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AbiTo Giusto è un progetto che nasce a Torino con l’obiettivo di sostenere processi di integrazione sperimentando forme di autonomia abitativa per giovani stranieri in età compresa tra i 18 e 35 anni che, nonostante la percezione di un reddito da lavoro, non hanno garanzie sufficienti per accedere al mercato immobiliare della locazione.

Le origini

Il progetto ha preso forma nel 2018 grazie al contributo del Programma Housing della Compagnia di San Paolo – nato nel 2006 con lo scopo di far fronte alla questione abitativa in Piemonte e che dal 2016 coinvolge anche l’area metropolitana di Genova – e in particolare grazie alla co-progettazione con i progetti YEPP Porta Palazzo e NOMIS – entrambi i finanziati da Compagnia di San Paolo – che grazie alle realtà locali coinvolgono attivamente i giovani che abitano e frequentano il quartiere di Porta Palazzo.

Il progetto è gestito in partnership dall’Associazione Arteria, una Onlus che opera con progetti di educativa territoriale, animazione interculturale, empowerment e community building per adolescenti e giovani principalmente nei quartieri di Porta Palazzo, Aurora e Barriera di Milano. Ad Arteria si aggiunge Synergica, una cooperativa che si occupa prevalentemente di integrazione sociale dei cittadini attraverso la promozione, progettazione e realizzazione di progetti abitativi, di reinserimento sociale e lavorativo nella città di Torino.

Come funziona

Per rafforzare la posizione sul mercato immobiliare dei giovani, il progetto prevede che Arteria e Synergica si facciano carico dell’intestazione del contratto di locazione transitorio dei giovani coabitanti, mentre il Programma Housing garantisce un fondo di copertura nel caso in cui gli inquilini non riescano a sostenere l’affitto per cause di forza maggiore.

Gli operatori sociali degli enti gestori inoltre affiancano i giovani con un servizio di accompagnamento sociale all’abitare che prevede il supporto per il disbrigo delle pratiche burocratiche – come la registrazione del contratto di locazione, la richiesta di residenze o l’effettuazione delle volture per le utenze – e un’azione di monitoraggio atta a favorire una buona convivenza tra gli inquilini nel rispetto delle regole condominiali, della corretta gestione della casa e del buon rapporto con il vicinato.

Per i giovani coinvolti, infine, il progetto prevede la possibilità di ottenere la residenza presso l’abitazione e, a conclusione del periodo di sperimentazione, di prorogare la permanenza presso l’appartamento attraverso la stipula senza intermediazione.

I benefici

AbiTo Giusto è un progetto che potremmo definire win-win-win perché a beneficiarne sono tutti gli attori coinvolti: giovani, affittuari e comunità. Per i giovani il progetto garantisce anzitutto un alloggio dignitoso che non si potrebbero permettere, con benefici su diversi fronti. Ivano Casalegno, responsabile del progetto per l’Associazione Arteria Onlus, spiega che questo è “elemento fondamentale per mantenere un buon livello di efficienza lavorativa”. Inoltre un contratto di locazione regolare “permette di ottenere la residenza anagrafica e pertanto godere dei diritti connessi alla sua acquisizione, tra cui il rinnovo del permesso di soggiorno, l’individuazione di un medico di base e soprattutto l’accesso ai benefici sociali”.

Dall’altra parte, continua Casalegno, “il progetto sperimenta nuove modalità di tutela e garanzia nei confronti di piccoli proprietari immobiliari”, tutelati dalle risorse messe a disposizione da Compagnia di San Paolo, “ma ha anche una forte valenza comunitaria poiché intende costruire rapporti di comunità aperti, solidali, liberi da pregiudizi e in grado di favorire l’uguaglianza dei diritti fra tutti”.

L’impatto della pandemia

Oggi più che mai la questione abitativa è un tema importante e centrale per i territori, soprattutto per le persone che, a causa della deflagrazione del Covid-19, si trovano in difficoltà economica. Abbiamo quindi chiesto a Casalegno se e come questa condizione abbia influenzato direttamente la vita dei giovani coinvolti nel progetto e in che modo AbiTO Giusto abbia eventualmente risentito delle conseguenze indotte dalla pandemia.

Le sue parole ci raccontano effetti economici e sociali profondi sui beneficiari del progetto, anzitutto a causa della riduzione e della perdita di lavoro che ha determinato complicazioni nel processo di integrazione. “Molti ragazzi hanno subito effetti psicologici per l’improvvisa perdita di reddito, evidenziando una forte regressione sui risultati faticosamente raggiunti nel loro percorso di integrazione nella nostra comunità. Grazie all’accompagnamento sociale dei nostri enti gestori, tramite il lavoro in rete con servizi e altri soggetti territoriali, siamo riusciti comunque a “tamponare” l’improvvisa e imprevista perdita del lavoro, attivando diversi strumenti di garanzia economica e garantendo il pagamento dell’affitto ai proprietari”.

Inoltre, più in generale, sembra che la pandemia abbia accentuato la difficoltà di persone straniere, seppur lavoratrici, ad accedere ad alloggi in locazione. “Questo” continua Casalegno “è dovuto principalmente al timore da parte di alcuni proprietari immobiliari di incappare in situazioni di morosità e di mancata osservanza delle norme per il contenimento della diffusione del virus”.

Risultati e prospettive future

Da gennaio 2019 a marzo 2021 AbiTo giusto ha raggiunto diversi beneficiari che arrivano principalmente dai sistemi di accoglienza CAS e ex SPRAR o da situazioni abitative informali o non formalmente regolarizzate. Si tratta nell specifico di 35 giovani adulti, di cui 33 uomini e 2 donne. Gli inserimenti finora sono avvenuti in 14 alloggi, tutti appartenenti a distinti proprietari.

Visti i buoni risultati, nonostante la pandemia, AbiTO Giusto vuole portare avanti la sua mission prendendosi l’impegno di ampliare la sperimentazione avviando nuovi contratti di locazione coinvolgendo altri proprietari. Questo è quanto affermato da Casalegno che, in aggiunta, sostiene di volere allargare il dialogo e il confronto sul tema “sia a Torino sia in altri contesti, per far sì che il nostro modello possa essere riadattato e replicato da altri soggetti in altri territori”.

Infine” conclude Casalegno “vorremmo contribuire a un dibattito pubblico di confronto sulle politiche abitative a sostegno delle persone migranti affinché il diritto alla casa sia garantito a tutti, non solo attraverso piccoli progetti innovativi (sicuramente meritevoli, ma spesso limitati nel tempo e nello spazio), ma attraverso nuove politiche pubbliche che sappiano dare risposta ai nuovi bisogni di una società che cambia”.