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Il 29 e 30 marzo 2012, presso Villa Gandolfi Pallavicini a Bologna, si è svolto il convegno Fare Welfare: con la comunità che cambia alla ricerca di percorsi innovativi, organizzato dalla Fondazione Alma Mater. In questa occasione è stato presentato il Tavolo Tematico FareWelfare, un’iniziativa volta a strutturare e sviluppare i rapporti tra ambienti accademici, mondo imprenditoriale e società civile in tema di politiche sociali. In questo momento decisivo per il nostro welfare state, in cui i bisogni di individui e comunità mutano velocemente, e le risorse a disposizione sono sempre più esigue, questo progetto mira a creare le condizioni per un dialogo permanente tra tutti quei soggetti che a diverso titolo cercano di affiancarsi all’azione dello Stato e degli enti locali, provando in particolare ad individuare e valorizzare le buone pratiche già in essere.

Come ha affermato Francesco Villa, presidente della Fondazione Alma Mater, l’obiettivo principale del Convegno è stato quello di mettere a tema differenti esperienze di welfare, provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato, cercando di focalizzare l’attenzione sugli aspetti prettamente pratici e provando ad andare oltre teorie e posizioni ideologiche che hanno bloccato a più riprese la ristrutturazione del nostro sistema di welfare. Si è dunque scelto di coinvolgere attori con background diversi, provenienti dal mondo accademico, da quello imprenditoriale e cooperativo o facenti parte della pubblica amministrazione, creando le condizioni per un confronto ampio e articolato. Senza questa prospettiva aperta e pluralistica, ha continuato Villa, risulterebbe impossibile tracciare percorsi innovativi e si rischierebbe invece di ricadere in vecchie logiche che hanno impedito di ottenere risultati positivi. Come ha sottolineato Elisabetta Gualmini, Coordinatrice del Tavolo Tematico
e Presidente dell’Istituto Cattaneo, poiché il rinnovamento del welfare non può coincidere con un arretramento dello Stato sui servizi minimi essenziali, si deve pensare a un più forte coinvolgimento di tutti quei soggetti, in primis le imprese, che vogliono contribuire allo sviluppo del proprio territorio attraverso strade innovative.

Tre sono le prospettive attraverso cui si è deciso di analizzare queste sfide: le possibili sinergie tra welfare pubblico e privato, il welfare come motore di una nuova imprenditorialità e il welfare come risposta ai nuovi rischi sociali.

Ai lavori dedicati alle possibili sinergie tra welfare pubblico e privato hanno partecipato, rispettando la prospettiva multidisciplinare caratteristica del progetto, esponenti del mondo accademico, delle imprese, del terzo settore e delle istituzioni. Stefania Sabatinelli, ricercatrice del Politecnico di Milano che collabora al progetto internazionale Flows – che studia il rapporto tra welfare di comunità, mercato del lavoro femminile e coesione sociale in 11 Paesi europei – ha indicato i vantaggi che potrebbero derivare da una maggiore tutela dell’occupazione femminile. Sabatinelli ha indicato come sia attraverso misure pubbliche che misure di welfare mix, come la costituzione di più nidi comunali o l’implementazione di politiche aziendali maggiormente attente a tutti gli aspetti della maternità, si possono ottenere molti benefici sia dal punto di vista sociale che economico. Sul tema del welfare mix, in particolare per quel che riguarda i servizi educativi e all’infanzia, Maurizio Fabbri dell’Università di Bologna ha spiegato come nel contesto italiano la scelta di vie miste pubblico-private debba essere vagliata con molta attenzione. Una ricerca svolta dall’Ateneo emiliano ha, infatti, dimostrato come l’impatto di misure di welfare mix risulti essere diverso da contesto a contesto a seconda delle caratteristiche sociali, economiche ed istituzionali dell’area su cui insistono e come, pertanto, per l’introduzione di questo genere di misure, occorra tenere maggiormente conto di tutti gli elementi propri del territorio in cui si decide di implementarle. Pierpaolo Donati, docente di Sociologia presso l’Università di Bologna, ha invece cercato di spiegare come il concetto stesso di welfare mix dovrebbe essere superato a favore di una visione che tenga maggiormente conto del ruolo della società, la quale non può più essere considerata come residuale rispetto a Stato e Mercato. Secondo Donati è nel principio di sussidiarietà che può essere rintracciata la via maestra per cambiare le politiche di welfare perché solo attraverso di esso potrà essere compiuto il necessario passaggio verso una società più attenta ed inclusiva, in grado di valorizzare le iniziative provenienti dal basso, che permetta di compiere il passaggio dal welfare system alla cosiddetta welfare society.

Agli interventi degli accademici si sono affiancati quelli di coloro che, attraverso specifiche politiche aziendali, agiscono sul territorio favorendo lo sviluppo di forme innovative di welfare. E’ stato quindi presentato il caso di Coop Adriatica, l’associata più grande del gruppo Coop, che da oltre vent’anni attraverso progetti di volontariato (come Ausilio per la Spesa), investimenti sul territorio (progetto C’entro anch’io) e iniziative di solidarietà (Brutti ma Buoni) contribuisce attivamente allo sviluppo delle comunità in cui è presente con propri punti vendita o con i proprio soci. Molto interessante è stato anche l’intervento di Marc Buisson, direttore generale di Day Ristoservice, che ha spiegato come le attività della sua azienda, soprattutto all’estero, laddove è presente da maggior tempo, possano favorire misure innovative di welfare. La Day Ristoservice, nota soprattutto per la fornitura di buoni pasto, opera infatti in molti altri settori in cui l’utilizzo di questo strumento, a dire di Buisson, ha migliorato notevolmente sia la soddisfazione degli utenti che la tracciabilità delle risorse erogate, determinando sia una migliore qualità dei servizi offerti che minori costi di gestione per gli enti erogatori delle risorse.

Nel pomeriggio si è poi affrontato il tema Welfare e nuova imprenditorialità.
Alessandro Martelli, moderatore della sessione, ha proposto alcune riflessioni sull’argomento, sottolineando in particolare la necessità di capire meglio con quale logica le imprese vadano ad assumersi oneri di welfare e come la società civile possa essere in grado di supportare l’iniziativa imprenditoriale. Teresa Marzocchi, Assessore alle Politiche Sociali dell’Emilia-Romagna, ha affermato che la situazione in cui si trova il nostro welfare state necessita indubbiamente di un cambiamento radicale del sistema pubblico che tuttavia, per continuare a produrre effetti positivi, dovrà essere innanzitutto supportato dai cittadini, che sono chiamati ad agire con maggiore responsabilità nei confronti del sistema stesso, e delle imprese, chiamate ad intraprende vie di welfare innovative che possano affiancare le vie “classiche” tracciate dal pubblico. L’imprenditorialità sociale italiana, come sottolineato dal docente di economia Bruno Necchia, dovrebbe guardare a modelli aziendali innovativi presenti in altri Paesi (come ad esempio all’esperienza britannica delle community interest companies) che stanno avendo un discreto successo sia in termini sociali che economici.

In linea con l’intento pratico del convegno, sono stati presentati anche alcuni esempi di imprenditorialità sociale innovativa legati sia a forme aziendali profit che non-profit. Gianantonio Farinotti ha quindi presentato alla platea Welfare Italia, cooperativa del consorzio CGM specializzata nella fornitura di servizi ambulatoriali e odontoiatrici rivolti alle fasce più deboli della popolazione, così come Martina Masi ha indicato le attività svolte dal Consorzio SIC per il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie svantaggiate. Alessandra Perazzelli, Presidente di Valore D e Manager Intesa San Paolo, ha invece riportato alcune delle iniziative intraprese dal suo gruppo in relativamente all’occupazione femminile e raccontato il suo personale impatto col welfare state italiano dopo vent’anni di permanenza in Paesi scandinavi.
Daniele Frigeri, Responsabile del Progetto Cittadinanza Economica dei Migranti del CESPI, ha successivamente affrontato il fenomeno della bancarizzazione degli immigrati e la relazione con le nuove forme imprenditoriali gestite da stranieri che stanno via via diffondendosi e che, oltre ad avere un buon impatto sul nostro sistema economico, stanno fungendo inaspettatamente da strumenti di inclusione sociale. L’ultimo intervento, affidato a Luisa Brunori del Microcredit International Observatory, ha invece trattato del microcredito, strumento finanziario molto utilizzato nei Paesi in via di sviluppo che si sta affermando – seppur con alcuni problemi legati alla concezione che gli utilizzatori occidentali hanno dello strumento stesso – nei Paesi avanzati.

Nella giornata del 30 marzo si è invece cercato di capire meglio quali innovazioni potrebbero essere apportate all’attuale sistema di welfare al fine di rispondere ai nuovi rischi sociali che caratterizzano il frangente storico in cui ci troviamo a vivere. Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha sottolineato come debba cambiare la nostra abitudine a concepire il welfare come sola assistenza ai bisogni estremi, e come esistano vasti ambiti poco battuti in cui si può innovare fruttuosamente, uno fra tutti quello del social housing. Gianluca Fiorentini, Prorettore alla Didattica e alla Formazione dell’Università di Bologna, ha parlato di come la collaborazione tra pubblico e privato in campo sanitario possa essere proficua, mentre Patrizio Bianchi, Assessore alla Formazione, Lavoro e Università della Regione Emilia-Romagna, ha ribadito che il Paese potrà cambiare solo se le imprese che investono sul welfare, dagli isolati casi di eccellenza, diventeranno una positiva consuetudine. Tito Boeri, Docente all’Università Bocconi di Milano, ha indicato come lo Stato non possa esimersi dal presidiare i servizi di welfare, ma come nel contempo debba impegnarsi a integrali tramite la sussidiarietà dei soggetti privati. Nel proseguo dei lavori hanno avuto modo di intervenire anche Barbara Graglia, dirigente dell’assessorato alle politiche del lavoro del Comune di Torino, Francesco Saverio Violante, docente di medicina del lavoro presso l’Università di Bologna, Gian Luigi Covilli, Direttore Relazioni Esterne di Nordiconad, Marco De Ponte, Segretario Generale di Action Aid, Giampaolo Gualaccini, Consigliere del CNEL e Asher Colombo, docente di sociologia dell’Unviersità di Bologna.

In conclusione si può affermare che il convegno Fare Welfare: con la comunità che cambia alla ricerca di percorsi innovativi, ha avuto il merito di portare alla luce alcune esperienze concrete ed esemplificative che potrebbero favorire l’individuazione di modelli originali di welfare, potenzialmente in grado di rispondere a parte dei mutamenti sociali ed economici che stanno caratterizzando il nostro presente. Gli organizzatori dell’iniziativa hanno scelto di concentrare il più possibile la propria attenzione su iniziative avviate e certificate. Interessante è anche il fatto che i lavori avviati in questa due giorni continueranno attraverso il Tavolo Tematico promosso dalla Fondazione Alma Mater, che punta a creare un contesto privilegiato in cui realtà pubbliche, private e del terzo settore, abbiano modo di confrontarsi e collaborare alla creazione di modelli di governance attenti alle esigenze delle comunità e dei cittadini.

 

Riferimenti

Il sito della Fondazione Alma Mater

Il Tavolo Tematico FareWelfare

I progetti Ausilio per la Spesa e Brutti ma Buoni

Il

Consorzio SIC

Microcredit International Observatory

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