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Abitualmente si pensa alla partecipazione col significato di partecipare a qualcosa, rimanendo fedeli all’etimo di prender parte. Certo l’atto di partecipare, così pensato, comporta conseguenze sia su chi lo compie sia sull’azione e sugli altri partecipanti, ma non di meno rimangono implicite sfumature di significato assai importanti. Mi riferisco al partecipare per, con, come, perché, che illuminano sfere personali ed interpersonali fondamentali, senza le quali la partecipazione rimane un concetto o troppo astratto o inutilmente concreto. Se non si ricomprendono quelle sfumature quando si applica il concetto di partecipazione all’ambito della cittadinanza attiva, ci si muove tra il muto ricordo dell’educazione civica e la scontata iscrizione ad una qualche gara ludica. Così intesa la partecipazione attiva dei giovani alla vita sociale e politica rischia di essere sogno irrealizzabile, o peggio un rimpianto degli adulti.  Il metodo Yepp e Yepp Italia, associazione che lo applica e lo promuove in Italia, cercano di vivere insieme ai giovani la partecipazione come prassi quotidiana concreta, spogliandola dall’idea di dovere, per mostrare le potenzialità che racchiude. La partecipazione diventa così motore di cambiamento per i giovani e le comunità che abitano, una forma di cittadinanza che attiva chi la pratica e il territorio, fattore strategico per le politiche giovanili e per lo sviluppo di comunità.


Un nome una garanzia

Al primo ascolto si intuisce che la forza del nome Yepp non sta nella sua chiarezza, né in un suono accattivante e immediatamente memorizzabile. Come ogni buon acronimo bisogna spiegare cosa significa e allora la questione diventa più interessante. Youth Empowerment Partnership Programme. Già nel nome, a volerlo indagare c’è molto. Prima di tutto si tratta di qualcosa che ha i giovani come protagonisti assoluti (youth), ma a che scopo? I giovani svilupperanno le loro capacità e potenzialità (empowerment), ma come? Sostenuti da una rete di realtà eterogenee (partnership) che i ragazzi stessi andranno a sviluppare e consolidare, ma attraverso cosa? Un programma preciso (programme) che comprende un metodo e le relative prassi. La parola chiave è “cambiamento”: nei percorsi individuali e nelle comunità locali, attraverso le azioni e i progetti pensati e realizzati dai gruppi locali di giovani “yeppici”. Vi chiederete dov’è la partecipazione. È premessa, strumento e fine. Mentre si partecipa si impara a partecipare e si realizza la partecipazione, che diviene così modus operandi e valore, fattore di cambiamento e vision.

Il metodo Yepp è stato fondato e promosso nel 2001 da un gruppo di fondazioni europee e statunitensi, dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), dall’International Academy (INA) presso l’Università di Berlino e dal NEF (Network of European Foundations). Un gruppo di esperti in ambito sociologico e educativo ha ideato un metodo per lo sviluppo di percorsi partecipati di cittadinanza attiva nelle comunità locali, mirati in particolare ai giovani.

Yepp si è diffuso in Europa, attivando “siti locali” in 8 Paesi (Germania, Polonia, Bosnia Erzegovina, Irlanda, Slovacchia, Belgio, Finlandia, Italia). Nel 2011 è nata l’associazione Yepp Italia, promossa e finanziata dalla Compagnia di San Paolo, che promuove e diffonde il metodo in nel nostro Paese. Dopo 10 anni di sperimentazione, nel 2012, Yepp è entrato in una nuova fase. E’ stato fondato l’International Resource Center (IRC) con sede a Berlino, l’ufficio che promuove la filosofia di Yepp a livello internazionale


Dalla teoria alla pratica

Yepp Italia è un’associazione che, come ogni altra, consta di un’assemblea dei soci e di un direttivo, ma che diversamente da molte realtà ha un’assemblea quasi interamente composta dai giovani che in tutta Italia partecipano alle attività, nonché un Direttivo in cui la presenza dei giovani è costante e sempre incentivata. Si può cominciare partecipando ad un laboratorio di fumetto o alla valorizzazione di un borgo per giungere, in breve tempo, a delineare le linee guida dell’Associazione a livello nazionale. Ovvero i ragazzi possono cominciare a conoscere Yepp semplicemente partecipando ad una attività realizzata nel sito locale, quindi prender parte al gruppo di progettazione (GS), poi assumere responsabilità all’interno del GS svolgendo attività specifiche (coach, referenti iniziative, ecc.).

Conosciuta così l’Associazione, i ragazzi possono decidere di candidarsi liberamente al Direttivo. Si tratta di un percorso già svolto da diversi ragazzi e durato in media un paio d’anni.
Oltre ai consueti organismi statutari, Yepp Italia si è dotata di un organismo professionale denominato, con volontario errore semantico, Ceo. Esso è composto da professionisti che coordinano e sviluppano la rete nazionale di Yepp, curano la formazione degli operatori locali, promuovono i valori e il metodo Yepp in Italia. L’errore semantico vuol sottolineare la collegialità di una funzione esecutiva forte.

La galassia di Yepp Italia è formata, infine, dai siti locali: comunità (quartieri di grandi città o comuni medio – piccoli) dove viene attivato un Gruppo di Supporto (il gruppo di giovani e associazioni creato attraverso la promozione e motivazione della comunità), che sviluppa il percorso Yepp sotto la guida di un team professionale composto da un coordinatore e da un valutatore. La decisione di attivare il Gruppo, e quindi il nuovo sito Yepp, viene presa da tutti gli attori che hanno firmato l’accordo di partnership: Yepp Italia, Fondazione locale, Amministrazione comunale (o ente sovra comunale), Compagnia di San Paolo. Principale finanziatore, nonché sostenitore ideale e concreto, della Rete Yepp e dell’Associazione Yepp Italia è Compagnia di San Paolo.


Come funziona

Vediamo brevemente il sistema in azione, attraverso un classico processo di apertura di un nuovo sito locale. Un’Amministrazione comunale viene a conoscenza di Yepp ed è interessata a caratterizzare le sue politiche giovanili con un’impronta partecipativa che colleghi giovani e territori, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di entrambi.

  1. Insieme ai responsabili nazionali di Yepp Italia si lavora alla stesura di un accordo di partnership che comprenda oltre all’Amministrazione e Yepp Italia, anche Compagnia di San Paolo e almeno una Fondazione locale.
  2. Nell’accordo ciascuno definisce il proprio ruolo, non solo in termini economici, ma soprattutto in funzione di sostegno al cosiddetto ciclo del cambiamento che verrà attuato negli anni successivi.
  3. Yepp Italia forma Coordinatore e Valutatore locali. Si tratta di due figure professionali e retribuite scelte da Yepp Italia sulla base delle proposte del territorio. L’Amministrazione comunale di solito garantisce la retribuzione di queste figure, mentre le attività sono garantite dalle fondazioni e in particolar modo da Compagnia di S. Paolo. Inoltre l’Amministrazione ha anche un ruolo di monitoraggio, di sostegno logistico e di armonizzazione di Yepp con gli altri interventi territoriali di politiche giovanili.
  4. Inizio del ciclo del cambiamento. Il Valutatore sviluppa l’analisi di contesto sulla base della quale il Coordinatore inizia i contatti territoriali. Viene formato il gruppo di supporto, quindi inizia la costruzione di un primo progetto (Piano Operativo) annuale, integrato da un piano di valutazione.
  5. Prendono avvio le attività previste dal progetto, che saranno sottoposte a un puntuale monitoraggio, condotto dai ragazzi formati durante il percorso.
  6. Sulla base della valutazione finale del Piano Operativo annuale si hanno gli elementi per riprogettare per l’anno successivo.
  7. Dopo 3-4 cicli annuali di progettazione – valutazione – riprogettazione sono maturate le condizioni per il passaggio alla cosiddetta fase post Yepp: la nascita di un gruppo autonomo di giovani che prosegue il percorso garantendogli continuità e sostenibilità.

Figura 1. Il ciclo Yepp del cambiamento

A che punto siamo

Oggi Yepp Italia è presente in 6 regioni dal Piemonte alla Sicilia e altre sono interessate ad unirsi. Contiamo 15 siti locali e oltre 80 comuni coinvolti, 6 fondazioni sostenitrici, circa 150 associazioni e/o realtà locali, 24 centri di aggregazione gestiti, 20 workshop nazionali e internazionali all’anno, oltre 2000 ragazzi coinvolti. L’ultima valutazione annuale 2014, prima dell’ingresso dei siti del Sud Italia, ci fornisce un quadro interessante. La figura 2 indica la ripartizione dei giovani per fasce d’età ai gruppi di progettazione locali. Prevalgono i 15-19enni tanto trascurati da molti progetti. Essi rappresentano la sfida di Yepp, per la costruzione di percorsi di empowerment con persone che stanno formando la propria identità, che non sono ancora consapevoli delle proprie potenzialità e non trovano gli stimoli per esprimerle
 

Figura 2. Età dei partecipanti

 

La capacità di rivolgersi sia a maschi che femmine (figura 3) è una prerogativa importante per veicolare la parità di genere e promuovere le pari opportunità. Inoltre ciò consente la formazione di gruppi di pari equilibrati e maggiormente collaborativi, aperti alle diverse dinamiche relazionali esistenti nella vita quotidiana dei giovani.


Figura 3. Partecipanti per genere


 

La figura 4 mostra che molti ragazzi “yeppici” frequentano la scuola superiore, in coerenza con la fascia d’età più rappresentata nei gruppi locali. Ma i dati indicano anche una significativa varietà di presenze, soprattutto la capacità di rivolgersi a quei giovani che non hanno ancora individuato una strada precisa da perseguire, senza escludere coloro che quella strada l’hanno proprio persa. In tal modo si innesca un circuito positivo in cui i più motivati riescono a diventare supporto e traino dei più spaesati e fragili, facendo crescere il gruppo e le possibilità di ciascuno.


Figura 4.  Partecipanti per condizione di studio e lavoro


Gli altri ingredienti vincenti

Buone idee, metodo adeguato e una rigorosa valutazione sono la base di interventi efficaci, ma spesso non sono sufficienti. Specie con i giovani serve di più, è utile dotarsi di strumenti e attenzioni ulteriori, tutto per poter dir loro senza poi esser smentiti “quello che pensi è importante, possiamo sostenerti, ma sarai tu a decidere insieme agli altri del gruppo e a realizzare ciò che sogni”. In questo senso non è possibile fermarsi alla pacca sulla spalla che significa bel sogno ma non riusciamo a realizzarlo, sottintendendo che la vita è fatta così e che in fondo è educativo saper rinunciare. Un ritornello abbastanza diffuso in campo socio educativo tanto quanto l’abitudine di ridimensionare i progetti perché irrealizzabili. Lungi dal mettere in piedi un dibattito pedagogico sulla maggior importanza del sognare o del realizzare, constatiamo che fare con i giovani attività che loro stessi hanno pensato, crea un clima di fiducia e di entusiasmo che contagia il gruppo, ma soprattutto la comunità dove si opera.

Di seguito verranno descritti gli aspetti che più hanno rafforzato nei giovani la fiducia e la voglia di proseguire il percorso; tra essi non figurano le capacità di operatori ed educatori in quanto le riteniamo un prerequisito, anche se per nulla scontato e sempre migliorabile.

  • Gli scambi tra i siti. Punto di forza di Yepp è la partnership, quindi è risultato naturale coltivare questa pratica a tutti i livelli, compreso quello che mette in contatto i giovani di diverse zone d‘Italia. Da subito sono stati realizzati scambi a tema tra i diversi siti italiani, quindi si è resa stabile questa attività tramite la creazione di Rete Giovani. Si tratta di un gruppo di giovani appartenenti a siti diversi che progettano e realizzano attività rivolte a tutti gli Yepp italiani e che trovano il loro momento di confronto allargato annuale nello Yepp Camp.
  • La dimensione internazionale. Yepp nasce in Europa e fortemente europeo, sia perché esiste in vari paesi sia perché tra i diversi paesi c’è uno scambio assiduo di esperienze, informazioni, iniziative. Gli scambi internazionali tra siti Yepp sono sempre stati una costante del programma, promossi dal coordinamento berlinese e da Yepp Italia e sostenuti anche con progetti europei (Erasmus +, Youth in Action, ecc.).
  • L’attenzione ai linguaggi contemporanei. Non si può parlare ai giovani usando linguaggi fuori dalla contemporaneità, così l’attenzione ai mezzi di comunicazione è da sempre altissima. Però non si usano i nuovi linguaggi solo come strumento, ma anche come ambito formativo cercando di fornire ai ragazzi competenze sia per interpretare le informazioni veicolate dai media, sia per creare prodotti originali con strumenti innovativi. Il tema dell’uso critico dei media come strumento educativo e della produzione audiovisiva è di fatto il più prolifico dal punto di vista degli scambi internazionali.
  • L’apertura alle nuove idee. Yepp porta metodo, prassi, un orizzonte valoriale di sviluppo di comunità, ma non suggerisce le idee e i progetti da realizzare. Sono i giovani a proporre, condividere e decidere. Perciò si deve essere preparati ad accogliere anche proposte inconsuete o aspirazioni difficili da realizzare. È il caso, ad esempio, del tentativo in corso di creare una start up dall’esperienza formativa sull’audio-video. Essa forse rappresenta il punto più avanzato della capacità di accogliere e sostenere i sogni dei giovani, ma ogni giorno nei Piani Operativi (la progettazione annuale nei siti) si dà concretezza ad idee nuove ed impreviste.
  • La valutazione come parte del processo. Per Yepp la valutazione non è il noioso compito del rendiconto finale fatto dai responsabili di progetto all’ultimo minuto. Valutare è parte integrante del processo di empowerment, i giovani vengono coinvolti in prima persona come valutatori e qualsiasi iniziativa locale e nazionale è monitorata. L’assunto di base si potrebbe riassumere con il motto: nessun sogno è bello a prescindere, ma si deve capire dove porta. Con i risultati si riesce a cambiare, perfezionare, migliorare.
  • Supporto e coordinamento dell’Associazione. Yepp italia è un organismo unico formato da livelli strettamente interconnessi, non un insieme di siti e territori. A ciascuno è garantita libertà ed autonomia, ma nessuno va avanti da solo: questo garantisce omogeneità ed organizzazione, ma anche la sicurezza di un supporto professionale. L’Associazione è sempre presente in modo discreto ed incisivo: tiene i rapporti coi finanziatori, facilita la firma degli accordi di partnership, forma il personale locale, supervisiona le attività dei siti, progetta a livello nazionale ed internazionale, organizza scambi e conference… ma soprattutto coinvolge i ragazzi in ogni attività e garantisce che la loro partecipazione sia da veri protagonisti.
  • Un esecutivo multi professionale. La forza del cosiddetto Ceo, oltre che in una forte motivazione e in un inconsueto affiatamento, si trova nell’incontro di professionalità diverse messe a disposizione di un fine comune fortemente condiviso. Nel gruppo sono presenti: sociologo, pedagogista, psicologo, informatico, regista, fundraiser, operatore sociale, progettista sociale, giornalista. Se la realtà dei giovani è sfaccettata e complessa, noi abbiamo imparato a rispondere con un insieme di competenze e prospettive che trovano sempre nuovi punti di equilibrio.


Conclusioni

A questo punto credo sia possibile colorare di Yepp quelle sfumature del termine partecipazione che ho citato all’inizio dell’articolo:

  • Partecipare per – per se stessi e per il proprio territorio. Solo da processi di empowerment che coinvolgano contemporaneamente il singolo e la comunità dove vive, influenzandosi a vicenda, è possibile creare cambiamenti stabili che migliorino le condizioni di vita e la consapevolezza della cittadinanza.
  • Partecipare con – con i propri pari, ma anche con gli adulti e i decisori. In questo modo si esce dalla logica rivendicazione-delusione per entrare in una dimensione di condivisione e di efficacia collettiva dei ruoli e delle azioni.
  • Partecipare come – come e in quanto giovani, ma anche come risorse della comunità e fautori del cambiamento. Attivarsi con visioni e sogni che si misurano con i risultati e la capacità di coinvolgere altre persone
  • Partecipare perché – perché non esistono luoghi abbandonati in assoluto e sempre uguali a se stessi, se non quelli abbandonati da chi li abita e svuotati dai sogni quotidiani. Perché con la fiducia, l’entusiasmo, il fare insieme si riesce ad incidere sulla realtà interiore ed esteriore, avviando un circolo virtuoso che muoverà ulteriori energie. 


Questo articolo è stato pubblicato anche nel numero 1/2016 di Welfare Oggi.