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L’Alleanza contro la povertà in Italia ha diffuso un comunicato che contiene una serie di proposte per contraste l’attuale emergenza economica. Le necessarie misure di contenimento dell’espansione del virus determineranno infatti un periodo di recessione con una perdita di reddito che interesserà ampi strati della popolazione.

Per far fronte in maniera adeguata ai nuovi bisogni, l’Alleanza auspica un consistente aumento del Fondo dedicato al Reddito di Cittadinanza, un’agevolazione dei meccanismi e delle pratiche di accesso alla misura (anche attraverso l’allentamento di alcuni requisiti) e la temporanea sospensione della condizionalità che caratterizza l’attuale misura.

Inoltre, l’Alleanza sottolinea che, allo stato attuale, le principali criticità del Reddito di Cittadinanza riguardano i vincoli eccessivamente restrittivi verso i cittadini stranieri e l’applicazione di una scala di equivalenza che sfavorisce i nuclei familiari più numerosi (e in particolare quelli con minori), sia con riferimento all’accesso alla misura, sia rispetto all’importo delle prestazioni erogate.

In questo contesto, l’Alleanza individua una serie di correttivi specifici che riguardano le scale di equivalenza applicate, l’Isee, i criteri di accesso e la sospensione delle condizionalità.

Le scale di equivalenza

La prima modifica auspicata dall’Alleanza mira a promuovere un maggiore accesso e un importo del beneficio più elevato alle famiglie con minori e/o numerose. Nello specifico la soluzione proposta consiste in un’adeguata modifica della scala di equivalenza e in un innalzamento del relativo tetto (o, possibilmente, la sua eliminazione). Questo intervento è particolarmente urgente in un contesto in cui, già prima dell’attuale crisi, i minori in povertà erano 1 milione e 260 mila, pari al 12,6% del totale dei minori (dati Istat relativi al 2018) e rischiano ora di crescere ulteriormente.

L’Isee

La seconda modifica proposta dall’Alleanza riguarda l’Isee e mira, da un lato, a renderne più rapida e agevole la richiesta nel periodo di lockdown e, dall’altro, a migliorare l’efficacia del RdC. Secondo l’Alleanza andrebbe favorito per quanto possibile il ricorso all’Isee corrente. È infatti chiaro che soprattutto in questa fase di emergenza, la quantificazione del reddito e del patrimonio effettuata nell’Isee ordinario (risalente a due anni prima) è temporalmente troppo distante rispetto alla situazione di bisogno. Inoltre, è necessario prevedere procedure velocizzate per chi intendesse “mettersi in chiaro” e richiedere il RdC.


I criteri di accesso

Considerando che l’impatto economico si protrarrà oltre l’emergenza sanitaria, l’Alleanza ritiene poi utile allentare, per un tempo definito, i vincoli patrimoniali attualmente previsti. Questa operazione consentirebbe di allargare la platea dei beneficiari. Infatti, secondo le stime dell’Alleanza solo poco più di 1/3 di chi soddisfa il requisito Isee (il 35,4%) rispetta anche gli altri quattro requisiti che riguardano il reddito, il patrimonio mobiliare, il patrimonio immobiliare e la residenza da almeno 10 anni nel territorio. In particolare, una quota significativa di persone che in base all’Isee è in condizione di bisogno (il 15,7%) è esclusa dal beneficio perché non rispetta unicamente il vincolo relativo al patrimonio mobiliare e una quota ancora maggiore (il 28,1%) non rispetta il solo requisito relativo al reddito.

Inoltre, il vincolo della residenza è particolarmente penalizzante per i cittadini stranieri extracomunitari e può creare problemi di accesso anche ai senza dimora. Si tratta, in entrambi i casi, di categorie che per la loro fragilità potrebbero essere duramente colpite dalle conseguenze del lockdown. Un’altra importante modifica, che andrebbe attuata subito e mantenuta nel lungo periodo rendendola strutturale, riguarda proprio il vincolo residenziale che andrebbe ridotto da 10 a 2 anni. Questa modifica dovrebbe poi accompagnarsi alla contemporanea abrogazione della norma che richiede ai cittadini extracomunitari una specifica certificazione da richiedere al paese di provenienza.

La sospensione delle condizionalità

Il Decreto “Cura Italia” ha sospeso la condizionalità (ovvero l’obbligo di presentazione dei beneficiari presso i Centri per l’impiego o i Servizi sociali dei comuni per intraprendere i percorsi d’inclusione socio-lavorativa) per un tempo che, secondo l’Alleanza contro la povertà, è eccessivamente ridotto. In particolare, l’Alleanza ritiene che questa sospensione debba essere temporalmente superiore rispetto alle misure restrittive. Infatti, è realistico pensare che nel breve periodo i Centri per l’impiego non potranno svolgere il loro ruolo data la carenza di domanda di lavoro. Per quanto concerne invece l’attivazione sociale, occorre salvaguardare la presa in carico dei soggetti più bisognosi e garantire la continuità dei percorsi d’inclusione già consolidati. È quindi necessario evitare di sovraccaricare i Servizi sociali comunali, che dovranno comunque rispondere all’emergenza e ai nuovi bisogni che ne derivano.

Nella visione dell’Alleanza gli interventi qui presentati dovrebbero essere attuati con urgenza per contrastare tempestivamente gli effetti economici della crisi sanitaria in atto. Accanto a questi interventi, l’Alleanza individua anche una serie di correttivi meno urgenti ma che dovrebbero comunque essere adottati al termine dell’emergenza per garantire il miglioramento della misura. Per un’analisi di questi correttivi si rimanda al documento scaricabile qui.

Qui potete leggere il comunicato integrale dell’Alleanza contro la povertà in Italia