7 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Sentiamo di frequente che bisogna ritornare ad investire in una scuola di qualità per tutti, così da gestire con lungimiranza la questione della disoccupazione giovanile e della crescita culturale, sociale politica ed economica. In questo senso l’Europa offre un percorso e degli obiettivi strategici ai Paesi membri con lo scopo di incoraggiare il miglioramento dei sistemi d’istruzione e di formazione nazionali, i quali devono fornire i mezzi necessari per porre tutti i cittadini nelle condizioni di realizzare appieno le proprie potenzialità, nonché garantire una prosperità economica sostenibile e adeguate prospettive di impiego.

La situazione del sistema educativo italiano

I dati della tabella 1 dimostrano più di tante parole il ritardo dell’Italia rispetto al resto dell’UE sul fronte educativo, e quanta strada occorra fare per tornare a crescere e cambiare in modo concreto il futuro di chi studia e vuole avere i mezzi migliori per formarsi.
 

Tabella 1. I principlai indicatori del sistema educativo: Italia e UE a confronto

Source: elaborazione dell’autore su dati OCSE, EU Commission, Eurostat-Eurydice (2013).

Le questioni in gioco sono certo numerose. In Italia ad esempio, in virtù del crescente trend registrato anche durante l’anno scolastico 2011/2012 dove l’8.4% degli alunni sono di cittadinanza non italiana, è sempre più urgente attrezzarsi per valorizzare nel miglior modo possibile una diversità culturale che costituisce un fenomeno relativamente recente, al contrario di Francia, Germania ma anche Belgio, Lussemburgo, Olanda e Austria. E’ questo un fattore, spesso sottovalutato, che indica come la formazione del cittadino europeo e la centralità della persona passino ormai anche attraverso la promozione di un’educazione alla cittadinanza e all’interculturalità.

Un altro aspetto significativo riguarda gli alti livelli di dispersione scolastica presenti nel nostro Paese, con circa il 18% dei giovani che non raggiungono un titolo di studio superiore alla scuola media inferiore. Oltre 600.000 ragazzi e ragazze dunque rimangono di fatto fuori dal percorso educativo e formativo. E’ fondamentale rendersi conto che la crescita dell’Europa e dell’Italia passano proprio attraverso il recupero di questi giovani, creando a tal fine una scuola più inclusiva in cui tutti (al di là delle difficoltà personali, famigliari, sociali ed economiche, che allontanano dalla scuola) possano trovare opportunità di crescita.

Molto importanti per comprendere questi fenomeni sono gli esercizi di valutazione trasparente delle competenze, che in Italia sono sfortunatamente poco usati. Nell’ottobre 2013 l’OCSE, supportata in Italia dall’ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale del lavoratore), ha pubblicato in questo senso uno studio molto importante (si tratta del terzo di questo genere, in passato condotto nei periodi 1994-1998 e 2006-2008). Due sono gli indicatori di competenze che sono stati misurati durante il periodo 2011-2012: la literacy e la numeracy.

La literacy è definita come “l’interesse, l’attitudine e l’abilità degli individui ad utilizzare in modo appropriato gli strumenti socio-culturali, tra cui la tecnologia digitale e gli strumenti di comunicazione per accedere, gestire, integrare e valutare informazioni, costruire nuove conoscenze e comunicare con gli altri, al fine di partecipare più efficacemente alla vita sociale”. La numeracy è definita come “l’abilità di accedere a, utilizzare, interpretare e comunicare informazioni e idee matematiche, per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta”.
 

Tabella 2. Literacy e Numeracy delle rilevazioni OCSE, 2013

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati 2011-2012 OCSE pubblicati nell’ottobre 2013.

La tabella 2, tra le altre cose, mostra come l’Italia, per gli adulti ma in particolare per i giovani tra i 16 e 24 anni, si posizioni sistematicamente in fondo alle graduatorie dei 21 paesi OCSE e dei 15 paesi EU membri dell’OCSE. I livelli individuati dall’OCSE per questa graduatoria sono: sotto livello 1 (0-175), livello 1 (176-225), livello 2 (226-275), livello 3 (276-325), livello 4 (326-375), livello 5 (376-500): si tenga conto che il livello 3 è indivduato come il minimo indispensabile per un positivo inserimento nella società d’oggi. La figura 1 invece, focalizzandosi sui giovani, mostra in maniera più evidente lo stato di ritardo della fascia di giovani in Italia che, come confermato dall’ISFOL, non ha avuto miglioramenti rispetto le due rilevazioni passate.

Figura 1. Livello competenze giovani da 16 a 24 anni

Fonte: OCSE (2013).

Dai confronti internazionali sembra dunque emergere il fallimento del sistema scolastico ereditato che, coscientemente o meno, ha messo la centralità sul posto fisso dell’insegnante e non sul giovane-studente. Per superare questa situazione è necessaria una rivoluzione copernicana – perché una solidarietà responsabile è anche quella intergenerazionale – che offra un’opportunità a ragazzi e giovani, futuri cittadini europei. Ma come?

Un’educazione di qualità per tutti, plurilingue e interculturale è possibile?

Il curricolo scolastico è lo strumento che le scuole hanno a disposizione per realizzare un’educazione di qualità per tutti, plurilingue e interculturale. Esso porebbe essere costruito in modo da garantire l’apprendimento di almeno due lingue, oltre alla lingua di scolarizzazione, per tutti fino al Diploma a conclusione della secondaria superiore. Il curricolo scolastico comprenderà anche l’insegnamento di almeno una disciplina “non linguistica” in lingua straniera, oltre alla storia dell’integrazione europea e l’educazione alla cittadinanza attiva, compresa la dimensione europea.

Lo sviluppo di questo modello potrebbe essere sostenuto dalla Commissione europea, chiamata a sviluppare un piano di finanziamenti addizionali per incentivare la transizione a quella quota (ad esempio tra il 10% e 20%) di curriculum scolastico che potrebbe diventare comune nei diversi Paesi dell’UE. Lo sviluppo potrebbe seguire una roadmap con un sistema di incentivi, al fine di promuovere l’implementazione e assicurare una elevata qualità. Questo sistema di incentivi come detto dovrebbe poter contare su finanziamenti dall’UE, e comprensibilmente basarsi sui principi di merito e trasparenza per monitorare come verrebbero spese le risorse dell’UE.

Il riconoscimento del merito, per la quota di curriculum scolastico comune in UE, dovrebbe riguardare sia le scuole (compresi i dirigenti scolastici) sia gli insegnanti. Riguardo le scuole, è da notare che l’Italia, istituendo il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) studiato con il progetto VALeS, si è recentemente allineata alle richieste UE per accedere ai fondi strutturali. Riguardo gli insegnanti, un importante passo avanti è stato fatto con il processo autovalutativo introdotto dalla legislazione italiana in vigore dal 19 Luglio 2013, processo che ogni scuola potrà effettuare, in particolare sulla base dei dati forniti dal SNV). Pur non esistendo una convergenza sul tipo di sistema, un’ampia maggioranza dei paesi UE ha consolidato da tempo un sistema di valutazione degli insegnanti.

Il secondo e complementare principio del sistema di incentivazione con i finanziamenti UE sarebbe la trasparenza. In Italia alla mancanza di valutazione si aggiunge un altro aspetto che ci rende l’eccezione rispetto al resto d’Europa: la mancanza di una forma di disciplina esterna data dalla pubblicazione dei risultati delle scuole. L’Italia e la Polonia sono gli unici paesi nella UE che riconoscono alle scuole la discrezionalità di pubblicare o meno i risultati. 

Al fine di migliorare la qualità dell’insegnamento, sarebbe dunque auspicabile attrezzarsi, almeno per la quota del curriculum scolastico che vedrebbe standard comuni e finanziamento dalla UE, affinché vi sia una forma di autonomia scolastica nella selezione, formazione permanente e valutazione dei docenti da parte delle scuole. Riguardo la selezione, si segnala che, nella UE, quattro sono i paesi dove le scuole non hanno autonomia nella selezione e dimissione degli insegnanti (Italia, Grecia, Malta e Cipro).

Alcune linee guida da seguire

Come sottolineato in precedenza la Commissione Europea dovrebbe considerare una Roadmap con tempi certi ed un piano di finanziamenti addizionali dall’UE, per incentivare la transizione a quella quota (ad esempio tra il 10% e 20%) di curriculum scolastico che potrebbe diventare comune nei paesi dell’UE. Questo sistema di incentivi dovrebbe poter contare su finanziamenti dall’UE, e comprensibilmente basarsi sui citati principi di merito e trasparenza per monitorare come verrebbero spese le risorse dell’UE. Di seguito sono presentate le linee guida prioritarie, alcune indicate precedentemente, che dovrebbe essere seguite:

1) un’educazione plurilingue e interculturale (lingua materna, lingua di scolarizzazione, lingue straniere, storia dell’integrazione europea, educazione civica europea, programmi di scambi per studenti e docenti…);
2) un sistema di incentivi con finanziamenti UE, con valutazione delle scuole e pubblicazione dei risultati;
3) forme di autonomia delle scuole che ricevono finanziamenti UE nella selezione, valutazione, formazione permanente e mobilità degli insegnanti da parte del dirigente scolastico, coadiuvato da figure specializzate nella gestione delle risorse umane, parliamo di un HR della scuola che valorizzi gli insegnanti meritevoli, non di una macchina che elabora una graduatoria che ha prodotto i risultati attuali;
4) valutazione a 360° dell’operato degli insegnanti, intesa sia come autovalutazione, che come valutazione tra pari;
5) per gli istituti tecnici e scuole professionali, creare le condizioni per una collaborazione tra scuola ed impresa (si veda il progetto Alleanza europea per l’apprendistato), con stages negli ultimi due anni delle scuole secondarie superiori, anche in altri paesi UE durante periodi estivi;
6) raccolta sistematica di dati sull’impatto sociale, e sulle competenze informali e non formali che possano rivelare e monitorare il ruolo del sistema di istruzione per lo sviluppo della persona, come cittadino oltre che come lavoratore.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei per concretizzare la proposta

Attraverso il diritto di Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), previsto dall’Articolo 11 del Trattato UE, queste linee guida possono diventare una proposta concreta da presentare alla Commissione Europea. Tale iniziativa, che necessita di un milione di firme che possono provenire da tutti i Paesi UE, ha lo scopo di chiedere alla Commissione un’educazione europea di qualità elevata per tutti. Primo perché oggi, durante l’anno Europeo dei Cittadini, è vitale tornare ad una scuola fucina di cittadini, anche Europei. Secondo, perché nei confronti internazionali vi è ampio spazio per migliorare la qualità dell’istruzione nella scuola Italiana, rimettendo al centro questo diritto degli studenti.

L’ICE in questione propone di creare una piattaforma di discussione tra i soggetti interessati che proponga un modello educativo di qualità, pluralistico e orientato alla strategia di crescita dell’UE 2020. Riguarda tutte le scuole pubbliche (statali e paritarie), a partire dalla scuola primaria, e vuole definire le linee guida per implementare questo modello che termini con un Diploma Europeo.

L’associazione europea proponente si chiama MEET, che sta per Movement towards a European Education Trust. In Italia, numerosi sono gli enti sostenitori. Tra i quali le principali associazioni di insegnanti (tra cui la FENICE), di cittadini attenti alla scuola (Cittadinanza Attiva, Intervita), dei genitori (AGE), e movimenti Europei (Associazione dei comuni e delle regioni d’Europa (AICCRE), il Movimento Europeo, il Partito Federalista Europeo , l’associazione RiFare l’Europa ) etc.

In occasione dell’anno Europeo dei Cittadini è vitale tornare ad una scuola fucina di cittadini, anche europei. Inoltre, come mostrano i confronti internazionali, vi è ampio spazio per migliorare la qualità dell’istruzione nella scuola italiana, rimettendo al centro questo diritto degli studenti. Partendo da questi presupposti invitiamo tutti a sostenere questa proposta ICE. E’ sufficiente andare sul sito ufficiale della Commissione europea ed esprimere il proprio sostegno. La scadenza della raccolta è fissata al 31 ottobre 2013.

 

Riferimenti

Pagina per sostenere l’ICE per un’educazione europea di qualità elevata per tutti

Il sito della campagna

Il sito italiano della campagna

 

 

Torna all’inizio