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Lo smart working è ancora al centro del dibattito. Nonostante la sperimentazione imposta dalla pandemia abbia fatto comprendere a molti – in primo luogo manager e dipendenti – le opportunità del lavoro agile, gli esperti sono ancora divisi sul futuro di questo modello organizzativo. Per alcuni siamo vicini ad una rivoluzione del modo di lavorare; altri – probabilmente più realisti – sostengono invece che assisteremo ad una battuta di arresto inevitabile.

Questa seconda ipotesi appare suffragata da alcuni dati recente pubblicati dall’Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche. Secondo queste stime ad oggi poco più di un occupato su dieci lavora da remoto, anche se il bacino potenziale è ben più ampio: potrebbero infatti svolgere le proprie attività in smart working ben 4 dipendenti su 10. Per essere precisi, in Italia appena il 14,9% degli occupati svolge parte delle proprie attività alternando il lavoro in presenza e quello da remoto: si tratta di una quota considerevole (circa 2,5 milioni su 19 milioni di dipendenti) che però, come detto, potrebbe ampliarsi notevolmente.

Giusto quindi che, nonostante questa apparente “frenata” nella diffusione del lavoro agile, a livello internazionale l’attenzione nei confronti dello smart working e delle sue implicazioni resti alta. Secondo il report “Advancing through headwinds: where are organizations investing?”, curato dal Capgemini Research Institute e frutto dell’analisi di 2.000 interviste condotte a fine 2022 in 15 Paesi (Italia inclusa), il 65% dei manager di grandi organizzazioni prevede di investire e implementare opzioni di lavoro ibride per i propri dipendenti. Inoltre, per quei ruoli che richiedono meno supervisione e lavoro di squadra, il 61% degli intervistati pensa di poter avviare rapporti di lavoro totalmente da remoto.

I luoghi di lavoro dopo la pandemia

Questo articolo è parte di “Smart working in corso“, la serie con cui Secondo Welfare vuole capire come le organizzazioni stanno cambiando spazi, processi e relazioni dopo la pandemia.

L’hybrid working di Sky Italia

Alla luce di questi dati, per molte organizzazioni, soprattutto grandi e che operano in alcuni settori specifici (come quello dei servizi), lo smart working resta un istituto su cui investire. In questa direzione, un’esperienza molto interessante arriva da Sky Italia che, a fine 2022, ha sottoscritto insieme alle rappresentanze sindacali un accordo che estende il lavoro ibrido a tutti i dipendenti – a tempo indeterminato, determinato o di somministrazione – per più del 50% delle giornate lavorative.

L’intesa prevede che chi non è soggetto a vincoli particolari legati alla propria mansione potrà scegliere liberamente le giornate in cui lavorare da remoto, fino a un massimo di 12 giorni mensili. Questi possono diventare 15 per i neo-genitori e per tutti i collaboratori che hanno particolari esigenze personali o familiari o si trovano in situazioni di difficoltà (ad esempio a causa di una malattia).

Un regime parzialmente diverso riguarda i turnisti delle strutture tecniche ed editoriali, che richiedono una maggiore presenza fisica: per loro sono comunque garantite 8 giornate di lavoro da remoto al mese. Per quelle mansioni per cui – per ragioni tecniche – non è possibile svolgere l’attività da remoto, l’accordo mette a disposizione un giorno al mese per effettuare attività di formazione.

In merito Francesca Manili Pessina, Executive Vice President HR, Organization & Facility Management di Sky Italia, dopo la firma dell’intesa ha detto al Sole 24 Ore che “l’attenzione al benessere delle persone e la responsabilizzazione sui risultati sono da sempre centrali per Sky. È motivo di grande soddisfazione aver raggiunto un accordo così innovativo con le organizzazioni sindacali, che ci permette di conciliare in forma stabile e permanente il meglio del lavoro da remoto con quello in presenza e di favorire il work life balance”.

La necessità di ripensare gli spazi aziendali

Questa forte spinta all’hybrid working, ma anche l’attenzione già presente in precedenza verso lo smart working (introdotto per la prima volta nel 2017), ha portato Sky Italia a ripensare e riorganizzare i propri uffici e, più in generale, la struttura degli spazi aziendali.

Come vi stiamo raccontando attraverso la serie “Smart Working in corso” la diffusione di modalità di lavoro ibrido stanno portando infatti molte organizzazioni ad adottare nuove logiche d’uso degli spazi. E non solo gli uffici: in alcuni casi si tratta dell’intera struttura fisica dell’impresa.

Questo è accaduto, appunto, anche in Sky. In merito Cesare Randon, Facility Manager di Sky Italia, ci ha spiegato come il cambiamento parta da lontano. “Già nel 2017, quando abbiamo introdotto  lo smart working, in azienda abbiamo iniziato a riflettere circa un cambiamento del layout fisico allo scopo di garantire una maggiore dinamicità”, dice Randon.

Foto 1. L’ingresso dell’edificio di Sky Italia a Milano. Fonte: DEGW, business unit di Lombardini22.

Da subito abbiamo iniziato a riflettere circa la possibilità di non prevedere delle postazioni di lavoro fisse, ma puntare invece sulla condivisione. La pandemia è stata poi un acceleratore. Siamo passati progressivamente ad un approccio ‘full hybrid’ che ha comportato una drastica riduzione degli uffici e delle postazioni individuali. Oggi ce ne sono circa 30, a disposizione dell’Amministratore Delegato e poche altre figure. Tutto il resto si basa su una logica di sharing”.  Vediamo come funziona.

Modificare gli spazi per una maggiore condivisione

Come ci hanno evidenziato nello scorso approfondimento gli esperti degli studi di architettura che si occupano di consulenza e progettazione di workplace, gli uffici (e non solo) stanno cambiando in molte organizzazioni soprattutto per la necessità di una maggiore flessibilità.

In particolare sembra necessario pensare oggi gli spazi aziendali come un ecosistema “polifunzionale” organizzato sulla base delle differenti attività che si svolgono all’interno dell’organizzazione. E quindi ci sarà bisogno di aree in cui c’è la possibilità di avere privacy, altre in cui lavorare in maniera collettiva e altre ancora in cui rilassarsi e scambiare due parole. E questo vale anche per Sky Italia.

Abbiamo reinterpretato gli spazi partendo proprio dagli uffici”, continua Randon. “Oggi ci sono moltissime aree ‘open’ in cui lavorare condividendo le scrivanie. È stato possibile perché il nostro è un edificio progettato abbastanza recentemente – nel 2006 per la precisione – e che era stato pensato proprio per poter essere rimodulabile. Prima gli uffici erano divisi da pareti amovibili che ora sono state tolte proprio per creare open space e non solo”. “Gli uffici”, continua il manager, “sono divenuti, da un lato, dei luoghi di lavoro condiviso e, dall’altro, delle sale meeting per fare video-call avendo la giusta intimità, senza essere disturbati. E questo ha richiesto anche un investimento per introdurre le tecnologie per svolgere le riunioni a distanza e in modalità ibrida”.

Oggi il vero valore dell’ufficio sembra essere quindi radicalmente cambiato. Il “senso” di recarsi fisicamente in azienda risiede soprattutto nella possibilità di collaborare attivamente con i propri colleghi. “Quello che cerchiamo di fare”, continua, “è puntare sempre di più sui momenti di collaborazione, che cerchiamo di stimolare proprio attraverso la definizione del layout fisico dei luoghi di lavoro. Il tempo passato in ufficio non sarà più lo stesso di una volta, ma sarà destinato a ridursi. Quindi diviene sempre più centrale per stimolare momenti di collaborazione e condivisione di idee e pensieri. Questo per noi ha significato pensare a nuove postazioni: non più quelle standard – con scrivania,  monitor e tastiera – ma postazioni condivise, non assegnate a priori, in cui ognuno può lavorare sul proprio laptop”.

Foto 2. Alcuni uffici di Sky Italia. Fonte: DEGW, business unit di Lombardini22.

Anche la macchinetta del caffè ha il suo valore…

La collaborazione viene quindi stimolata dalla composizione di tutti gli spazi e dalle loro funzionalità. Per questo, in questa nuova visione dell’ufficio e dell’azienda, anche le aree relax hanno una funzione cruciale.

Tra i nostri obiettivi principali c’è quello di facilitare i flussi comunicativi, valorizzando tutti i momenti di scambio, anche e soprattutto quelli davanti alla macchinetta del caffè”. Per questo, sottolinea Randon, “abbiamo dato un’enfasi particolare anche alle sale ‘break’ perché crediamo siano spazi in cui le persone si incontrano e scambiano idee in maniera informale e condividono pensieri che sono utili anche per l’organizzazione”.

Foto 3. Un’area comune dell’edificio di Sky Italia. Fonte: DEGW, business unit di Lombardini22.

Un punto in linea con quanto  avevamo raccontato nel primo episodio di questa serie: l’idea che sta prendendo piede nelle organizzazioni è che i luoghi di lavoro possano offrire un’atmosfera stimolante, in cui i momenti di pausa tra colleghi non sono visti come una perdita di tempo, ma piuttosto come opportunità di interazione, confronto e crescita.

Ma tutto questo processo richiede un cambiamento organizzativo non indifferente per l’azienda. E anche uno sforzo sul piano economico. “Quello di Sky Italia è stato un investimento”, conclude Randon. “Abbiamo dovuto fare dei lavori architettonici. E i questo siamo stati affiancati dallo studio DGW del Gruppo Lombardini22. E, oltre a riadattare fisicamente gli uffici, è stato necessario rivedere le procedure di sicurezza e di security legate agli immobili. I frutti si vedranno con il tempo”.

 

 

Foto di copertina: Sky Italia