Europa non può pensare che il proprio Stato sociale sia un lusso che non è più in grado di permettersi, ma deve invece essere consapevole che esso è una risorsa di cui non si può fare a meno. Solo puntando sulla valorizzazione del proprio capitale umano il vecchio continente riuscirà a rispondere alla competitività di Asia, America Latina e delle altre economie emergenti. L’Unione europea tuttavia non appare attualmente in grado di incidere direttamente e con forza sul sistema sociale dei Paesi membri: da un lato gli strumenti di soft law utilizzati (non essendo le politiche sociali materia dei trattati istitutivi) non sono in grado di incidere con forza sui sistemi nazionali, dall’altro l’andamento della crisi economica e le scelte intraprese dalla troika comunitaria paiono andare in una direzione ben diversa, come dimostrano anche le scelte imposte dalla stessa alla Grecia.

Paolo Leon ha invece affrontato il tema delle politiche sociali dal punto di vista delle risorse e dello sviluppo, evidenziando come negli ultimi anni l’inclusività e l’universalismo del nostro welfare siano stati sostituiti dall’idea che lo Stato sociale sia innanzitutto destinato a poveri ed emarginati, e non alla popolazione nel suo insieme. Secondo Leon le prossime elezioni politiche di Francia e Germania potrebbero rappresentare un’importante occasione per l’Europa se dalle urne uscisse una vittoria di socialisti da un lato e di socialdemocratici dall’altro. L’asse Parigi-Berlino potrebbe infatti orientarsi verso una nuova “impostazione deontologica”, in cui lo Stato torni a rispondere direttamente ai bisogni dei propri cittadini, abbandonando parzialmente l’idea di welfare mix attualmente presente in Europa e tanto cara ai governi conservatori.
L’ultimo intervento, affidato all’ex garante della privacy Stefano Rodotà, si è incentrato sul tema de “La carta costituzionale e i diritti di cittadinanza”. Il relatore ha ribadito come la nostra Costituzione rappresenti un grande esempio del passaggio dalle carte costituzionali di fine ‘800, in cui i diritti teorizzati facevano riferimento a un soggetto astratto, a un testo in cui la persona costituzionalizzata non è più un fantasma ma un individuo concreto, che gode di diritti esigibili all’interno della società. Tali diritti, secondo Rodotà strettamente legati all’idea di lavoro e alla figura del lavoratore, devono essere intesi come patrimonio proprio di ogni essere umano. Il nostro welfare ha bisogno di una nuova consapevolezza costituzionale che tenga largamenteconto di questi diritti, così da essere finalmente ristrutturato e rilanciato.

Il pomeriggio del primo marzo e la mattina seguente hanno visto la prosecuzione dei lavori attraverso sette sessioni parallele, che si sono occupate dei seguenti temi:

1. Universalismo e diritti di cittadinanza
2. Profili di una nuova governance territoriale
3. Integrazione e coordinamento delle politiche dell’assistenza e della sanità
4. Tra lavoro, nuova domanda sociale e responsabilità ̀familiari
5. Le risorse per il welfare
6. Politiche per lo sviluppo e Terzo settore
7. Welfare d’iniziativa e di inclusione, per creare benessere.

Le relazioni degli esiti cui sono giunti i diversi gruppi di lavoro (che saranno presto online) sono poi state esposte durante la plenaria pomeridiana del convegno. Pur considerando che all’interno delle varie sessioni sono emerse posizioni diverse, legate ovviamente alle diverse sensibilità dei numerosissimi partecipanti all’iniziativa, tutti hanno concordato sul fatto che in questo momento serva un grande rilancio delle welfare state che coinvolga tutti gli attori interessati.

Nerina Dirindin (Gruppo Abele) ha presentato alcuni dati del documento "Salvaguardare il sistema di welfare: riconvertire le risorse", sottolineando come negli ultimi anni i provvedimenti legislativi adottati rischino di scardinare l’universalismo e come ci si debba muovere affinché ciò non accada. Dirindin ha ricordato inoltre come sia urgente stabilire livelli essenziali per i servizi sociali, e come una maggiore integrazione tra sistemi sociale e sanitario potrebbe portare al raggiungimento di importanti risultati.

Cristiano Gori (Forum del Terzo Settore) ha analizzato la crisi da sotto-finanziamento dei servizi sociali, sottolineando in particolare come l’assenza di riforme e i tagli ai servizi siano due facce della stessa medaglia. Gori ha inoltre indicato come molti temi legati ai sistemi socio-sanitari siano rimasti questioni territoriali, e come occorra portarli a livello nazionale perché trovino risposta, far sì che l’opinione pubblica prenda più consapevolezza del ruolo del sociale, e stabilire pochi obiettivi chiari e misurabili che possano esse realizzati passo per passo. Bisogna uscire dalla grande dicotomia “Grande Riforma-Stato Bancomat” e puntare invece su una serie di interventi progressivi ma di immediata attuazione, che Gori ha indicato col termine di “gradualismo ambizioso” (si veda anche: Il Terzo Settore, un “mobilitatore di idee”: le politiche sociali tra delega assistenziale e prospettive di sviluppo).

Maria Luisa Mirabile (Rivista delle Politiche Sociali) ha brevemente raccontato la genesi del Manifesto per un welfare del XXI secolo, e indicato come molte delle riforme sociali tra gli anni ‘70 e ‘90 (ma anche la legge 328/2000) siano di fatto state messe in discussione a seguito della riforma del titolo V. Mirabile ha poi fornito alcuni interessanti spunti di riflessione, indicando ad esempio la grande attenzione che viene posta ai costi del welfare ma non a quelli del non-welfare (quanto costa avere donne a casa invece che nel mondo del lavoro? Quanto ci costa l’immobilità sociale del Meridione? Quanto potremmo risparmiare se esistessero sistemi sociali realmente funzionanti?). Mirabile ha poi posto l’accento sull’importante ruolo svolto dall’Unione Europea soprattutto nella spinta perché l’Italia segua i processi di armonizzazione chiesti da Bruxelles e ponga maggiore attenzione alle esperienze europee di welfare mix.

Emanueale Ranci Ortigosa (Irs) ha affermato che occorre riordinare le risorse e valutarne più attentamente l’uso, oltre che decidersi a spostare tali fondi dal centro alla periferia come stabilito dalla Costituzione, attuando così misure che potrebbero favorire l’ottimizzazione della spesa e realizzando quanto contenuto nella legge 328/2000. Ranci Ortigosa ha poi affrontato il problema dell’equità, indicando come sarebbe preferibile l’introduzione di qualche forma di reddito minimo piuttosto che le attuali forme di finanziamento alle famiglie, che, benchè destinate ai più poveri, sono spesso utilizzate da famiglie agiate. Ranci Ortigosa ha quindi affermato che occorre introdurre una qualche forma di selettività sul reddito, pur evitando che questa diventi selettività sull’accesso: la fiscalità generale dagli anni ‘80 ha ridotto la sua progressività e difficilmente potrà tornare a finanziare sistemi gratuiti per tutti. Sarà quindi presto necessario pensare a forme integrative che vi si affianchino.

Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan) ha presentato un quadro ipotetico, quello in cui i nostri figli e nipoti ci chiederanno perché non abbiamo avuto il coraggio di riformare fino in fondo il nostro welfare state, e ha sottolineato alcune delle grandi mancanze che ancora oggi caratterizzano il sistema. Come ad esempio l’assenza di una gestione unitaria delle competenze delle risorse sulla sanità e sul sociale e di una seria revisione dei trasferimenti che tenga conto anche dei diritti meno tutelati. Non è ancora avvenuto un definitivo passaggio dalla beneficenza istituzionale a un sistema sociale universalistico, né esiste un apparato in grado di valutare l’impatto dei trasferimenti finanziari, che troppo spesso vengono operati con poco criterio. Secondo Vecchiato il sociale non ha bisogno di più soldi, ma di una riforma che gli permetta di usare con criterio quelli che già ha a disposizione, sfruttando a pieno le sue potenzialità. Ne è dimostrazione il fatto che negli ultimi 20 anni non ci sono state innovazioni di risposta ma solo innovazioni di processo che hanno rimandato nel tempo molti dei temi sopra citati e che hanno mantenuto un dualismo tra pubblico e privato che è arrivato il momento di superare.

Nella seconda metà del pomeriggio la tavola rotonda, coordinata dal giornalista Rai Giovanni Anversa, ha cercato di indicare la strada su cui dovrà orientarsi il welfare trattando il tema “Il presente e le prospettive del welfare”. Al dibattito hanno partecipato Maria Cecilia Guerra, sottosegretario del Ministero del lavoro e Politiche Sociali, Lorena Rambaudi, Assessore Regione Liguria e membro della Conferenza delle Regioni, Lorenzo Guerini, Sindaco di Lodi e membro dell’Anci, Roberta Papi, assessore alle politiche socio-sanitarie del Comune di Genova, Pietro Barbieri, Campagna “I diritti alzano la voce”, Andrea Olivero, Portavoce del Forum del Terzo Settore, Vera La Monica, Segretario nazionale Cgil, Pietro Cerrito, Segretario Nazionale Cisl, e Carlo Fiordaliso, Segretario Nazionale Uil. Il dibattito ha cercato di approfondire i temi emersi nel Convegno, ponendo attenzione alla questione dei fondi disponibili per le politiche sociali, alla necessità di rivedere i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie, all’introduzione di misure per il settore socio-assistenziale, nonché alla richiesta di un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni del terzo settore nei processi di governance.

Il Convegno Cresce il welfare, cresce l’Italia ha rappresentato un importante e interessante momento di riflessione sullo stato e le prospettive del nostro welfare state. Ha dimostrato che nel Paese esistono tante forze sociali che hanno voglia di confrontarsi e riflettere sulle prospettive del welfare, che non può più essere visto come una mera voce del bilancio statale ma deve invece essere considerato un investimento per il futuro, in grado anche di contribuire all’uscita dalla crisi. Revisione della spesa, maggiore coinvolgimento del Terzo settore al policy-making in materia sociale, mantenimento di un sistema universalistico e garanzia di più equità: sono alcuni dei temi che hanno trovato spazio negli interventi in plenaria e nelle sessioni parallele. L’eterogeneità dei soggetti partecipanti ha costituito una ricchezza per gli esiti del Convegno, seppur con l’espressione di posizioni forti, specialmente nel corso dei dibattiti svoltisi durante le sessioni parallele. Gli esponenti sindacali, molto agguerriti rispetto ad alcuni temi, hanno trovato all’interno dei gruppi di lavoro spazio per esprimere le proprie posizioni. In particolare sul ruolo del settore pubblico, le divergenze tra associazioni del Terzo settore e sindacato appaiono molto distanti: le prime propenderebbero per una sussidiarietà orizzontale più forte, mentre il sindacato auspica che un settore pubblico forte continui a gestire le iniziative provenienti dalla società civile.
 

Per saperne di più

Gli articoli di Giornale Radio Sociale

Il programma completo dei lavori

Il Terzo Settore, un “mobilitatore di idee”: le politiche sociali tra delega assistenziale e prospettive di sviluppo, 11 gennaio 2012.