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A inizio maggio è stato presentato il Sesto Rapporto del Gruppo Assimoco sul Neo-Welfare. Quest’anno la ricerca, dal titolo “Cooperare per costruire un welfare integrato” indaga, insieme al tema delle società B Corp, in che modo i caregiver, e più in generale le famiglie italiane, si muovono tra le dimensioni pubblica, familiare, assicurativa e territoriale del welfare con l’obiettivo di raggiungere il livello adeguato di risposta ai propri bisogni. Per fare questo, la ricerca – commissionata da Assimoco a Ermeneia Studi e Strategie di Sistema – ha individuato un campione rappresentativo nazionale di caregiver tra i 18 e i 64 anni con l’obiettivo di indagarne le modalità di risposta ai propri bisogni sociali.


Aumenta la spesa out of pocket

Il primo dato che emerge è il crescente ricorso da parte degli italiani all’out of pocket (spesa privata, letteralmente “di tasca propria”, non intermediata da soggetti terzi) per sopperire alla costante divaricazione tra bisogni sociali e capacità del welfare pubblico di darne risposta. Nel 2006 la spesa complessiva era pari a 29,1 miliardi di euro; è diventata di 36,0 miliardi nel 2017 (+23,7%), mentre la spesa sanitaria pubblica non è riuscita ad avere la stessa dinamica di crescita, limitandosi ad un incremento del +14,5% (figura 1).

Quasi l’80% dei capi famiglia pensa infatti che per rispondere ai bisogni sociali del nucleo familiare sia necessario non limitarsi al solo utilizzo delle prestazioni di welfare pubblico, in quanto quest’ultimo risulta essere in progressiva contrazione e peggioramento. Il 72,4% dei caregiver, inoltre, è convinto che l’esplorazione di altri sistemi di welfare rappresenti una modalità per ottenere risposte maggiormente adeguate ai bisogni.


Figura 1. Consumi sanitari out-of-pocket delle famiglie italiane e Spese sanitarie pubblica totale (in miliardi di euro) (N.I.: 2006 = 100,0)


Fonte: Rapporto Assimoco 2019


Oltre il primo welfare. L’importanza del welfare familiare, assicurativo e di territorio

Dal rapporto emerge un utilizzo di diversi tipi di welfare da parte delle famiglie italiane: accanto al welfare pubblico, acquisisce importanza il welfare familiare e interfamiliare, il welfare assicurativo e quello di territorio.

Il welfare pubblico è privilegiato dal 50,7% dei caregiver, ma al contempo un ruolo importante è riconosciuto al welfare familiare e interfamiliare (cioè la capacità di copertura dei bisogni che risulta legata al livello di reddito e al patrimonio della famiglia insieme al welfare fornito dalle altre generazioni). L’utilizzo reale di queste tipologie di welfare varia tra il 22,5% (di chi fruisce di un welfare familiare di tipo economico offerto da genitori, suoceri o altri parenti) e il 29,7% (di chi gode di un reddito e/o di un patrimonio della famiglia) degli intervistati.

Le famiglie che utilizzano il welfare assicurativo in tutti i suoi aspetti variano dal 18,5% (di chi possiede piani di accumulo di capitale per i figli) al 37,8% (di chi ha una copertura dei beni posseduti). Al terzo posto viene collocato il welfare di territorio, su cui convergono il welfare di volontariato, il welfare di vicinato, il welfare che deriva da cooperative, associazioni o gruppi spontanei di famiglie e il welfare aziendale o di categoria: in tal caso il livello di utilizzo reale è compreso tra il 12,5% (welfare aziendale e di categoria) e il 18,2% (welfare di volontariato) degli intervistati (figura 2).


Figura 2. Intensità di utilizzo “reale” delle diverse tipologie di welfare, in base ai giudizi “molto + abbastanza utilizzati”



Fonte: Rapporto Assimoco 2019

L’indagine del Gruppo Assimoco mette in evidenza che in una condizione “ideale”, per rispondere in maniera efficace alle proprie esigenze di welfare, ciascun caregiver vorrebbe in media far ricorso a 2,2 tipologie di welfare, ma nei fatti alcuni di essi desidererebbero averne a disposizione molti di più. Nel dettaglio, una sola tipologia viene scelta dal 44,0%; due tipologie dal 19,4%; tre tipologie dal 19,5%; quattro o cinque tipologie dall’11,2% e 6 o più tipologie dal 6,0%. In ogni caso la combinazione “ideale” vede sempre al primo posto il welfare pubblico, ma vorrebbe ricorrere maggiormente al welfare assicurativo in tutte le sue articolazioni: coperture sanitarie (secondo posto), pensionistiche ( terzo posto) e quelle relative alla copertura dei beni posseduti (quarto posto). Segue la “forza” di copertura della famiglia, grazie alla relativa capacità di produrre reddito e al possesso di un buon patrimonio (quinto posto).

Il Rapporto evidenzia inoltre che per poter usufruire in maniera ottimale delle singole tipologie di welfare servono risorse ma anche di tempo per effettuare la scelta migliore: per il 78,5% dei capifamiglia intervistati sarebbe importante avere a disposizione un aiuto qualificato in grado di assistere il caregiver nella scelta delle diverse tipologie di welfare e nella relativa “combinazione”, tenuto conto anche dei bisogni, delle priorità e delle risorse economiche disponibili da parte della famiglia.


L’apertura della famiglia nei confronti del welfare assicurativo

L’indagine evidenzia come la recente crisi finanziaria abbia influito in maniera significativa sul cambiamento dei consumi, degli stili di vita, delle modalità di risparmio e della stessa concezione dei rischi che possono coinvolgere la famiglia. Viene riconosciuta, in particolare nel ceto medio, una presa di consapevolezza dell’importanza di attivarsi per individuare soluzioni che tutelino da potenziali o futuri rischi con ricadute dirette sui comportamenti adottati nei confronti delle soluzioni offerte dal mondo assicurativo.

A tale riguardo la ricerca rileva come in 4 anni (tra il 2015 e il 2019) ci siano stati cambiamenti significativi nel comportamento delle famiglie italiane in termini di:

  • maggior considerazione dei rischi potenziali di singoli individui e delle famiglie (dal 58,4% si è passati al 71,7%);
  • evoluzione della considerazione dei rischi da coprire, attenuando quelli relativi agli “oggetti” come la casa o l’automobile e rivalutando quelli legati alle “persone” come infortuni, invalidita?, morte, non autosufficienza, ecc. (da 45,9% a 60,3%);
  • maggior attenzione nei confronti dei prodotti assicurativi, affiancando a quelli specificamente destinati alla copertura dei rischi quelli della promozione delle opportunità, da realizzare attraverso opportuni piani di accumulo di capitale, in particolare in favore dei figli (da 46,9% a 60,1%).

Come dichiarato dal Direttore generale del Gruppo Assimoco, Ruggero Frecchiani, questi risultati si rivelano molto interessanti in quanto possono aiutare le compagnie assicurative, – ma anche istituzioni, aziende e mondo cooperativo – a “ricomporre” le prestazioni che provengono dai diversi sistemi di welfare, colmando eventuali lacune sia dal punto di vista dell’offerta di servizi sia dal punto di vista della possibile consulenza da offrire alle famiglie.


Riferimenti 

Un neo-welfare per la famiglia, Rapporto Assimoco 2019