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Starbucks, catena di caffetterie presente pressocchè in ogni parte del mondo (a breve, pare, dovrebbe arrivare anche in Italia), ha annunciato importanti decisioni sul fronte della lotta contro lo spreco alimentare. Circa 7.600 punti vendita presenti negli Stati Uniti doneranno infatti il cibo invenduto a fine servizio grazie alla collaborazione con due grandi realtà che operano in questo campo: Feeding America, organizzazione che riunisce più di 200 banchi alimentari statunitensi, che lo scorso anno hanno aiutato 46 milioni e mezzo di americani offrendo loro circa 3 miliardi di pasti, e Food Donation Connection, un’impresa privata specializzata nel recupero delle eccedenze alimentari presso ristoranti, bar, mense e realtà della grande distribuzione.

FoodShare, questo il nome del programma, secondo Starbucks nel primo anno di attività permetterà di recuperare circa 5 milioni di pasti pronti da destinare a persone in difficoltà. Nei prossimi 5 anni, con l’espansione dell’iniziativa a tutte le caffetterie presenti sul territorio americano (all’incirca 12.000), l’azienda prevede inoltre di salvare il 100% delle eccedenze prodotte dai propri store e, secondo le stime, entro il 2021 potranno essere recuperati all’incirca 50 milioni di pasti.  La scelta di Starbucks arriva a poca distanza da un’analoga iniziativa avviata da Tesco, catena di supermercati britannica, che nell’estate 2015 ha annunciato la volontà di donare il cibo fresco rimasto invenduto alle organizzazioni caritatevoli che operano nel Regno Unito e in Irlanda. 

Due scelte di Corporate Social Responsability che dimostrano la rinnovata attenzione (anche) delle aziende al tema dello spreco e al correlato problema della povertà alimentare, che di certo non risparmia il nostro Paese. Secondo stime recenti in Italia circa 5 milioni e mezzo di persone (il 9.1% della popolazione) si trova infatti nell’impossibilità di accedere ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti tali da garantire loro una vita sana e attiva. Un problema che quotidianamente viene affrontato da tante realtà del terzo settore – come il Banco Alimentare, le organizzazioni della Caritas, gli empori solidali – che si occupano di sostenere gli indigenti. 

La speranza è che anche nel nostro Paese, anche grazie all’approvazione (in prima lettura) della recente Legge Gadda contro lo spreco, grandi realtà che si occupano di ristorazione e distribuzione del cibo decidano di donare in maniera sistematica i propri surplus, contribuendo attivamente a contrastare spreco e povertà alimentare.