Rassegna Stampa
Terzo Settore / Fondazioni

Guzzetti: ''avanti con la collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore''

In una lunga intervista al Corriere della Sera il Presidente di Acri e Cariplo ha affrontato diversi temi legati al futuro delle fondazioni bancarie

Giuseppe Guzzetti, Presidente di Acri e Fondazione Cariplo, in una lunga intervista al Corriere della Sera ha affrontato diversi temi legati al futuro delle fondazioni di origine bancaria. Proponiamo di seguito i temi più interessanti toccati nel corso del dialogo con Nicola Saldutti.


Casse Depositi e Prestiti

Guzzetti ha parlato del cambio di vertici alla Cassa Depositi e Prestiti (di cui le fondazioni bancarie sono azioniste per circa il 18%) sottolinenado come "la Cdp non dovrà in alcun modo diventare un nuovo Iri. Nell’interesse della Cassa, dei conti pubblici e del Paese. Come azionisti eserciteremo in tutte le sedi il nostro ruolo di proposta e di controllo". In merito alle scelte d’investimento "si tratta di vedere carte, documenti, progetti, idee. E di valutare non solo l’interesse del Paese, ma anche e soprattutto la sostenibilità economica. Perché i conti della Cdp devono restare in ordine e in equilibrio". Rispondendo alla domanda dell’intervistatore sul possibile uso delle risorse di CDP per il salvataggio di alcune aziende a partecipazione pubblica, Guzzetti è stato molto chiaro: "interventi in aziende decotte non sono consentiti dallo Statuto".

La cessione delle quote delle banche conferitarie

Come previsto dalla normativa vigente, nei prossimi tre anni le fondazioni dovranno cedere gran parte delle azioni delle banche conferitarie ancora in loro possesso (per approfondire la questione rimandiamo al capitolo del Primo Rapporto sul secondo welfare dedicato alle FOB). Guzzetti ha sottolineato come su questo fronte "sia stato fatto un buon lavoro". Il Presidente Acri ha indicato come "le Fondazioni cederanno sul mercato le azioni ma, soprattutto, finalmente si è chiarito che quello che è accaduto a Siena e a Genova riguardava pochissimi soggetti, due fondazioni con tutte le loro vicissitudini". Guzzetti ha voluto ribadire come "il resto del sistema è sano e in questo momento i progetti delle fondazioni, che vanno dal welfare all’housing sociale, svolgono un ruolo decisivo nel sociale per il Paese. Semmai è arrivato il momento di andare avanti sulla collaborazione tra pubblico, privato e privato-sociale".

Il welfare "dal basso"

Il tema della collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore al centro della restante parte dell’intervista. Guzzetti ha sottolineato come oggi "bisogna ripartire dal territorio". Le fondazioni stanno "sperimentando nuove forme di collaborazione con il terzo settore, il volontariato, i Comuni, le Regioni, perché quella della coesione sociale è diventata un’emergenza della quale tutti a Roma devono farsi carico". "Senza la coesione sociale" ha affermato Guzzetti "come si fa ad avere un Paese in cui le persone possono vivere bene? Ci sono milioni di famiglie povere, bambini che nel 2015 in Italia patiscono la fame, che non vanno a scuola". Il Presidente Cariplo ha quindi ricordato come in diversi contesti si stia iniziando a sperimentare "un welfare di comunità, vicino e legato al territorio"."Al posto del welfare centralizzato, statale, bisogna immaginare un welfare più diffuso. E perché no, ragionare con tutte le imprese che realizzano il welfare aziendale. I Comuni si mettono già assieme per dare servizi sociali: questa è la strada per evitare sprechi e sovrapposizioni". Un esempio positivo di questa collaborazione tra attori diversi secondo Guzzetti è quanto è stato fatto sul fronte dell’housing sociale: "siamo partiti undici anni fa. Nessuno ci credeva, ma dopo il progetto di Crema si è attuato un fondo nazionale alimentato dalla Cdp, dalle banche, dai fondi pensione dei professionisti e dalle Fondazioni che finanziano i fondi locali".

Le nuove emergenze

Guzzetti ha avuto modo di citare anche quelle situazioni che a suo modo di vedere rappresentano le principali emergenze per il Paese, sottolineando come le fondazioni da tempo si siano attivate per affrontarle. "Con il 40% di disoccupazione giovanile come si può pensare che l’Italia abbia un futuro? Non pensiamo certo di risolverla noi. Ma qualcosa possiamo fare, dare anche un contributo per sperimentare forme di “nuova” occupazione. Un esempio: abbiamo fatto un bando per le cooperative culturali. Siamo partiti in 7, siamo ormai quasi 20 Fondazioni, a livello nazionale, che gestiscono questo tipo di offerta di lavoro per gli under 35". Inoltre "c’è l’esperienza molto positiva della Fondazione con il Sud" dove sul fronte dell’occupazione sono stati raggiunti "risultati interessanti". L’altro fronte "caldo" citato da Guzzetti è quello dell’immigrazione e dell’infanzia abbandonata: "in base a dati Eurostat, nel 2014 i minori non accompagnati sbarcati sulle coste italiane sono stati 7.831 (+54% rispetto al 2013). Nei primi 2 mesi del 2015, dei 7.883 migranti che hanno attraversato il Mediterraneo, 1 su 10 ha meno di 18 anni; di questi, 521 hanno affrontato il viaggio completamente soli. Occuparsi di questo è una priorità per ogni Paese civile".

Riferimenti

L’intervista di Guzzetti al Corriere della Sera

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