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Dopo il Primo Rapporto presentato a Roma l’8 marzo 2016, il progetto Welfare Index Pmi si sta preparando a raccogliere le sottoscrizioni di imprese e cooperative sociali per redigere il Secondo Rapporto Welfare Index.

Cos’è il Welfare Index Pmi?

Welfare Index Pmi è un’iniziativa che ha lo scopo di stimare la qualità e la diffusione del welfare aziendale all’interno delle piccole e medie imprese italiane attraverso la creazione di un indice sintetico. Il progetto è diretto da un comitato guida costituito da Generali Italia, Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofes-sioni e da esperti dell’industria e del mondo accademico.

L’indice – espresso da un valore che va da 0 a 100 – rappresenta una valutazione dell’azienda in tema di welfare ed è costituito tenendo conto di tre fattori: l’ampiezza e il contenuto delle iniziati-ve attuate, il modo con cui l’azienda coinvolge i lavoratori e gestisce le proprie scelte di welfare, l’originalità delle iniziative (per conoscere meglio la metodologia relativa alla costruzione dell’indice si rimanda al nostro approfondimento).

Le imprese che vogliono partecipare al progetto lo possono fare gratuitamente, compilando un questionario online sul sito di Welfare Index. La registrazione al sito, inoltre, consente alle aziende di accedere ad un area privata in cui è possibile controllare il proprio indice generale, la mappa di posizionamento dell’azienda per ognuna delle aree del Welfare Aziendale e una tabella descrittiva con le iniziative attuate per ogni area.

I risultati del rapporto Welfare Index PMI 2016

L’8 marzo scorso – come riportato anche dal nostro sito – ha debuttato a Roma Welfare Index PMI con la presentazione del Primo Rapporto nazionale 2016 sul Welfare nelle piccole e medie imprese, realizzato attraverso una ricerca condotta su 2.140 aziende di tre settori produttivi: industria, agricoltura e commercio e servizi. Durante l’evento sono state premiate 11 aziende che hanno ottenuto i punteggi più alti dell’indice per le migliori pratiche di welfare aziendale a favore dei propri dipendenti.

Grazie ai dati raccolti nel Primo Rapporto è stato possibile classificare le imprese che hanno partecipato all’indagine sulla base di cinque diversi approcci al welfare aziendale (Figura 1):

1. Vita e lavoro (21% del totale), che riguarda le imprese con rilevanti iniziative nelle aree della conciliazione vita e lavoro (flessibilità lavorativa, disbrigo pratiche, trasporti e mobilità, etc.), del sostegno alle pari opportunità e alla genitorialità (permessi aggiuntivi retribuiti, il pagamento di par-te delle rette di asili nido o centri estivi, contributi per libri scolastici, etc.);
2. Inclusivi (9,5%), cioè le imprese più attive nelle aree della integrazione sociale (inserimento di disabili, inserimento di extracomunitari, etc.) e delle iniziative di welfare allargate al territorio (housing, organizzazioni di eventi di beneficienza e di sostegno alla comunità, eventi ricreativi, supporto a iniziative di volontariato, etc.);
3. People care (10,8%), quindi imprese con iniziative concentrate soprattutto nelle aree della ge-stione delle risorse umane e dei fringe benefit (formazione e sostegno alla mobilità, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, sostegno economico ai dipendenti, tutela della salute, etc.);
4. Attuatori (48%), aziende attive in diverse aree del welfare aziendale che però prevalentemente applicano quanto previsto dai contratti nazionali di categoria;
5. Beginner (10,7%), cioè imprese che sono nella fase iniziale di esperienza del welfare aziendale.
 

Figura 1: I profili di welfare aziendale

Fonte: Primo Rapporto Welfare Index PMI

Di seguito, dall’analisi dei dati forniti dal Rapporto, è possibile ricostruire alcune dinamiche interessanti che riguardano il welfare aziendale in Italia.

In primo luogo, sembra che le motivazioni che spingono le Pmi ad intraprendere iniziative di welfare aziendale siano principalmente tre (Figura 2): la fidelizzazione dei dipendenti, in particolare delle figure professionali più qualificate; la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale; ed infine, un incremento della reputazione e dell’immagine dell’impresa. Da notare, inoltre, la rilevanza che viene attribuita agli incentivi fiscali: pur trattandosi di una rilevazione effettuata prima dell’attuazione delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016, circa il 35% delle aziende afferma di aver effettuato rilevanti investimenti di risorse aziendali perché compensati da risparmi fiscali.


Figura 2: Le motivazioni che spingono le imprese ad intraprendere iniziative di welfare aziendale
Fonte: Primo Rapporto Welfare Index PMI

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale (Figura 3), il Rapporto non mostra una particolare differenza tra nord, centro e sud: solamente nelle isole (Sicilia e Sardegna) sembrano esserci delle percentuali molto più basse rispetto alla media nazionale. Nel caso della variabile territoriale però è opportuno ricordare che, trattandosi di un rapporto basato su una partecipazione volontaria delle imprese, i dati forniti non rappresentano pienamente la situazione attuale e di conseguenza il divario tra nord e sud potrebbe apparire meno ampio.


Figura 3: La distribuzione territoriale delle imprese con misure di welfare aziendale
Fonte: Primo Rapporto Welfare Index PMI

 

Una delle considerazioni più rilevanti riguarda l’importanza della dimensione aziendale (Figura 4) nel determinare la capacità di welfare delle imprese: le prestazioni sembrano essere maggiormente diffuse nelle imprese che contano dai 101 ai 250 addetti, rispetto a quelle che hanno dai 51 ai 100 lavoratori e ancor più rispetto a quelle fino a 50 dipendenti. Questo dovrebbe far riflettere in un contesto economico come quello italiano, contraddistinto da un’imponente presenza di micro e piccole imprese.


Figura 4: La diffusione delle iniziative di welfare per dimensioni delle imprese
Fonte: Primo Rapporto Welfare Index PMI

Dalla ricerca emerge, infine, che i vincoli che frenano l’iniziativa nelle piccole e medie imprese sono dovuti soprattutto alla carenza di informazioni chiare in merito alle modalità di attuazione del welfare aziendale, e alla mancanza delle competenze necessarie per mettere in atto le iniziative. Per queste ragioni, il 31,9% delle imprese attribuisce massima importanza alla presenza di servizi di informazione e consulenza forniti da associazioni; il 23,8% considera fondamentale o molto importante poter contare su servizi comuni a cui potersi associare; mentre il 22,5% vorrebbe usufruire di accordi con altre imprese nel territorio (Figura 5).


Figura 5: Importanza dei supporti a favore delle imprese
Fonte: Primo Rapporto Welfare Index PMI

 

Cosa cambia nella II edizione?

La nuova edizione di Welfare Index PMI, si concluderà il prossimo 8 marzo 2017 con un evento pubblico in cui saranno presentati i risultati della ricerca e premiate le imprese con le migliori pratiche nell’ambito del welfare aziendale.

La principale novità della II Edizione di Welfare Index PMI è l’allargamento dell’indagine al Terzo Settore. Oltre alle imprese for profit, quindi, per la nuova edizione tutte le realtà del Terzo Tettore potranno compilare il questionario online e partecipare in una duplice veste: di erogatori di servizi di welfare aziendale per i propri dipendenti o collaboratori e/o di erogatori di servizi verso l’esterno, per conto di aziende private o istituzioni pubbliche. Si tratta di un’opportunità, per chi partecipa all’indagine, di far conoscere al vasto pubblico la propria attività specifica nel costruire benessere sociale nel territorio di riferimento.