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Nei giorni scorsi il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ha convocato a Roma un tavolo di confronto sulla conciliazione famiglia-lavoro a cui hanno partecipato alcune imprese interessate ad adottare soluzioni positive a favore della famiglia e della natalità. "Abbiamo un calo demografico purtroppo devastante" ha spiegato Fontana "e questo, di qui a pochi anni, si ripercuoterà sul sistema sociale italiano e sull’economia. Ecco perchè l’idea di questo tavolo. Ascolteremo le idee delle aziende alcune delle quali hanno messo in campo ottime prassi di welfare familiare. Se gli italiani sono aiutati c’è voglia di avere bambini".

Fontana ha spiegato che "ci sarà un bando che verrà scritto in base alle proposte e alla sintesi che riusciremo a fare con tutte le aziende, a questo tavolo ce ne sono quasi 60 tra le più importanti in Italia (tra cui Intesa Sanpaolo, Bnl, Enel, Eni, Ferrovie dello Stato, Nestlè italiana, Poste Italiane, Lottomatica, Samsung Italia, Tim, Unicredit, Ubi Banca, Sodexo, Snam, Philip Morris Italia, Ferrero, Esselunga, Mellin e Mps, NdR), ma terremo conto anche delle piccole aziende e dei lavoratori autonomi". Fontana ha quindi parlato di una cifra "che oscilla tra i 50 e gli 80 milioni di euro" a sostegno della conciliazione, che arriverà dal Fondo per la Famiglia.

Il Fondo in questione è stato istituito nel 2006 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri "per promuovere e realizzare interventi a tutela della famiglia, in tutte le sue componenti e le sue problematiche generazionali, nonché per supportare l’Osservatorio nazionale sulla famiglia". La Legge di Bilancio 2019 (come vi abbiamo raccontato qui) ha previsto un rifinanziamento pari a 100 milioni di euro che, come stabilito dall’art. 1 c. 482, saranno usati per "finanziare interventi in materia di politiche per la famiglia e misure di sostegno alla famiglia, alla natalità, alla maternità e alla paternità al fine prioritario del contrasto della crisi demografica, nonché misure di sostegno alla componente anziana dei nuclei familiari"

Il Fondo, in tal senso, prevede la possibilità di destinare le risorse a ben 20 ambiti differenti – dal contrasto alla pedofilia alla promozione del cosiddetto "assistente famigliare" passando per i consultori, dal sostegno alle coppie divorziate alla tutela dell’adolescenza fino al rafforzamento del sistema delle adozioni. Si tratta di un ampio novero di possibili fronti di spesa, tra cui è prevista anche la conciliazione famiglia-lavoro. Per l’esattezza, nella Manovra per il 2019 è indicata la possibilità che il Fondo sostenga anche "iniziative di conciliazione del tempo di vita e di lavoro, nonché di promozione del welfare familiare aziendale, comprese le azioni di cui all’articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53". Le dichiarazioni del Ministro Fontana fanno quindi supporre che una quota tra il 50% e l’80% delle risorse del Fondo andranno a questa voce, che risulterebbe dunque preponderante rispetto alle altre. 

Da chiarire resta però la destinazione di tali risorse
. Il fatto che il Ministro abbia convocato un tavolo con le aziende per discutere di conciliazione porta ad immaginare che i fondi andranno a beneficio delle imprese che metteranno in atto misure di work-life balance e/o di flessibilità oraria. La formulazione "welfare familiare aziendale" contenuta in Legge di Bilancio, pur nella sua anomalia – non essendo mai stata utilizzata in alcun testo accademico, ricerca scientifica o normativa precedente – confermerebbe questa ipotesi. Tuttavia la dicitura "welfare familiare" utilizzata dal Ministro durante il tavolo lascia alcuni dubbi. Tale termine è normalmente utilizzato per indicare quella parte di spese per il welfare che sono sostenute direttamente dalle famiglie che devono rivolgersi alla cosiddetta "industria del welfare" per ottenere servizi integrativi rispetto al welfare pubblico (per una definizione puntuale si veda anche il rapporto di MBS). È possibile immaginare che le risorse saranno destinate direttamente ai beneficiari ultimi delle misure di conciliazione, magari attraverso qualche forma di voucher o beneficio fiscale? Oppure, più semplicemente, saranno previsti ulteriori sgravi per quelle realtà imprenditoriali che sceglieranno di investire nel "welfare aziendale", come tra l’altro era già accaduto in precedenza?