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Il Casellario dell’Assistenza è un’anagrafe generale delle prestazioni assistenziali che mira a offrire una base conoscitiva utile a migliorare gli interventi in questo settore. Come emerso nella precedente intervista che abbiamo realizzato con il Presidente dell’Inps Lombardia Antonio Pone, il casellario presenta tuttavia alcuni limiti, relativi in particolare alla fruibilità dei dati da parte dei Comuni.

Per superarli Inps e Regione Lombardia stanno avviando una cooperazione finalizzata a mettere in comunicazione il Casellario dell’Assistenza e la “Cartella Sociale Informatizzata”, uno strumento istituito dalla Regione Lombardia per censire le prestazioni erogate dagli enti locali.

In questa intervista con Roberto Scanagatti, Presidente di Anci Lombardia e Sindaco di Monza, abbiamo discusso delle difficoltà che i comuni incontrano nell’implementazione di questi strumenti e dei vantaggi che potrebbero derivare dalla loro messa a regime. 


Quali sono le ragioni che spiegano il ritardo nell’implementazione del “Casellario dell’Assistenza”?

 

Pur trattandosi di un obbligo di legge, l’implementazione del Casellario non è stata adeguatamente sostenuta e non è stato fissato un termine ultimo per l’invio dei dati. Diciamo che gli adempimenti a carico dei comuni sono molti e le amministrazioni li affrontano mano a mano che si avvicinano le scadenze. Inoltre, la raccolta dati (se non si dispone già di un database all’interno del proprio servizio) è difficoltosa e spesso si fatica a partire. Sono infatti pochi i comuni che possono dedicare personale a questo lavoro. Nei comuni grandi potrebbe occuparsene il personale amministrativo, in quelli più piccoli gli assistenti sociali. Questi ultimi tendono però a privilegiare l’operatività nei territori piuttosto che lavori come l’inserimento dati.

Quali sono le principali difficoltà che i comuni incontrano nel trasferimento dei dati al Casellario dell’Assistenza?

 

Da un lato c’è la necessità di rielaborare diversamente i dati di cui, in molti casi, i comuni sono già in possesso. Dall’altro vi è incertezza rispetto a come i comuni potranno utilizzare i dati presenti nel database e che riguardano le prestazioni erogate dagli altri enti. In particolare, non è certo che trasferendo i dati al casellario, i comuni abbiano, ad esempio, accesso libero ai dati Inps riguardanti le indennità usufruite da un determinato utente.  In sostanza c’è un’incertezza circa la reciprocità dell’utilizzo delle banche dati. Dal punto di vista tecnico-informatico invece non vi sono particolari problemi.

Quali sono le principali difficoltà che i comuni possono invece incontrare nell’implementazione della “Cartella Sociale Informatizzata”?

 

Anche in questo caso il timore è di fare un doppio lavoro per inserire dati che in realtà non riescono a dialogare. Molti ambiti territoriali hanno già una cartella sociale attiva collegata con la banca dati Asl/Ats. Quelli che ancora non ne sono in possesso, la dovranno strutturare in base alle linee guida approvate da Regione Lombardia, in modo da garantire omogeneità e integrazione dei dati.

Quali sono i costi per l’implementazione della Cartella Sociale? Qual è il supporto offerto dalla Regione?

 

La Regione, come detto, ha elaborato delle linee guida e mi risulta che metterà a disposizione le competenze di “Lombardia Informatica” per implementare le nuove cartelle. Questo comporta anche un possibile aiuto finanziario volto a sostenere i costi del personale di “Lombardia Informatica” che dovrebbe essere l’unico gestore di tutte le cartelle.

In termini generali, l’Anci come valuta l’introduzione di questi strumenti?

 

Una volta a regime e se si garantisce un accesso libero ai dati, questi strumenti sono molto utili. Attraverso questi database è infatti possibile avere dati sempre aggiornati sulla situazione sociale, sanitaria ed economica degli utenti che si rivolgono alle amministrazioni comunali. Si pensi ad esempio che grazie a strumenti di questo tipo, tutte le informazioni sarebbero disponibili anche in caso di cambio di residenza e/o di passaggio a un altro servizio. In sostanza, grazie a questi database tutti gli operatori coinvolti nell’erogazione di servizi e prestazioni rivolte a un singolo utente sarebbero continuamente informati circa quello che erogano (o non erogano) gli altri enti.

Cosa rimane da fare per rendere operativi questi strumenti?

 

In primo luogo dovrebbero essere rafforzati il supporto e la formazione degli operatori chiamati a realizzare il caricamento dei dati. In secondo luogo, ribadisco, ai comuni deve essere garantito l’accesso e la piena fruibilità di questi dati. Infine, sarebbe utile prevedere un sistema premiante per i comuni che aggiornano adeguatamente la banca dati.