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In più di una occasione su questo sito si è parlato di LaFemMe – Lavoro Femminile Mezzogiorno, progetto sperimentale di Italia Lavoro volto a favorire l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e l’introduzione di misure di conciliazione famiglia-lavoro nelle aziende. Vi proponiamo dunque – a più di un anno di distanza dalla nascita del progetto – un breve approfondimento sui servizi offerti, soffermandoci su quello di formazione e consulenza rivolto alle aziende e raccontando i principali risultati raggiunti nell’ambito delle sperimentazioni a oggi concluse.
 

I servizi offerti

Il progetto LaFemMe prevede l’offerta di quattro servizi rivolti a un’ampia gamma di destinatari: ai giovani studenti, col fine di orientarli verso nuove scelte formative e verso percorsi occupazionali non tradizionali; alle amministrazioni regionali, per supportarle nello sviluppo di interventi a favore della partecipazione femminile al lavoro; alle aziende e più in generale a tutte le figure chiave organizzative (consulenti del lavoro, rappresentanti sindacali e altri professionisti) offrendo consulenza online e diretta. Per ciascun servizio è prevista la realizzazione di una serie di attività volte a sensibilizzare e coinvolgere attivamente tutti gli stakeholder coinvolti nell’offerta di servizi di sostegno alla persona, alla famiglia e alle aziende e presenti sul territorio, in una prospettiva di condivisione, standardizzazione, qualificazione e incentivazione dei servizi.

Servizio di orientamento alle professioni nei settori della “green economy”
Con riferimento al 2012, dal Rapporto GreenItaly – elaborato da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola – è emerso che le imprese che investono nella green economy contribuiscono al 41,6% delle assunzioni complessive del 2012, e nel caso dei giovani under 30 il loro impatto sale quasi al 44%. Ma gli spazi potenzialmente riservati a giovani e non solo rischiano di restare inoccupati a causa di difficoltà a reperire le figure di cui l’impresa necessita, vuoi per carenza di offerta, vuoi per inadeguatezza del candidato. Infatti, molti dei green job più richiesti rientrano tra le professionalità più difficili da trovare per le imprese.

A fronte del drammatico fenomeno della disoccupazione giovanile e femminile e dell’incidenza dei Neet, il progetto LaFemMe ha sviluppato un servizio rivolto ai giovani, che consiste nella promozione, in via sperimentale, di azioni di orientamento dirette principalmente a studenti e studentesse delle scuole e degli istituti secondari superiori per indirizzarli verso nuove scelte formative che potranno renderli più occupabili sul mercato del lavoro, a studenti universitari, ma anche alle aziende e agli operatori nei campi della formazione e dell’orientamento al lavoro. A tal proposito è stato creato un Kit multimediale di orientamento per le “professioni verdi”: uno strumento di riferimento per la conduzione di Seminari di Orientamento presentato a circa 80 scuole del Nord e del Sud Italia, attraverso cui vengono esposte le novità e le opportunità collegate alla cosiddetta economia verde, enunciando in modo semplice ed efficace in cosa consistono i green job e quali percorsi formativi e professionali è utile seguire per inserirsi in questo promettente segmento del mercato del lavoro. Questo Kit sarà presto accessibile anche online sul portale del Ministero del Lavoro “Cliclavoro”. A oggi, cinque delle 80 Scuole e Istituti Superiori hanno manifestato l’interesse a utilizzare il Kit multimediale e ricevere il supporto organizzativo da parte di ItaliaLavoro per la realizzazione dei seminari di orientamento.

Servizio di assistenza tecnica alle Regioni per lo sviluppo di interventi a favore della partecipazione delle donne nel mercato del lavoro
Questo servizio è stato creato con la finalità di supportare le amministrazioni regionali sia nello sviluppo di servizi integrativi e innovativi in grado di agevolare la conciliazione famiglia-lavoro che nell’introduzione di misure di incentivazione volte a favorire una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro regolare, soprattutto nel Mezzogiorno. A titolo esemplificativo, nell’ambito del servizio di assistenza tecnica rivolto alle amministrazioni regionali si prevede di: promuovere lo sviluppo di un sistema di welfare aziendale e territoriale attraverso l’erogazione di voucher per facilitare l’accesso e l’utilizzo dei servizi di cura da parte di famiglie e di aziende; contribuire a potenziare e differenziare il sistema dei servizi di cura presenti sul territorio anche attraverso la nascita di imprese e cooperative di servizi per la fascia di età 4-12 anni (ludoteche post scuola, trasporti, centri ricreativi, ecc.); supportare la costituzione di fondi con il concorso delle aziende e degli enti bilaterali finalizzati a finanziare misure di accompagnamento della maternità; definire interventi integrati di sostegno al reddito e di politica attiva del lavoro rivolte a donne con bassa qualificazione e basso reddito (donne Neet, in aumento nelle Regioni del Mezzogiorno).

In questo quadro, il progetto ha realizzato un lavoro di sistematizzazione e di elaborazione di standard di qualità di carattere trasversale. Si fa riferimento, ad esempio, a standard legati alla flessibilità degli orari dei servizi, alla gestione delle emergenze e di interventi supporti straordinari, alla previsione di misure per favorire la condivisione tra partner, e alla personalizzazione del servizio e alla partecipazione. La proposta di Italia Lavoro comprende circa 120 standard e, dopo la validazione da parte di un gruppo di esperti, potrà essere utilizzata per l’applicazione nei servizi del territorio. Nei prossimi mesi, l’assistenza tecnica alle Regioni sarà anche funzionale alla preparazione della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 con l’obiettivo di favorire un cambiamento della governance delle azioni rivolte alla conciliazione, invitando le Regioni a promuovere un coordinamento (finora assente o debole) fra i diversi settori di policy (famiglia, lavoro, formazione, istruzione e attività produttive).

Servizio di informazione e di consulenza online per diffondere le idee e le soluzioni per le aziende e gli operatori del mercato del lavoro
Per garantire la trasparenza e la facilità di accesso alle informazioni e alle esperienze realizzate nel corso del progetto è stato attivato un portale online, suddiviso in sei sezioni, ciascuna dedicata a un obiettivo del progetto. Sono presentate esperienze, normativa, filmati, foto e file audio in modo tale da rendere le informazioni più immediate e intuitive. Oltre al servizio di informazione online, LaFemMe ha investito in una campagna di comunicazione pubblica e di sensibilizzazione attraverso l’organizzazione di seminari, roadshow e workshop tematici.
Nell’ambito della programmazione europea 2014-2020, Italia Lavoro sta inoltre considerando un potenziamento dei servizi online attraverso lo sviluppo di due sezioni dedicate alle amministrazioni regionali per lo sviluppo di interventi di potenziamento dei servizi di cura e di gestione della maternità; il consolidamento e la valorizzazione della sezione “l’esperto risponde” attraverso cui è possibile inviare domande a professionisti con esperienza consolidata relative ai temi trattati all’interno del portale; l’acquisizione e l’analisi dei contratti di secondo livello stipulati nel 2013 e 2014 riguardanti le misure sperimentali che favoriscono l’incremento della produttività organizzativa; la valorizzazione della sezione riguardante le esperienze di lavoro femminile (video interviste sulle strategie e i percorsi professionali delle donne).

Servizio di formazione e laboratori di consulenza alle aziende per avviare interventi di flessibilità, welfare aziendale e accompagnamento alla maternità
Il servizio si articola in due fasi principali, una prima fase di formazione e una seconda fase di consulenza e sperimentazione. Il percorso di formazione ha, in genere, una durata di due giorni dedicati a inquadrare la tematica della conciliazione e individuare le misure praticabili, a mostrare gli studi sugli effetti positivi in termini di produttività e crescita economica, a proporre le testimonianze di imprenditori, consulenti di imprese e referenti sindacali, ad approfondire alcuni aspetti con la guida di esperti, nonché a proporre i contenuti, i servizi e gli strumenti web del progetto LaFemMe. Tale servizio consente alle aziende di iniziare a intravedere i possibili risultati raggiungibili nella propria attività produttiva mediante l’adozione delle misure suggerite e di facilitare, in questo modo, l’avvio dei percorsi di consulenza e le attività di sperimentazione. Fino a Giugno 2013 sono stati intrapresi 14 percorsi di formazione e informazione, 8 nelle Regioni del Sud e 6 del Centro-Nord.

Al termine della prima fase di formazione vengono poi raccolte le manifestazioni di interesse circa la scelta dei partecipanti a intraprendere il percorso di consulenza. Qui si presenta però un primo aspetto critico su cui le Responsabili del progetto stanno già operando un’attenta riflessione: le aziende mostrano una disponibilità limitata a mettersi in gioco per cui meno del 10% degli aderenti ai corsi prosegue nella sperimentazione. Per risolvere questo aspetto, Italia Lavoro sta valutando di ampliare la platea di destinatari attraverso un’azione specifica di formazione e di assistenza rivolta ad alcune figure con ruoli chiave all’interno delle organizzazioni (direttori/manager HR, referenti sindacali, consulenti del lavoro e commercialisti, operatori dei servizi per il lavoro, ecc.) che proprio grazie al ruolo ricoperto possono facilitare l’introduzione di misure di conciliazione e interventi di recupero della produttività. L’attività di consulenza, gratuita, costituisce il punto di massima del progetto LaFemMe ed è intesa come un’azione di accompagnamento, per circa 2 – 3 mesi, della direzione aziendale o dei referenti sindacali nell’individuazione delle soluzione più adeguate rispetto alle esigenze aziendali. Naturalmente viene data priorità alle realtà produttive con una presenza significativa di donne.

A un anno dalla nascita del progetto, precisamente da Giugno 2012 a Giugno 2013, sono state avviate 59 sperimentazioni che hanno riguardato principalmente imprese e cooperative ma le attività di consulenza sono state richieste anche dai cosiddetti soggetti intermediari. Originariamente il progetto aveva come obiettivo quello di portare almeno 15 realtà produttive localizzate in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia ad attivare misure di conciliazione e promozione all’occupazione ma, in corso d’opera, da Gennaio 2013, la sperimentazione è stata ampliata all’intero territorio nazionale: in soli sei mesi, nelle Regioni del Centro-Nord il numero della sperimentazioni ha raggiunto e superato quelle delle Regioni del Sud. Questo fa pensare che le Regioni centro-settentrionali offrano, senza dubbio, un terreno più fertile per queste linee di azione mentre per quelle meridionali si profila un percorso ancora molto lungo e faticoso.

Non tutte le sperimentazioni però sono attualmente “attive”, ovvero stanno procedendo regolarmente secondo gli step del percorso di consulenza che prevede nell’ordine: studi e analisi preliminari, elaborazione proposte, pianificazione e accompagnamento all’introduzione delle misure proposte, implementazione e formalizzazione, gestione rapporti sindacali. In alcuni casi il percorso consulenziale è stato abbandonato, nonostante l’interesse manifestato, oppure è attivo ma vi è una tale intermittenza nello sviluppo del processo da produrre una forte di dispersione, oppure i referenti aziendali sono in attesa che si creino migliori condizioni per proseguire nell’intervento, o ancora la sperimentazione è stata posticipata a favore di altre priorità/urgenze organizzative. In generale, lo spaccato delle richieste di intervento ha riguardato principalmente misure di welfare aziendale, seguite dalle forme di flessibilità oraria e organizzativa, mentre minori sono le domande inerenti le iniziative di accompagnamento alla maternità e i progetti di welfare territoriale.
 

Alcuni casi a confronto

Delle 59 sperimentazioni, 8 percorsi di consulenza sono stati portati a termine (riferendosi sempre a Giugno 2013) e nell’Ottobre 2013 sono stati oggetto di un questionario di valutazione circa l’esperienza maturata nell’ambito del progetto col fine di raccogliere le informazioni riguardanti gli effetti che la consulenza ha prodotto sull’impresa. Il questionario mira a comprendere in particolare le ripercussioni (positive e negative) sull’organizzazione del lavoro, sulla produttività, sulla capacità di trovare un migliore equilibro tra gli impegni di lavoro e l’organizzazione familiare e, più in generale, sul benessere dei lavoratori e delle lavoratrici e ottenere una valutazione complessiva dell’intervento di consulenza offerto da LaFemMe (modalità di realizzazione del percorso, tempistiche, consulenti e tutor/referenti, materiali, strumenti e documenti forniti come corollario delle sperimentazioni).

Tornando alle sperimentazioni concluse, esaminiamo e raccontiamo qui – grazie alle informazioni fornite da Emanuela Mastropietro, Coordinatrice operativa del progetto LaFemMe – cinque delle otto sperimentazioni concluse: si tratta di quattro esperienze localizzate in due Regioni del Sud – Sicilia e Puglia – e di una che ha sede nel Nord Italia, in Lombardia. Il percorso di consulenza rivolto alle aziende e alle cooperative, offerto da Italia Lavoro con l’adesione delle imprese al progetto, ha avuto la finalità di introdurre strumenti di conciliazione e di gestione della forza lavoro attraverso misure “snelle” ma al contempo ben strutturate, senza trascurare il delicato tema della produttività. Secondo la sociologa Anna Maria Ponzellini, relatrice durante le giornate formative del progetto LaFemMe, le questioni relative alla maternità e più in generale alla conciliazione famiglia-lavoro sono temi cruciali da affrontare in azienda ma, proprio per l’impatto che possono avere sull’organizzazione aziendale, è necessario che vengano inserite in quadro complessivo che tenga conto delle interconnessioni con i temi organizzativi e di produttività.

Inoltre, occorre che le aziende non propendano per modelli di facciata, che non funzionano e non risolvono i problemi. Tutte le proposte di intervento formulate dagli esperti di LaFemMe sono sempre precedute da un’accurata analisi strategica dell’azienda, partendo dal presupposto che chi lavora, uomo o donna che sia, ha l’esigenza di conciliare il proprio ruolo lavorativo con altri impegni personali. Al tempo stesso però ogni misura atta a dare risposta a tali bisogni deve essere conciliante con le esigenze e gli obiettivi aziendali. In ogni esempio osservato il percorso di consulenza, è andato ad “aggredire” i problemi alla radice, ha elevato le questioni dal piano meramente personale a quello organizzativo e ha costretto i vertici aziendali a guardare le questioni con nuove lenti. Tutti processi che richiedono un cospicuo investimento in termini di tempo e di attenzione e producono un forte stress organizzativo, difficile da gestire e valutare.

Il primo caso ha a che fare con una micro impresa di 10 dipendenti, di cui 8 donne, che opera nel settore dei servizi farmaceutici ed è localizzata in un borgo marinaro della Sicilia. Questo caso rappresenta “l’esempio di cui gli addetti al progetto LaFemMe vanno più orgogliosi, la storia che viene raccontata in tutte le giornate informative e formative, in tutti gli incontri con le aziende, soprattutto nelle più piccole perché rende bene l’idea del fatto che, con il giusto supporto, anche le micro imprese possono introdurre misure conciliatorie che accrescono il benessere dei propri dipendenti”, così la tutor/referente di Italia Lavoro che ha seguito questa sperimentazione parla del caso. Attraverso il percorso di consulenza LaFemMe, infatti, l’azienda è riuscita a introdurre un Piano di welfare ed elementi di flessibilità oraria, formalizzati poi nel contratto integrativo aziendale.

Il secondo e terzo caso, invece, vedono come protagoniste due cooperative mentre il quarto caso riguarda un consorzio. Tutte e tre le esperienze sono localizzate nella Regione Puglia. I casi delle cooperative sono molto interessanti poiché confermano una realtà consolidata nel nostro Paese: il mondo della cooperazione sociale resiste alla crisi, non perde occupazione1, si coniuga con i tempi e i diritti di genere. Inoltre, proprio le Regioni del Sud sembrano costituire un terreno fertile per lo sviluppo di tali cooperative: quelle associate a Legacoopsociali oggi sono arrivate a quota tremila, di cui il 35% ha sede nel Mezzogiorno. Inoltre, nelle cooperative sociali si registra il 70% di occupazione femminile e i Consigli di amministrazione sono composti nel 50% dei casi da donne2 (anche nei tre esempi analizzati, la percentuale femminile sulla forza lavoro è molto elevata). Qui gli interventi si sono focalizzati sulla gestione degli orari e più in generale sull’organizzazione del lavoro. Inoltre, in un caso, proprio l’intervento sull’organizzazione e sulla gestione dei compiti, attuato grazie al progetto, ha generato un cambio di mentalità nel vertice societario e ciò, a sua volta, ha fatto sì che per rispondere all’aumento del carico lavorativo si sia proceduto con l’assunzione di due nuove risorse piuttosto che richiedere al personale esistente maggiori sforzi. Il quinto caso, infine, riguarda un’agenzia per il lavoro con sede principale in Lombardia ma diffusa anche in altre regioni del Nord. L’intervento ha riguardato principalmente il supporto alla gestione della maternità.
 

Un primo bilancio: risultati raggiunti e criticità

Mediante l’analisi dettagliata dei singoli studi di caso è stato possibile individuare alcune caratteristiche comuni: piccole e medie imprese (>10 e <200 dipendenti), la composizione della forza lavoro a maggioranza femminile (sempre più dell’80% sul totale delle risorse umane impiegate); la necessità di gestire la maternità o, più in generale, la genitorialità e le esigenze di conciliazione dei dipendenti; i segni di una crisi alla quale si vuole rispondere con la volontà di usare le poche risorse esistenti per tenere alta la motivazione del personale e guadagnare in efficienza; l’introduzione autonoma, precedente la sperimentazione, di strumenti e misure organizzative e orarie, senza però mai giungere a una loro formalizzazione3; l’esistenza di una parte di management più sensibile e attiva sul versante di una gestione strategica del personale capace di tenere insieme i temi di produttività, flessibilità, benefit e conciliazione e, contemporaneamente, la persistenza di antichi stereotipi di genere e organizzativi.

Nonostante i tratti comuni, per dare risposte adeguate alle singole esigenze organizzative da una parte e agli specifici bisogni di conciliazione dall’altra, le proposte di intervento di LaFemMe – pur potendo essere raggruppate in macro-aree – sono state articolate come è riassunto nella tabella 1. In alcuni casi, ad esempio, la Banca delle Ore è apparsa la soluzione appropriata per diminuire il ricorso al lavoro straordinario o all’eccessivo carico di lavoro gravante su determinate figure professionali; in altri contesti si è optato con la revisione delle tipologie contrattuali (aumento ore part time, introduzione job sharing, telelavoro); in altri casi ancora sono stati creati degli strumenti di analisi ad hoc per rendere tracciabili i carichi di lavoro (timesheet, codici temporali e ciclo di vita dei progetti); in due casi si è proceduto con la formalizzazione delle misure, attraverso la stipula del contratto integrativo aziendale o mediante modifica del regolamento interno; in un caso si è deciso di mettere da parte ogni tipo di proposta di intervento e procedere in maniera graduale, partendo da un cambiamento culturale aziendale e da un percorso di empowerment della forza lavoro; in alcuni casi si è reso necessario gestire anche i processi di comunicazione interna per rendere visibile ciò che si stava mettendo in atto attraverso le sperimentazioni.

Tabella 1. Casi conclusi: interventi e risultati

Caso studio

Intervento proposto

Intervento attuato

Principali risultati

Micro-impresa

(Sicilia)

Banca delle Ore e Piano Welfare aziendale

Banca delle Ore e Piano Welfare aziendale: inseriti nel CIA

Maggiore autonomia gestione orari, migliore clima aziendale e produttività

Cooperativa sociale

(Puglia)

Organizzazione e flessibilità oraria, Formazione, Premio di risultato

Organizzazione e flessibilità oraria

Migliore distribuzione carichi di lavoro e 2 nuove assunzioni

Consorzio

(Puglia)

Gestione maternità attraverso pluralità di strumenti

Percorso di mentoring

Cambiamento culturale e introduzione tema conciliazione legato alla produttività

Cooperativa a mutualità prevalente

(Puglia)

Organizzazione e flessibilità oraria e Piano Welfare aziendale

Organizzazione e flessibilità oraria: inseriti nel regolamento interno

Migliore clima aziendale e maggiore produttività

Agenzia per il lavoro

(Lombardia)

Gestione maternità e Piano welfare aziendale

Gestione maternità in via di perfezionamento

Non ancora visibili

Fonte: Elaborazione su dati LaFemMe

Sebbene i risultati raggiunti siano soddisfacenti, in alcuni dei casi la gratuità del servizio di consulenza non ha garantito l’attivazione e la realizzazione completa, concreta e fattiva degli interventi proposti, come si può evincere dalla tabella 1. Laddove le opzioni proposte sono state attivate in maniera parziale, le principali resistenze sono da imputare non tanto a motivazioni strettamente economiche quanto a una cultura organizzativa che stenta a comprendere la necessità di gestire la forza lavoro – specialmente nella sua componente femminile – secondo nuove visioni strategiche che rompono con il passato.

Per giungere a risultati pienamente soddisfacenti sia nelle sperimentazioni ancora in corso che in quelle future, i consulenti di LaFemMe dovranno continuare a lavorare per stimolare un radicale cambiamento organizzativo, creare sinergie tra tutte le parti coinvolte, potenziare il supporto durante le fasi più critiche, e fornire strumenti che consentano di monitorare e rendere le novità introdotte note a tutti, dalla base al vertice aziendale. Al di là delle difficoltà attuative degli interventi, i questionari somministrati alle aziende hanno permesso di evidenziare gli effetti positivi che la consulenza ha prodotto sull’organizzazione in termini di produttività, di maggior equilibro tra gli impegni di lavoro e familiari e, più in generale, sul benessere dei lavoratori e delle lavoratrici. L’introduzione delle misure ha garantito alle aziende di avere personale più coinvolto, più efficiente e produttivo e ha permesso ai dipendenti stessi di ottenere una maggiore autonomia nel gestire i propri orari in base alle esigenze personali, distribuire e/o condividere i carichi tra di loro, aumentare la cooperazione e il senso di appartenenza. Tutto ciò fa sperare che anche le aziende più piccole e localizzate nel Sud possano “accorciare” il gap rispetto ai grandi contesti produttivi del Nord Italia – obiettivo prioritario del progetto LaFemMe – e far sì che le parole “crescita, occupazione, produttività e conciliazione” diventino realtà.
 

Note

1– Negli ultimi 5 anni l’occupazione è cresciuta del 30 per cento. Per approfondimenti si veda www.legacoopsociali.it.
2– In Legacoopsociali sono donne sia la Presidente che la Vicepresidente nazionali.
3– Pur costituendo un campione piccolissimo, ci si potrebbe spingere a dire che non è del tutto vero che nel Sud Italia le misure di welfare aziendale, flessibilità e maternità non vengono concesse ai dipendenti ma, a differenza del Nord in cui sono più diffuse e formalizzate, lo si fa in maniera informale perché le aziende incontrano maggiori difficoltà a strutturarle e definirle tramite accordi e regolamenti. In questo campo, un percorso di consulenza può rivelarsi decisivo.

 

Riferimenti

Sito LaFemMe

Sito CicloLavoro

Rapporto GreenItaly

Programma Italia2020
 


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