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“La Scala” è un noto studio legale nato a Milano che conta circa 215 professionisti e uno staff di oltre 100 persone. Cinque anni fa i vertici dello studio hanno deciso di avviare un piano di welfare aziendale con l’obiettivo di migliorare il benessere e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei suoi collaboratori, sia con contratti da dipendenti che in partita Iva. Nel corso degli ultimi mesi il piano di welfare dello studio si è stato rafforzato per venire incontro ai nuovi bisogni emersi a seguito della pandemia.

Cinque anni di welfare aziendale di La Scala

Come vi abbiamo raccontato in un articolo di qualche tempo fa, in cui abbiamo intervistato il co-fondatore dello studio Marco Pesenti, La Scala ha scelto di investire in maniera strutturale sul fronte del welfare aziendale. A cinque anni dall’adozione del primo piano welfare sono stati erogati 80 “Bonus Bebè” e, ogni anno, vengono erogati circa 40 “Bonus Scuola”. Questi ultimi sono rivolti ai componenti dello Studio con figli in età dai 6 ai 19 anni e sono spendibili per le rette scolastiche, corsi extra scolastici, le vacanze studio all’estero e il rimborso dei libri. Il “Bonus Bebè” è invece un bonus una tantum erogato al momento della nascita di ogni figlio. Dal lancio del progetto, sviluppato insieme al provider di welfare aziendale Eudaimon, La Scala ha destinato all’iniziativa un budget annuale di circa 55.000 euro, per un totale di 255.000 euro investiti finora.

Per il prossimo biennio lo Studio ha deciso di rafforzare ulteriormente i servizi, soprattutto quelli destinati a coloro che hanno un figlio e a coloro che vogliono perseguire percorsi formativi per crescere professionalmente. A tale scopo raddoppierà il budget: la società ha infatti reso noto che investirà circa 100.000 euro annui per i suoi collaboratori e dipendenti finanziando alcune nuove misure. Tra queste ci saranno il “Bonus Infanzia”, erogato ogni anno a chi ha figli di età compresa tra i 2 e i 6 anni, e il “Bonus Università”, destinato a coloro che hanno figli iscritti ad un corso di laurea. I collaboratori e dipendenti che intendono frequentare un corso universitario, anche con una carriera professionale già avviata, potranno invece beneficiare del “Bonus Formazione”. Infine, sarà erogato un “Bonus Fedeltàuna tantum al raggiungimento di alcuni traguardi professionali (ad esempio il compimento del 10°, 15°, 20°, 25° e 30° anno di attività in La Scala) per valorizzare l’esperienza condivisa e il percorso professionale fatto.

Infine, lo Studio ha deciso di estendere la copertura assicurativa sanitaria Unisalute – Gestione Professionisti, già attiva per tutti i componenti dello Staff, anche per tutti i collaboratori del Gruppo. La copertura consente di usufruire di molte prestazioni sanitarie, in regime di gratuità (o con rimborso forfettario), e di alcune agevolazioni a sostegno della famiglia.

Il welfare aziendale (anche) per i lavoratori autonomi

Comunemente si ritiene che le prestazioni e i servizi di welfare occupazionale siano destinati esclusivamente ai lavoratori dipendenti. Ciò è vero quando si fa riferimento al welfare aziendale “in senso stretto”, cioè a quelle misure previste dal datore di lavoro verso i suoi dipendenti; in alcuni casi però – come mostra l’esempio di La Scala – anche i liberi professionisti hanno la possibilità di accedere a forme di welfare di natura integrativa (vuoi saperne di più?).

Queste esperienze sono però ancora una novità nel panorama italiano. Di fatto la normativa sul welfare aziendale è infatti rivolta in maniera specifica ai lavoratori dipendenti. L’estensione di queste misure e, più in generale, degli ammortizzatori sociali ai lavoratori autonomi – ma anche agli atipici, ai precari, ai co.co.co e ad altre figure come per esempio quella degli assegnisti di ricerca in Università – può rappresentare un importante cambiamento culturale e legislativo.

Dato il peso sempre maggiore di queste tipologie di occupati nel mercato del lavoro del nostro Paese, sarebbe auspicabile un intervento del Legislatore atto a facilitare la diffusione di misure e interventi di welfare integrativo anche per i liberi professionisti e i lavoratori “atipici”. Soprattutto questi ultimi sono infatti sempre più esposti ai rischi del mercato e, al tempo stesso, esclusi – totalmente o parzialmente – dai sistemi di tutele collettive (indennità per malattie, per infortuni, per disoccupazione, maternità o paternità, ecc) che vengono garantite ai lavoratori cosiddetti standard. In questo senso, il welfare occupazionale rischia di alimentare questo dualismo tra gli insider del mercato del lavoro, cioè coloro che hanno una posizione lavorativa stabile che garantisce maggiori diritti, e gli outsider.

Per questo potrebbe essere utile sistematizzare formule di detrazione e deduzione fiscale rivolte ai freelance e ai lavoratori autonomi con regime agevolato (come il “vecchio” regime dei minimi o quello forfettario), procedendo con cautela al fine di scongiurare il possibile trade-off che potrebbe generarsi tra retribuzione e welfare. Per età media e per livelli di fatturato, sono proprio queste tipologie di lavoratori che potrebbero beneficiare maggiormente di interventi di welfare integrativo.

Per approfondire questo tema vi rimandiamo alla proposta fatta ormai qualche tempo fa dall’associazione di rappresentanza dei freelance ACTA, disponibile qui.