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Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico

Il sistema italiano dell’istruzione presenta oggi diverse criticità strutturali. Percorsi di secondo welfare su incarico di ActionAid Italia ha realizzato una ricerca, confluita nel rapporto “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico” per riflettere sulle aree di intervento che sono strategiche per contrastarle. L’analisi, realizzata da Chiara Agostini, Ester Bonomi e Margherita Gori Nocentini, pone particolare attenzione alla partecipazione studentesca e all’orientamento scolastico, considerati fondamentali per promuovere il superamento delle disuguaglianze fra i giovani.

Tema

La scuola italiana è interessata da una serie di problemi strutturali che riguardano: i bassi livelli di competenze degli studenti; gli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico; la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza, che minano la capacità della scuola di contribuire alla mobilità intergenerazionale.

Il raggiungimento di un adeguato livello di competenze è fondamentale per l’integrazione della persona nella società e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Tuttavia le competenze degli studenti italiani si sono sempre mantenute al di sotto della media OCSE per quanto riguarda lettura e scienze, e in linea con essa in matematica. I dati sulle competenze sono ancora più preoccupanti se si considerano le differenze territoriali interne al Paese – in cui è evidente un significativo divario tra Nord e Sud – ma anche quelle tra aree interne e centri urbani.

I dati mostrano che l’Italia è caratterizzata da alti tassi di dispersione e abbandono scolastico. Per dispersione si intende una modalità di fruizione discontinua e irregolare dei servizi scolastici, che assume varie forme fino al caso più grave dell’abbandono, cioè l’interruzione precoce degli studi prima di aver completato l’istruzione secondaria di secondo grado. Anche se nel periodo compreso fra il 2011 e il 2020 il nostro Paese ha ridotto dal 18% al 13% tasso di abbandono, l’obiettivo europeo di portarlo al di sotto del 10% non è stato raggiunto. Inoltre, nel 2020 tale tasso era il più alto in Europa dopo quello di Spagna, Malta e Romania.

Nel nostro Paese persiste una disuguaglianza fra i giovani che rende difficoltosa la mobilità intergenerazionale. Diversi studi dimostrano come l’origine sociale familiare abbia un impatto su diversi fattori che vanno dal rendimento scolastico alla scelta del percorso per la scuola secondaria superiore, fino al rischio di ripetenze e di abbandono degli studi. Il rendimento scolastico è dunque fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine e, anche a parità di rendimento scolastico, gli studenti di origine sociale più bassa hanno mediamente ambizioni inferiori rispetto ai loro colleghi più avvantaggiati.

In sintesi, tali problemi indicano come la scuola italiana non riesca ad agire efficacemente come veicolo di mobilità sociale, ma anzi cristallizzi le disuguaglianze esistenti contribuendo alla loro riproduzione a livello intra e intergenerazionale. Dove intervenire dunque per invertire questo trend?

Metodologia

La ricerca svolta si è avvalsa di un’analisi desk di letteratura, documentazione e ricerche empiriche esistenti. A questa si associa un’indagine sul campo che è consistita nella realizzazione di due focus group (in tema di partecipazione studentesca) con studenti coinvolti nei progetti di ActionAid Italia e provenienti da scuole di tutto il Paese, insieme ad alcuni rappresentanti di Unione degli Studenti, e tre interviste in profondità (in materia di orientamento).

Il primo focus group ha indagato gli strumenti di partecipazione interni alla scuola (a livello di classe e d’istituto) ed esterni (il Forum nazionale delle associazioni studentesche, la Consulta provinciale e il Consiglio nazionale dei presidenti delle consulte provinciali) definiti attualmente dalla normativa. Il secondo ha avuto l’obiettivo di indagare l’opinione degli studenti sugli strumenti di partecipazione che nascono sia a seguito dell’iniziativa studentesca e che si collocano negli spazi di auto-organizzazione riconosciuti dalla normativa (liste aperte, commissioni paritetiche, collettivi e didattica partecipativa), sia dalle scuole che si rapportano con il territorio in attuazione del principio di sussidiarietà (Patti educativi).

Attraverso tre interviste in profondità sono stati realizzati due studi di caso dedicati ad altrettante best practice. Il primo è “Orientamento Metropolitano”, progetto realizzato dalla Città Metropolitana di Bologna finalizzato alla costruzione di un sistema territoriale dell’orientamento. Il secondo caso di studio è quello di AFOL Metropolitana Milano, ente attivo nel campo dell’orientamento scolastico e professionale.

Alcuni approfondimenti realizzati nel corso dell’analisi sono confluiti nella serie di Secondo Welfare #DisuguaglianzeEducative.

Struttura

Il rapporto è articolato in due capitoli.

Quello dedicato alla partecipazione (Capitolo 1) si apre con un’analisi della principale letteratura che, oltre a definire e misurare la partecipazione giovanile, indaga il nesso fra scarsa partecipazione e abbandono scolastico e i fattori che possono influenzare la partecipazione degli studenti alla vita scolastica (cfr. 1.1, 1.2; 1.3). L’analisi si è concentrata sulla partecipazione studentesca in Italia (cfr. 1.4) guardando prima alla normativa che la regola e agli strumenti nei quali si articola (cfr. 1.4.1) e, successivamente, alle più recenti indagini sulla partecipazione nel contesto italiano (cfr. 1.4.2). L’ultima sezione (cfr. 1.5) presenta invece le evidenze raccolte nel corso dei focus group che hanno coinvolto alcuni studenti. Il primo focus ha avuto l’obiettivo di indagare l’opinione dei ragazzi sugli strumenti di partecipazione definiti dall’attuale normativa, mentre il secondo si è focalizzato su quelli che nascono, da un lato, a seguito dell’iniziativa studentesca (liste aperte, commissione paritetica, collettivi e didattica partecipativa) e, dall’altro, dalle scuole che si rapportano con il territorio e che possono dar vita a forme di collaborazione (i Patti educativi di comunità). Nel corso dei due focus si è cercato di capire i punti di forza e di debolezza di questi strumenti, nonché le strategie e i metodi utili a migliorarli.

Il capitolo dedicato all’orientamento (Capitolo 2), dopo aver definito in che cosa consiste questo tipo di intervento, indaga la sua relazione con le politiche di contrasto all’abbandono scolastico (cfr. 2.1). Successivamente, l’analisi si concentra sulla prospettiva europea in materia di orientamento e sulle strategie adottate dai diversi Paesi in questo campo. Questa parte del lavoro approfondisce in particolare il caso della Spagna e della Finlandia, individuate come best practice (cfr. 2.2). Il resto dell’analisi è dedicata al caso italiano (cfr. 2.3) e ricostruisce le principali caratteristiche del sistema dell’orientamento nel nostro Paese. Infine, il capitolo presenta i principali risultati di due casi di studio su esperienze di orientamento scolastico: il Progetto Orientamento Metropolitano di Bologna e l’esperienza di AFOL Metropolitana di Milano (cfr. 2.4).