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L’Alleanza contro la povertà in Italia chiede al nuovo Governo di proseguire il lavoro iniziato con l’introduzione del Reddito di Inclusione (REI), al fine di dotare il nostro Paese di una misura di contrasto alla povertà assoluta che sia universale (e raggiunga quindi tutti i poveri) e adeguata (ovvero in grado di migliorare effettivamente le condizioni dei beneficiari). In particolare, con il documento “Un impegno a combattere la povertà assoluta”, diffuso lo scorso 6 giugno, l’Alleanza ha lanciato una serie di proposte concrete per rafforzare il REI. In questo articolo le vediamo nel dettaglio.

Cosa è necessario fare ora

L’Alleanza invita il Governo a ripartire dalla misura di contrasto alla povertà esistente evitando quindi di mettere in campo una “riforma della riforma” volta a definire una nuova misura di contrasto alla povertà assoluta. In questo momento, sottolinea l’Alleanza, i territori stanno faticosamente attuando il REI e hanno quindi bisogno di stabilità per poter mettere in campo risposte adeguate.

L’Alleanza auspica poi che il nuovo Esecutivo segua la logica del “costruire correggendo”: il punto di partenza dovrebbe allora essere l’avvio del monitoraggio e della valutazione del REI per individuare eventuali correzioni e valutare l’effettiva capacità della misura di superare la logica assistenzialista.


Come rafforzare la misura

L’Alleanza individua poi una serie di azioni strategiche che consentirebbero di dotare il nostro paese di un’efficace misura di contrasto alla povertà. Si tratta di interventi che andrebbero adottati gradualmente, ma nel quadro di un disegno complessivo di riforma definito chiaramente sin da ora. La realizzazione di questi interventi dovrebbe poi affiancare le azioni di "aggiustamento" individuate attraverso il monitoraggio.

Utenza 
Per rafforzare concretamente l’efficacia della misura, è necessario che il REI raggiunga tutte le persone in povertà assoluta. Infatti, anche a seguito dell’estensione che sarà operativa dal prossimo 1° luglio, l’accesso alla misura riguarderà circa la metà dei poveri assoluti (2,5 milioni di poveri sui 5 milioni totali) e al momento non sono previsti ulteriori ampliamenti.

Importo
 
L’attuale valore monetario del REI, pur migliorando significativamente la condizione dei destinatari, non consente di uscire dalla condizione di povertà. È quindi necessario incrementare gli importi affinché possano coprire la differenza tra la soglia di povertà e il reddito disponibile delle famiglie. Attualmente, l’importo medio mensile del REI ammonta a 210 euro, ma secondo l’Alleanza è necessario che salga a 400. Nel dettaglio, nel caso di un nucleo monocomponente deve passare da 150 a 316 euro mensili, nel caso di una famiglia di quattro persone, da 263 a 454 euro.

Durata della misura
 
Attualmente il REI può essere erogato per diciotto mesi consecutivi. Allo scadere di questo periodo, la misura può essere richiesta una seconda volta e ottenuta solo dopo sei mesi di interruzione. Questa scelta sembra dettata dalla volontà di incentivare i nuclei beneficiari a compiere ogni sforzo per uscire dalla povertà. Tuttavia, l’Alleanza auspica che gli strumenti per questo scopo siano altri: la presa in carico, la progettazione personalizzata, le verifiche da realizzare nel corso del tempo, la condizionalità e le relative sanzioni.

Equità distributiva
Per garantire l’equità del REI è necessario che l’opportunità di accesso sia uguale in tutto il paese. In proposito, l’Alleanza sottolinea la necessità di considerare alcuni elementi (ad esempio i costi dell’abitare) differentemente a seconda dei territori. In altre parole, secondo l’Alleanza è necessario che il diritto alla misura sia garantito in maniera corrispondente alla presenza della povertà assoluta.

Rete dei servizi
Oltre a sostenere economicamente le famiglie, il REI dovrebbe favorire l’inclusione sociale dei destinatari. A tal fine è necessario che gli ambiti dispongano di un adeguato numero di operatori del servizio sociale professionale. Per potenziare il servizio sociale, la normativa sul REI ha previsto dei finanziamenti specifici. Tuttavia, le vigenti regole sull’assunzione di personale negli enti locali rendono questi finanziamenti (in ampia parte) non utilizzabili allo scopo. È allora necessario rimuovere i vincoli alle assunzioni imposti ai Comuni, a partire dal blocco del turn over.

Similmente, è necessario rafforzare la rete di servizi pubblici per il lavoro. La presa in carico dei beneficiari e i percorsi di inclusione lavorativa richiedono infatti sia l’adozione di politiche infrastrutturali (in grado di garantire un’adeguata rete di Centri per l’impiego su tutto il territorio), sia il superamento dei vincoli alle assunzioni degli operatori imposti con il blocco del turn over alle Regioni.

Ugualmente rilevante, per il successo della misura, è infine l’adozione di una logica di raccordo tra REI, parti sociali e Terzo Settore al fine di promuovere azioni di inclusione lavorativa.


Gli stanziamenti

Secondo le stime dell’Alleanza, per realizzare gli interventi elencati è necessario, a regime, un investimento da parte dello Stato di circa 7 miliardi di euro l’anno. Fino ad oggi sono stati resi disponibili 2.059 milioni nel 2018, 2.545 nel 2019 e 2.745 a partire dal 2020. E’ necessario quindi prevedere una dotazione aggiuntiva di circa 4,3 miliardi annui.

L’Alleanza sottolinea che questo risultato può essere raggiunto gradualmente nel corso di due o tre anni. Tuttavia è necessario che con la prossima legge di Bilancio siano assunti precisi impegni riguardanti il punto di arrivo e le tappe intermedie. In sostanza, deve essere definito in quale anno il REI sarà completo e a regime, devono essere specificati i passi in avanti previsti per ogni annualità intermedia (a partire da quelli relativi all’ampliamento dell’utenza e all’incremento dell’importo del contributo) e deve essere previsto l’incremento progressivo delle risorse dedicate.